Marco Vichi presenta “TOSCANA IN GIALLO”(Fratelli Frilli editore)-aa.vari-antologia a cura di Giuseppe Previti
22 Giugno 2012“ACCOPPIAMENTI GIUDIZIOSI”DI CARLO EMILIO GADDA-ADELPHI
30 Giugno 2012Era la notte del 17 luglio 1989 quando Luciano Jacopi, meglio conosciuto come “Gasparello” viene trovato assassinato con diciassette coltellate nel garage della sua villa a Forte dei Marmi.
Era un uomo che aveva tanti soldi e tanta “roba”, case,negozi,terreni,un’avviata agenzia immobiliare. Non era certamente un…signore nei modi, era un tipo burbero,scontroso.Si dice che
prestasse i soldi a usura.
Aveva una moglie,Maria Luisa Redoli,che aveva sposato giovanissima, ma da subito i lori rapporti si erano incrinati, troppo chiuso nel suo mondo di affari più o meno puliti lui, di nessuna inibizione morale lei, spendacciona,vistosa, esibizionista,legata al momento in cui successe il fatto,quando aveva 51 anni, a un ragazzo assai più giovane di lei,un ex-carabiniere,Carlo Cappelletti.La Redoli aveva due figli,Tamara e Diego,che erano sempre con lei e odiavano il padre(ammesso che lui lo fosse…).
La Redoli e il Cappelletti appaiono subito come i colpevoli” ideali”.Lei è ancora una donna avvenente, capelli biondo-platino, perennemente abbronzata, dalle minigonne mozzafiato,occupata a divertirsi,a spendere senza freni i soldi del marito e a spassarsela tra i locali della Versilia.
Cappelletti era un giovane carabiniere a cavallo,sui vent’anni,alto quasi due metri,si lega subito alla donna e la segue ovunque con i due figli. Già,la taciturna e vacua Tamara,sempre nell’ombra della madre,che le impone il vestiario,la pettinatura,i comportamenti,le amicizie,i fidanzati,insomma una personalità compressa e manovrabile, almeno in apparenza.
E poi Diego,il minore,quattordicenne all’epoca,e quindi mai entrato nel vivo dell’inchiesta.
Il comportamento libero e spregiudicato della Maria Luisa viene ampiamente riprovato,la stampa e l’opinione pubblica le sono contro,tanto da venire chiamata la “Circe della Versilia”.
Nonostante questo clima ostile il processo di primo grado in Lucca vede assolvere la Redoli e il Cappelletti dall’accusa di omicidio,ma il processo di appello-celebrato a Firenze-pur utilizzando lo stesso materiale accusatorio-ribalta la sentenza condannando gli imputati all’ergastolo,sentenza confermata poi dalla Cassazione.
Mario Spezi con Nel buio di una notte di luglio dopo i misteri del Mostro affronta un altro caso oscuro che negli anni’90 appassionò tutti gli italiani con questa donna versiliese nei panni della dark lady .A onor del vero altre due donne divisero con lei onori e oneri delle cronache:la bellissima ballerina polacca Katharina Miroslawa e l’ex-infermiera Gigliola Guernoni,entrambe accusate di omicidio.
Contro la Redoli giocano vari elementi,oltre la completa disibinizione morale.Lei era una patita della chiromanzia e della magia,frequantava maghi e fattucchiere, personaggi spesso discutibili che se ne approfittavano,spillandole soldi in continuazione, si parla di milioni come di noccioline.Oltre tutto la Circe chiese a più riprese una fattura per eliminare il marito ma senza successo,e addirittura era disposta a pagare dei sicari per farlo uccidere.
Va pure detto che sull’ora del delitto non si andò oltre certe congetture, mancò una rilevazione efficace dei tempi d’impiego e nello stesso…gruppo della Redoli alcuni sparirono per lungo tempo. Non mancavano i dettagli da approfondire o quanto meno favorevoli alla donna ma il clima pregiudizievolmente contrario finisce con il rendere tutto vano.
Le indagini vengono condotte tutte a senso unico partendo dal principio che loro sono i colpevoli,indagini oltre tutto condotte in modo molto approssimativo,basate più su congetture che su prove reali.
