Nero urlante Antologia AA.VV. Mauro Pagliai Editore
12 Novembre 2017” IL MODIGLIANI PERDUTO” – di SERGIO COVA- happy hour edizioni
26 Novembre 2017Firenze, aprile sta finendo, siamo nell’anno 1968, la città è scossa, come del resto sta avvenendo o avverrà un po’in tutto il mondo, dalla manifestazioni
studentesche, con continui scontri con le forze dell’ordine. Il centro della città è perennemente occupato dai cortei dei giovani, che occupano anche molti
istituti scolastici. I figli sono contro i padri,gli studenti contro i professori, difficile poi dire dove stia la ragione. Università occupate, cariche della polizia,
slogan, canti, tanta insofferenza verso una società che cerca di resistere e che invece i giovani ritengono sorpassata, ma anche nelle proteste occorrerebbe
una maggiore moderazione.
Bordelli avverte, specie nel suo buen retiro di Impruneta, il primo soffio dell’aria primaverile, il che gli fa vedere le cose con maggiore leggerezza, sente meno
l’oppressione del passato, e vorrebbe anche capire cosa anima questi ragazzi al di là degli slogan; infine anche la sua vita sentimentale sembra possa avere
un decorso inaspettatamente positivo.
Ma la vita continua, e il commissario presto dovrà dimenticare queste premesse positive, e si appresterà così a vivere un lunedi veramente drammatico. In
poche ore si scoprono tre delitti che metteranno a dura prova le capacità di Bordelli e dei suoi uomini. E quando tutto sembra risolto, un altro delitto
scoperto in campagna mette in ambasce Bordelli che teme di troversi difronte a un assassino che potrebbe colpire ancora.
E poi c’è Firenze come non mai protagonista come nel nostro caso. La Firenze di S.Gallo(dove c’è la questura), la Firenze di via Martelli, la Firenze delle
strade centrali messe in subbuglio dalle dimostrazioni, e poi ancora più protagonista, la Firenze di S.Frediano dove Bordelli ha vissuto tanti anni, e dove
conosce tutti e tutti lo conoscono.
E poi ci sono i dintorni della città, dall’Impruneta dove ormai vive e che raggiunge tutte le sere alle colline circostanti.
Torna Bordellone, così ce lo ha definito un giorno il suo autore, per la gioa dei suoi tanti fan, ma massimamente tornano il commissario Bordelli e Marco
Vichi. Per carità Marco Vichi non è mai sparito, lui scrive molto e di tutto,ma crediamo, come si dice indistantamente Maigret e Simenon o Camilleri e
Montalbano, si possa ormai dire Vichi e Bordelli, due entità distinte ma unite ormai da una sorta di simbiosi che va al di là del nome del singolo, l’uno
ormai non toglie niente all’altro e viceversa.
Un sodalizio che dura dal 2002 e che adesso con Nel più bel sogno, cioè come recita il sottotitolo, “una nuova avventura del commissario Bordelli”, per
l’esattezza la settima. Bordelli è ormai un personaggio entrato nei gusti del pubblico e dei critici, Vichi però nella sua carriera di scrittore non si può dire
che gli si sia dedicato esclusivamente. Tutto sommato sette romanzi in 15 anni non sono poi molti rispetto ad altri autori seriali, qui ovviamente parliamo
solo dei romanzi e non dei racconti.
Marco Vichi scrive molto, racconti, opere di vario genere, dal narrativo allo storico, si occupa anche di teatro e di televisione, cura corsi di scrittura, collabora
con vari giornali.
Principalmente vorremmo dire che lui è uno che ” racconta delle storie”, ammannendole di vari personaggi di cui nel nostro caso Bordelli è un po’ il collettore,
esibendo dei fatti, in altre parole lui ci riproduce la vita di tutti i giorni, insomma una comemdia umana alla fiorentina. Che poi Bordelli sia un commissario
di polizia è sempre meno rilevante, o meglio, un protagonista che fa quel mestiere è evidente che si debba occupare di misteri e crimini, qui ce ne è addirittura
quattro, ma non sono la parte preponderante della storia, ne fanno parte come tutto quello che fa e dice.
Le storie del commissario hanno un’altra particolarità, ci fanno rivivere gli anni sessanta, la sua storia parte dalla partecipazione alla guerra, è stato nel batta-
glione San Marco, ne ha visti tanti morire intorno a se e ancora oggi gli appaiono come a voler ricordare quei momenti, poi cessato il conflitto è entrato in
polizia. Ebbene, abbiamo accompagnato il commissario in una lunga serie di ” avventure” il che ci permettono di fotografare il clima che si viveva nel Paese,
Firenze in particolare. L’ultima storia, Fantasmi del passato, lo vede alle prese con la Firenze ancora vittima dei miasmi dell’alluvione e lui in una difficile
situazione personale, anche dal punto di vista sentimentale, oltre che decisionale.
Nel nuovo romanzo siamo nella Firenze dell’Aprile 1968 quando la città toscana sta vivendo il clima della protesta giovanile. Qui il libro si fa storia, l’Italia
sta attraversando un periodo difficile, si sente aria di cambiamento, i ragazzi contestano familiari e professori, esplode lo scontro tra la destra e la sinistra,
ma si parla anche di tante speranze, di un mondo nuovo, di nuovi ideali.
