” SBIRRI E PADRETERNI” DI ENRICO BELLAVIA – LATERZA
16 Luglio 2016“L’ULTIMO CLIENTE ” DI PIETRO CALICETI- BALDINI&CASTOLDI
19 Luglio 2016Siamo nell’Aprile del 198o quando Stella lascia Basilea, dove lavora all’Università, per tornare in Italia, dove deve recarsi a Piana degli Albanesi, un
paese in provincia di Palermo. Qui fa amicizia con Eva, una signora milanese da tempo trapiantata nell’isola e poi con Ditria e Vito. Ma probabilmente
è un incontro voluto dal destino, le loro vite si erano già incrociate tanti anni prima. Ma per Stella tornare in quei luoghi è anche il modo di scoprire
l’origine degli incubi che la tormentano da anni.
Ma nella storia compare un altro personaggio, George Koocky u’miricano, venuto a Palermo per parlare con i capi-mafia. Misteriosi documenti, in pos-
sesso della mafia d’America, se portati alla luce potrebbero far crollare la Repubblica italiana. Di George si dovrà occupare Francesca, Ceschina per gli
amici, una ragazza allevata dal boss dei boss, che gira sempre armata e non da confidenza a nessuno.
In tutte queste vi è un comune denominatore la strage di Portella della Ginestra, che in un modo o in un altro ha segnato la vita dei nostri protagonisti.
” Alto nel cielo era il sole.E tiepido come oggi. E c’era vento quel giorno a Portella. Un vento che agitava le bandiere, sfumava musica e canti e ,inascol-
tate, disperse le nostre grida “.
Con Noi che gridammo al vento Loriano Macchiavelli scrive un romanzo di fantasia ma con tanti agganci alla realtà. Vi si toccano momenti della storia
del nostro Paese su cui sarà difficile che si faccia mai giustizia.
Loriano Macchiavelli è da tempo che pensava a questa storia, addirittura dal 1989, doveva essere la conclusione di una triologia sui grandi segreti della
storia d’Italia degli ultimi cinquant’anni.
Questo romanzo vuole ricostruire attraverso il ricordo di uomini e donne degli anni ’80, che però sono accomunati dal fatto di aver vissuto questo avveni-
mento da bambini,quel che era successo il primo maggio del 1947 quando Salvatore Giuliano e i suoi uomini ( e forse qualche altro…) avevano compiuto
una vera e propria mattanza a danno di uomini, donne , bambini.
Mafiosi, agenti segreti, ministri, politici, donne affascinanti entrano in quello che era stato il giallo di Portella della Ginestra, la prima grande strage nella
storia della nuova Italia.
Macchiavelli non si ferma mai, nel lontano 1974 creò Sarti Antonio, e subito fece centro, creando un nuovo modo di scrivere gialli e dando quindi un note-
vole apporto a quella che sarà la storia del Giallo italiano. Una notevole predisposizione , la sua, a scrivere i noir, anche se poi sarà bravissimo a scrivere
di altro. Eleva Bologna al ruolo di co-protagonista, due grosse novità, un detective umano ma ricco di contraddizioni, una città non più emblema della
città gaudente, ma una città piena di vita, di storie, di problemi, di fatti criminosi.
Ma quel che ha sempre colpito in Macchiavelli è l’avere portato la scrittura di genere a una scrittura piena di stimoli, di interessi, di risvolti sociali e politici.
Tutto questo si può infatti trovare nelle storie che il nostro ci racconta, quindi storie mai fini a se stesse ma capaci di farci capire cosa ci può essere intorno
a una indagine, a un fatto, a un ricordo.
Il nostro autore aveva già scritto Funerale dopo Ustica sul DC9 Itavia abbattuto nei nostri cieli e Strage, sulla bomba esplosa alla stazione di Bologna. Questo
progetto fu abbandonato perchè anche molto avversato a quei tempi, meno male che ora si sia potuti arrivare alla conclusione.
Ma finalmente Macchiavelli ha potuto darci la sua visione completa del Paese, certamente una visione soggettiva, ma importante è che si sia potuto lasciare
una traccia di quel che è avvenuto, una testimonianza importante perché spesso la storiografia ufficiale ha ignorato queste cose.
Ma non dimentichiamo che Loriano è un eccellente scrittore che sa creare immagini e sensazioni, ed ecco che ambienta questa storia in posti bellissimi. mi-
rabilmente descritti, facendo rifulgere non solo la loro bellezza ma anche i risvolti più ambigui e misteriosi, posti ” naturalmente” considerati un godimento
della vista, pur se troppo intrisi di sangue. Questo scenario ce lo offre la Sicilia, con la Piana degli Albanesi.
Ma il contesto naturale diventa epico perché fa da cornice a tanti personaggi e alle loro storie. Ecco le donne di Noi che gridammo al vento: Ceschina, affa-
scinante quanto inquieta e misteriosa, sempre determinata e pronta all’azione; Stella, giovane e bella, personaggio misterioso quanto tormentata, soffre di
incubi ricorrenti, raffiche di mitra la svegliano di notte e la fanno soffrire, e lei non capisce perché; poi c’è Eva la milanese che ha scelto di vivere in Sicilia,
è un po’ il collante di tutte queste storie e di queste persone. Passando agli uomini U’miricano, apparentemente antipatico e indisponente, è stato inviato
qui dagli ” amici” newyorkesi per trattare, ma sembra sempre ” anticipato” dagli eventi; poi Don Antonino, il capo dei capi, con una sua tragicità per il
ruolo che riveste ma insolitamente tenero con la figlioccia anche se poi lovediamo disporre senza scrupolo delle vite degli altri; e ancora Omero e il Pro-
fessore, due figure che hanno il compito di commentare questa storia, Omero non può che essere il narratore ” cieco per aver troppo visto”; e ancora
Vito, un personaggio misterioso, a mezza vìa tra l’esecutore e il testimone.
Comunque questi e gli altri personaggi hanno la particolarità di non essere mai quelli che sembrano, tutti celano qualcosa. Altrettanto misterioso quel
ministro, dal soprannome che è tutto un programma Zombi, il tessitore occulto delle varie trame. Altrettanto misteriosa e ambigua appare la figura di
Salvatore Giuliano, il cui nome echeggia sempre nell’aria, ma il cui ruolo non è mai stato chiarito del tutto.
Una storia che parte da lontano, da un eccidio del lontano 1947, quando furono trucidate 14 persone e ferite tante altre. Partono da qui le strategie della
tensione, le tante stragi di cui mai si è venuto a capo, nel caso di Portella mai si è saputo chi furono i mandanti e gli ispiratori del bandito Giuliano. E
andando avanti nel tempo potremmo riferirci a Aldo Moro, a Piazza Fontanba, a Brescia e a tanto altro. Non per nulla Macchiavelli in questa sua bellis-
sima quanto tragica storia fa fare ai suoi protagonisti un aggancio….pericoloso, la strage della stazione di Bologna, come dire niente muta nel tempo.
GIUSEPPE PREVITI