“BORDERLIFE” DI MARCO INNOCENTI
19 Aprile 2013“SANGUE GRATIS e altri favolosi racconti ” di SERGIO CALAMANDREI – YOUCANPRINT
24 Aprile 2013A volte ritornano…dopo il superlativo Nero Wolfe creato negli anni sessanta da un grande Tino Buazzelli la televisione ha pensato di rinverdire i suoi fasti ricorrendo a GIUSEPOPE PREVITI
Francesco Pannofino. Come sempre è scattato il gioco dei confronti come è nel destino dei riallestimenti, il Nero Wolfe di Buazzelli resterà una pietra indimenticabile
però per chi non conosceva il personaggio creato da Rex Stout senza dubbio è stata l’occasione di scoprire il grande detective.
Wolfe e il fido aiutante Archie Goodwin nacquero nel 1934,Nero si rivelò subito un investigatore unico, assai intelligente, una mente unica, con due, più che manie,
ragioni di vita: il cibo e le orchidee che coltiva in una serra sopra il suo appartamento.
Enzo Tumminello, storico e scrittore, con Orchidee a tavola analizza le caratteristiche di questo singolare personaggio che non esce quasi mai di casa, si può dire che i
suoi “contati” con il mondo esterno sono il suo assistente Archie Goodwuin e il cuoco Fritz Wepper. Naturalmente poi ci sono i rapporti che intrattiene con gli implicati nelle
varie indagini, ma netto è il confine tra lo Wolfe “privato” e quello “pubblico”.
Tumminello da una parte ci presenta varie sfaccettature legate al pesonaggio, alla sua vita, alle sue manie, alle sue preferenze, dall’altra ci “regala” sei menù tratti da varie
storie di Wolfe. Tutto questo gli serve per tratteggiare un profilo, un po’ dissacrante se vogliamo, del grande investigatore, mettendolo anche a confronto con altri celebri
colleghi.
Tante riflessioni divise per capitoli corredati da sei menù.
Si inizia con un ” gruppo di famiglia “, tanti detective, tutti famosi, visti nel loro rapporto con il cibo, la cucina e ancor più con il luogo dove vivono. Un legame che sotto
vari profili può accomunare Maigret, Carvalho, Montalbano, Fabio Montale e che più ne ha più ne metta, e certo è che tra questi può rientrare benissimo Nero Wolfe.
La buona cucina, il cibo visti come un supporto per i nostri detective, un qualcosa di fondamentale per affrontare i misteri da risolvere. Maigret rimugina i vari casi
mentre mangia, Montalbano e Wolfe all’opposto vogliono gustare in santa pace quel che mangiano, guai a mescolarlo con il lavoro, poi…ritemprati si mettono all’opera.
E nel caso di Stout e dei suo personaggi ci sarebbe anche da riflettere sulla grossa differenza tra loro e gli investigatori dell’ hard boiled, Marlowe, Spade etc., uomini solitari,
chiusi, disincantati, più grossi bevitori che mangiatori. E’ la visione di un’ America in cui questi uomini stentano a riconoscersi, un mondo spregiudicato, arrivista, falsamente
perbenista li accomuna comunque un po’ tutti.
12o chili, 187 centimetri sono le misure di Mr.Wolfe, e forse non lo rendono tanto incline a uscire dal suo guscio, tanto più che si fica cecamente del suo chef personale, lo
svizzero Fritz Brenner. Ma qualche volta anche Wolfe è costretto a uscire, ad esempio in Alta cucina dovrà viaggiare per intervenire a un raduno dei più grandi cuochi del
mondo, ovviamente ci sarà un delitto, solo l’abilità di Wolfe risolverà il caso. Ma questo racconto servirà a Stout/Wolfe a decantare i contributi americani all’alta cucina.
Proseguendo in questa disamina il nostro autore ricorda il Nero Wolfe legato all’immagine di Tino Buazzelli, in una serie televisiva di grande successo per il modo e lo
spirito con cui il grande attore entrò nel personaggio. Ma altrettanto notevole fu la prova di Paolo Ferrari nei panni di Archie Goodwin. Qui giocarono molto l’istintiva bonomia e
la flemma dell’ attore romano, Goodwin appartiene più alla schiera degli investigatori duri e scorbutici degli hard-boiled, Ferrari ne fa un uomo galante, simpatico, raffinato, ironico,
poco manesco. Più tenace e testardo il Goodwin “scritto”, non teme talvolta di mettersi a confronto con il grande capo, che comunque rispetta profondamente, e questo del
resto è stato mantenuto anche nelle fiction.
Anche sul cibo il rapporto tra loro è controverso, esteta della pietanza è l’uno, divoratore l’altro, però il rapporto di stima e affetto è reciproco e Nero Wolfe non esiterà a
correre in suo aiuto nel Montana in L’uomo che raccoglieva i mirtilli.