Mario Spezi,cronista nell’anima oltre che valente scrittore,è un appassionato di casi complessi o irrisolti,e qui ricostruisce questa storia della Versilia anche incuriosito dalla personalità
di questa donna che si è sempre dichiarata innocente.E lo fa scrivendo come un romanzo poliziesco, ma con la completezza documentaria del giornalismo d’inchiesta.E in questa ottica è giocoforza formulare ipotesi,avanzare dubbi,rilevare errori e contraddizioni.
Un’ambiguità di fondo fa di questa storia un caso assai emblematico sul come funziona il sistema giudiziario in Italia.
Sono ormai passate le ventitré di quella notte di luglio che segnò il destino di queste persone cominciando dal ritrovamento del corpo dello Jacopi.Due persone scontano una condanna definitiva,mentre le altre due coinvolte nel caso,i figli della donna,hanno da tempo rotto definitivamente i ponti con la stessa.
Mario Spezi riesamina il tutto,ricostruendo la vicenda e riuscendo anche a intervistare tra gli altri anche la stessa protagonista.
Ne esce un libro che potremmo definire un “racconto-verità”,cioè quello che oltre Oceano definirebbero una no fiction novel. E del resto proprio negli Stati Uniti è l’iniziatore di questo
genere,Truman Capote,con A sangue freddo e proprio a Capote ricorre Spezi inserendolo come testimone invisibile ma parlante nella sua narrazione.Capote era del resto morto cinque anni prima dei fatti di Forte dei Marmi. Ma Capote era l’autore che con il suo “romanzo-verità”era stato capace di ricostruire un atroce delitto avvenuto negli Stati Uniti nel 1959. Aveva frequentato per lunghi mesi i due assassini nelle carceri e aveva intuito da questi colloqui cosa era realmente accaduto.
Ora ce lo ritroviamo nella caserma dei carabinieri di Forte del Marmi perché si ritiene uno che di “delitti se ne intende”, ma ancor più capace di entrare nella testa di chi li commette.
Chiaro l’espediente di Mario Spezi,intanto un omaggio a un maestro del genere,ma anche l’utilizzo di una “voce-coro”che gli permette di esprimere le sue opinioni e le sue critiche su
come fu svolta l’indagine.Certamente una ricostruzione accurata e sofferta nella annotazione delle varie contraddizioni e quindi nella possibilità dell’apertura di nuovi scenari. Certamente
in tutto quanto accaduto mancano le prove schiaccianti,solo indizi che poi faranno da base a un pesante giudicato,pur se in prima istanza non erano stati considerati sufficienti.E qualche dubbio alla fine può anche rimanere….
Abbiamo conosciuto la Redoli molto giovane, ora tanti anni sono passati e tante cose sono accadute, con il nuovo marito,Alberto Andenna,è tornata a Forte dei Marmi,in un malinconica giornata d’autunno,con la cittadina passata la sbornia dell’estate semivuota.Nessuno l’ha riconosciuta, lontani i tempi dei suoi apparenti ed effimeri trionfi, i “trionfi della strafottenza”,seguiti poi dai non meno riprovevoli assedi dei mass-media e dei curiosi.Ha fatto visita al cimitero,ha portato i fiori anche a Gasparello, forse la più vittima di tutti.Ovviamente
nessun rapporto con i figli,ormai è cosi.
Mario Spezi ha saputo dare vita a questa donna, personaggio discusso e discutibile, rileggendo queste pagine,ricordando i fatti del tempo,si può supporre che la Redoli in tutti questi anni ha avuto tempo per pensare, lei ha sempre parlato di una “esecuzione”ai danni del marito,ma anche nessuna prova.
Da certe sue espressioni si intuisce che qualche sospetto si chi era con lei in quella serata fatale lo deve avere sempre avuto, in particolare sulla figlia. Ma è difficile capire questa donna, in una vita intrisa di bugie,vendette,veleni si può dare credito a chi non ha mai saputo distinguere la realtà dalle fantasie?
Spezi ci ha provato, forse Truman Capote è quello che ha capito di più, ma ancora una volta rimane il contrasto finzione-verità…..
GIUSEPPE PREVITI