Per Bordelli, tutto questo, unito all’incipiente cambio di stagione, è un bel momento, si sente più fresco, più leggero, più portato a capire, il passato lo pressa
meno pur se non lo può cancellare, ma ormai certe scelte, certi comportamenti sono cosa fatta, il mondo va avanti, addirittura sembra rifiorire l’amore.
Ma poi il “mestiere” reclama i suoi diritti,una giornata particolarmente pesante questo 18 aprile, tre delitti scoperti in poche ore, e quando sembrerà tutto
risolto ecco l’immagine preoccupante di un serial killer……
Come capita spesso nelle storie di Vichi i motivi che vi si trovano sono tanti e tutto gira intorno ai due protagonisti. L’uno il commissario, uomo apparente-
mente burbero, ma fondamentalmente una brava persona, immerso spesso nelle sue fantasticherie, nei suoi ricordi, anche nei suoi rimorsi, anche perché
non sempre quello che ha fatto lo rifarebbe, ma lui è sempre più evidente un’ ” aggiustatore di storie”, specie quando ha a che fare con chi ha commesso dei
crimini. Lui prima vede l’uomo, il contesto, le motivazioni, le conseguenze e poi agisce di conseguenza, applicando sempre il concetto che la colpa va espiata
ma in gradazione a cosa ha portato a commettere un reato e a cosa può lasciare sugli altri. Feroce con i criminali senza scrupoli più possibilista in altri casi.
Una morale forse un po’elastica ma che ci fa capire l’uomo Bordelli, tutt’altro che indifferente alle conseguenze che il suo giudizio può portare.
In questo romanzo il nostro protagonista colpisce anche per la sua umanità, o meglio per nil desiderio di capire cosa sta accadendo intorno a lui.Sono giorni
difficile con i genitori che non capiscono i figli che li contestano e li disprezzano, in suoi colleghi e gli agenti sono per lo più contro questi protestatari figli
di papà, ma Bordelli non è convinto, cerca di osservarli, di studiarli. I casi su cui sta indagando lo porteranno più o meno casualmente a contatto con alcuni
di loro, e avrà modo di scambiare delle opinioni, di instaurare un rapporto. Bellissima la scena di un suo incontro con uno studente che abita in un palazzo
nobiliare dove il commissario lo ha visto rifugiarsi per sfuggire a un inseguimento della polizia., Beh, lui un giorno lo va a trovare, è protetto da tre simpatiche
zie, che giocano a fare le svampite…E tra l’aspirante rivoluzionario e il paziente poliziotto si svolgerà un colloquio ai limiti del surreale, ma significativo su
come dovrebbero essere tenuti i rapporti umani.
Storia ricca di personaggi, alcuni “virtuali”, Firenze in primis che Bordelli ci fa percorrere in su e giù, esce spesso dalla questura, spesso a piedi, e così percor-
riamo il centro, vivo come non mai, nonostante l’acre atmosfera che si sente nell’aria. E poi San Frediano, dove lui ha lasciato il cuore, i vecchi amici ma
spesso vi ritorna, anzi finirà per ricompravi un quartierino. E per dire il bene e il rispetto tra i vecchi abitanti del rione toccante è la storia di un vecchietto
considerato un poveraccio che in letto di morte vorrà il commissario al suo letto per confidargli un suo segreto d’amore e nominarlo suo….esecutore testamen-
tario.
Altro…personaggio virtiuale il Maggiolino con cui scende e sale tra Impruneta e Firenze, oppure viaggia a caccia dei suoi misteri da sciogliere.
Ma massimamente è una storia di personaggi, alcuni più che noti, altri di ritorno come Eleonora, o il colonnello Arcieri che in piena autonomia….letteraria
passa momentaneamente dal suo creatore Leonardo Gori alla prosa diretta di Vichi. E poi ce ne sono altri nuovi, presi anche dalla nobiltà più o meno decaduta
fiorentina, vedi un principe squattrinato e simpaticissimo.
Marco Vichi sa variare e alternare temi e registri nel suo processo narrativo, tutto è detto con molta spontaneità, quasi rappresentato in forma diretta, spesso
con piccoli ritrattini e poche battute fulminanti, c’è sempre un senso di leggerezza, quello che rammenta Bordelli all’inizio della storia ed è un po’ la cifra
comune del volume.
Non so se il paragone è calzante, ma a volte, vedi la cena con tutti i protagonisti che raccontano una storia, ci fa venire in mente il clima di “Amici miei”(altra
storia fiorentina), qui meno burle, aargomenti spesso più seri, ma anche tanta voglia di divertirsi, di non essere seriosi….
Infine il cammeo della serata in cui Bordelli accompagna Rosa in un noto locale notturno delle Cascine, lei vuole a tutti i costi incontrare Don Backy, e
per la vezzosa…. ragazza sarà la più indimenticabile serata della sua vita. Grande Bordelli…..
GIUSEPPE PREVITI