“SOTTO OGNI SASSO C’E’ UNO SCORPIONE” DI VALENTINA NIZZI-SASSOSCRITTO EDITORE
28 Febbraio 2011“NESSUNA PIETA’ PER I VINTI”DI DANIELE POTO-FROG EDITORE
16 Marzo 2011Torna in libreria Marco Malvaldi, sempre con Sellerio, questa volta abbandona i vecchietti del Bar Lume ed erge a protagonista Pellegrino Artusi,l’autore del celebre “La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene“. Titolo di questo nuovo libro è “Odore di chiuso“, ambientato in un castello che sovrasta Bolgheri, la patria di Giosuè Carducci che avremo modo di conoscere in un breve quanto dissacrabnte cammeo.Nel castello, dove Artusi viene invitato per passare
un fine settimana, vivono il barone Romualdo Bonaiuti con la famiglia e la numerosa servitù. La parte iniziale ci mostra i componenti di questo piccolo microsomo, con il padrone di casa è in angustie finanziarie,, la baronessa madre in sedia a rotelle,due patetiche zitelle sorelle del padrone di casa, una figlia femmina, giudiziosa e moderna,e i due figli maschi,
l’uno Lapo “capace solo di sbottonarsi i pantaloni”, l’altro Gaddo, aspirante poeta e grande estimatore del Carducci.
Arrivano a castello l’Artusi e il fotografo fiorentino Ciceri,ignoti ai più i motivi per cui sono stati invitati.Viene com messo un
omicidio,vittima Teodoro,il maggiordomo,e poi una schioppettata ferisce il barone. I sospetti si dirigono sulla cameriera
Agatina, ma sarà l’Artusi,con la sua saggezza e il suo acume(non per nulla è un fan di Sherlock Holmes)a fornire al delegato di polizia le dritte giuste per risolvere il caso.
Malvaldi, con “Odore di chiuso“approda al giallo classico, sceglie l’epoca dell’Italia unitaria sì ma sempre un pò vittima dei retaggi del passato con una disione marcata tra nobili e servitori. Ma il nostro autore non perde la sua prerogativa di
disegnare personaggi con una sorta di beffardo umorismo, basti pensare a come ci viene presentata questa famiglia
nobile ma certo non proprio di specchiate virtù, fannulloni e pieni di alterigia i figli maschi, in angustie economiche il
barone e quindi pronto a tutto. Vengono quindi scolpiti tutta una serie di caratteri e situazioni spesso comici, ma il pregio del libro consiste nel non procurarci solo diverimento ma anche un intreccio da giallo di classe.
Colpisce favorevolmente questo ritorno alle “regole“che hanno scandito la storia del giallo tradizionale, intanto l’unità
di tempo e di luogo, con lo spazio di un week-end e l’ambientazione al castello.Poi un classico del passato, il delitto
nella stanza chiusa. Malvaldi, grazie anche ai tanti personaggi,è abile nel disseminare la trama di piste e trabocchetti
per sfidare il lettore più smaliziato. Infine la riunione di tutti i personaggi davanti al poliziotto che indicherà l’assassino.
Abbastanza insolito il protagonista, un personaggio vero preso dalle cronache del tempo, ovvero il celebre gastronomo Pellegrino Artusi che ci viene presentato in maniera alquanto teatrale.Arriva al castello un omone con grandi baffoni bianchi, folti e rivoltati, venivano detti “favoris en cotelette“,un uomo ancora piacente se arriverà a….stuzzicare le
voglio di una patetica zitella.Si presenta con una cesta con due gatton i obesi e in mano un libro di Conan Doyle,rivendi-
cando il suo entusiasmo per Arthur Conan Doyle e per Sherlock Holmes, quasi precorrendo le fosche vicende che
capieranno e su cui indagherà.
Ai suoi tempi vogliamo ricordare che l’Artusi era un personaggio assai celebre, e del suo famoso trattato tra il 1881
(anno di uscita) e il 1911(anno della sua morte)erano state vendute oltre 300mila copie.Romagnolo abitò a lungo a
Firenze, proveniva da una famiglia agiata,poteva permettersi di vivere di rendita,ma commerciava in sete e tessuti, anti-clericale convinto, aiutò molto i poveri. Frequentava scrittori e poeti, si godeva insomma la vita e le donne…
Questo è un ritratto assai sintetico dell’Artusi,scelto ora,un pò a sorpresa, dal Malvaldi per il ruolo di investigatore.
Ad un certo punto della storia lo scrittore fa dire al grande gastronomo:”Ognuno sui libri può raccontare quello che
vuole, ma se una volta letto il libro chi mi legge non è in grado di rifare la ricetta e di trarne piacere e nutrimento,non
mi può mica invitare a cena e farm i cucinare per lui. Come dice il Giusti il fare un libro è meno che niente se il libro
fatto non rifà la gente”:Beh, forse in queste parole si rivela l’identità di un uomo che sarebbe riduttivo definire cuoco.