Nero Wolfe applicava nella sua vita il principio filosofico con ” la scoperta di un nuovo manicaretto giova all’umanità più che la scoperta d una nuova stella “. Tra i piaceri
di Nero oltre la cucina anche la birra, assaporata solo tra le mure domestiche, e pure il vino, che pure negli anni in cui venivano scritte le sue gesta non era proprio popo-
larissimo. Altra passione di Nero, coadiuvata pienamente da Archie, i libri, si dice ne leggesse circa duecento all’anno. E le guide culinarie ne facevano ben parte.
Una grandezza la sua sia fisica che intellettuale, ricercato, nonostante la mole, nel vestire, tra i colori ama il giallo ( così i pigiami, le vestaglie, le camicie, persino la
sua poltrona preferita ), detesta il movimento fisico, unico sport che pratica sono le “freccette”.
Molto attento a curare le preferenze, i colori, il gusto , controverso il rapporto con le donne, lui si sente appagato da altre cose e per i propri ardori bastano “le salcicce
di mezzanotte ” o la cura delle orchidee. I suoi piaceri maggiori sono nel curare i fiori, fare degli innesti, stare a rimirare i suoi amati fiori.
Quel che pensa delle donne lo apprendiamo ne La pistola scomparsa quando risponde a Goodwin che definisce affascinante una donna sospettata di omicidio “…in tal
caso non mi interessa”. In Nero Wolfe discolpati è altrettanto drastico: “Archie voi conoscete le donne e dovreste sapere quando hanno gli occhi del colore di quelli della signorinaBonner e le ciglia così lunghe sono pericolose come un esercito di scorpioni “. Molti vedono un antitesi tra il mondo culinario e quello femminile, in generale si potrebbe dire che il suo
“io” era in contrapposizione con l’emancipazione femminile.
Enzo Tumminello in Orchidee a tavola ci accompagna nella scoperta della vita dell’investigatore Nero Wolfe, una figura assai originale nella letteratura di genere e perché
vive praticamente “relegato” nel suo lussuoso appartamento in Manhattan, e perché è un grande apassionato di orchidee che cura e tratta in maniera maniacale.
A differenza di un Maigret o di un Montalbano non le vediamo quasi mai in una trattoria o in una brasserie. Né a differenza di un Pepe Carvalho lo vediamo preparare una
pietanza, lui si fa preparare tutto dal suo cuoco. Qualcuno ha visto in lui e in Goodwin una sorta di modernizzati Sherlock Holmes e dottor Watson, ma le diversità di comportamento
e di approccio alle indagini balzano subito all’occhio.
Nero Wolfe vive in una grande casa in pieno centro di New York da cui si distacca con molta fatica. Attorno a lui una piccola corte, un assistente, uno chef e un giardiniere.
Su tutti esercita una “simpatica ma dispotica ” tirannia il grande Wolfe, questo imponente investigatore creato da Rex Stout entrato da sempre nel cuore dei lettori e di moda
dal lontano 1934.
Nero Wolfe è di origine europea, Montenegro per l’esattezza, quindi nel suo personaggio c’è un mix di europeo quanto a cultura e educazione e di americano per concretezza
e spirito deduttivo nel condurre l’indagine. In questo senso forse si può pensare a quel legame tra i detective di Stout e il duo di Conan Doyle, anche se le differenze ci sembra
siano proprio di carattere strutturale.
E se poi parliamo di Goodwin, lui è spalla e forse anche più, è lui che tratta con il mondo esterno, interroga i testimoni, ricorre alle maniere forti se necessario, poi raccoglie
il tutto e lo porta al suo capo, il misogino, sedentario, razionale Wolfe. Tanto appare monolitico l’uno, tanto dinamico e istintivo appare l’altro, una coppia che si completa a
meraviglia, una “macchina da guerra” perfetta ed originale. Anche in questo senso ci sembra notevole la distanza dal duo inglese, Watson alla fin fine è colui che ci riporta
le gesta dei Holmes.
Anche sul piano del cibo Wolfe, eccellente intenditore di cucina, e Goodwin, più ordinario nei gusti, sono fortemente caratterizzati rispetto alla coppia Holmes/Watson.
In conclusione Enzo Tumminello partendo dalle due grandi passioni del protagonista, cucina e orchidee, ne fotografa mirabilmente la personalità, una personalità su
cui l’ ” eccesso mangereccio” è un punto di forza, e se anche in lui si nota un eccesso di sedentarietà, va detto che il mangiare abbondante e raffinato si rivela per lui un
punto di forza perché la sua attività intellettuale e cerebrale sembra trarne un grande vantaggio.
E così è (se vi pare)……
GIUSEPPE PREVITI