Lui era un “re della cucina“, ma soprattutto era un uomo raffinato, ricco di interessi e conoscenze, abile nel comprendere il genere umano ma soprattutto nel dichiarare che puoi essere un grande cuoco,un grande scrittore ma
se la gen te non ti capisce, non ti segue o non sei in grado di ottenere ciò è fatica vana e sprecata.Ecco che un uomo
del genere può benissimo essere scelto come indagatore, non solo dei sapori,ma anche degli animi umani.
Un elemento importante di questo giallo è l’odore, anzi “l’odore di chiuso“, quello che promana dalla stanza del delitto,da dove non si sa come l’assassino si sia dileguato.E da questo odore,il buon Pellegrino,grande esperto di
sapori e odori, partirà per scoprire cosa è successo. Ma per Malvaldi è anche odore di cose del passato, in particolare
di come si costruisce un libro tornando a certi canoni classici un pò dimenticati. Questo libro è diverso dai suoi
precedenti, sicuramente un revival del giallo classico, l’autore tiene a dire che questo non è un apocrifo della Christie,
pur se aveva avuto l’intenzione di scriverlo,lo ha dichiarato lui stesso Ma questa Toscana ruspante, questi personaggi
un pò svillaneggiati ne fanno un’opera assai originale.
La lingua che Malvaldi usa è molto saporita, come del resto lo era quella dell’Artusi che in quei tempi unitari scriveva in
buono italiano perchè tutti lo potessero capire.Dal punto di vita dello stile letterario in teressante è l’inserimento di
una voce narrante contemporanea che in questo libro scritto nella lingua dell’Ottocento serve ogni tanto a dare come
una sterzata all’ampollosità del linguaggio di quel periodo, e Malvaldi inserisce volentieri espressioni di oggi per
tenere….desto il lettore.Non va poi dimenticato che Malvaldi sostanzialmente è uno scrittore “comico” e questo espe-
diente gli permette di in serire nel racconto dei momenti comici. Indimenticabile ad esempio è quel cammeo che ha
come protagoinista il sommo Giosuè Carducci. Gaddo Bonaiuti lo ha sempre venerato e sempre ha desiderato conoscerlo,una sera per Bolgheri si inbatte in lui che fa pipì contro un portone e istintavamente lo rimprovera rabbio-
samente: E il poeta prontamente gli replicò:”Non vedi,caro, che stai disturbando?/Su un portone,tranquillo,sto
pisciando….”.
Ovviamente la vena comica ma anche ironica non è esercitata solo per fini apparentemente rievocativi, Malvaldi ci
fan notare la differenza tra quei tempi e quelli attuali. L’Ottocento era una stagione in cui di diventava celebri per
quanto si faceva, indipendemente dalla propria immagine, peraltro praticamente sconosciuta ai più. Oggi è invece
il trionfo dell’apparenza. dell’aspetto, non è importante come si opera.E l’Artusi è la dimostrazione di questo, basti
vedere quando arriva alla villa,nessuno lo conosceve, ognuno se lo immaginava diverso, una volta che lo vedono
nessuno se lo fila.
Molti sono i protagonisti di questa storia e tutti scolpiti mirabilmente.Artusi tiene un diario dove annota le ricette, mentre
abita in villa si iveghisce della servetta, chiacchiera a lungoi con Cecilia,la più sveglia in famiglia con la nonna baronessa, deve badare alle “attenzioni”di una spasimante.Ma di fronte alla vitalità e alla bonomia dell’Artusi
risalta la scarsa cxonsiderazione per gli abitanti del c astello, per lo più considerati gli ultim i epigoni di una nobiltà
ormai al tramonto, gente meschina e “tenacemente dedita al nulla”.
Tutto questo Malvaldi lo mescola,lo…emulsiona al punto giusto come se creasse una maionese(vedi ricetta…)ri-
proponendo una vicenda da giallo tradizionale, con la piccola comunità sconvolta dall’omicidio, l’investigatore
dilettante sagace e raffinato,il poliziotto sempre un pò imbranato, il medico precursore dei moderni medi legali, e,ulteriore chicca,il fin ale con tutti in scena con la individuazione del colpevole.Niente di nuovo direte, se non che
lo scrittore è un giovane toscano,assai arguto autodefin itosi uno scrittore comico..Alla sua quarta prova leteraria il
Malvaldi si conferma capace di offrirci sempre dei romanzi molto atipici,personali e certo godibilissimi a leggere.
Un mixer tra una comicità di stampo toscano sempre assaiu spassosa e l’abilità nel confezionare una indagine
classica degna dei maestri del genere.Una opera di rivisitazione che funziona proprio perchè non è condotta con
pedanteria, si vede che lui si è divertito a scriverla e fa divertire anche noi.
Si è già parlato di apocrifi, di dissacrazioni, non mi ci soffermerei,Malvaldi non prende la materia troppo sul serio, mescola personaggi realmente esistiti ad altri inventati, tipo certi cartoon che vanno tanto di moda. Usa i linguaggi del
tempo ma ogni tanto si permette un commento o una intrusione con i toni dell’oggi.Insomma un’operazione certo
studiata, ma si va in profondità, è ben riuscita ed è questo quello che conta.
GIUSEPPE PREVITI