“VENDETTE IN CUCINA”-Storie minime pistoiesi-DI LAURA VIGNALI-EDIZIONI ATELIER
24 Maggio 2012“LA VENDETTA”DI MARCO VICHI- GUANDA
28 Maggio 2012Siamo nella Napoli del 1931,periodo di Natale,apparentemente tutto bene e in ordine come “comanda”la propaganda di regime.In un ricco appartamento vicino Margellina vengono trovati i cadaveri di due coniugi,lui è un ricco funzionario della milizia.Lei è stata sgozzata con un sola coltellata,a lui ne hanno in flitte ben sessanta.Delle indagini è incaricato il commissario Ricciardi,che ha la particolarità di “sentire”le voci dei morti ammazzati.Sarà una indagine lunga e difficile che condividerà con il fido brigadiere Maione,che in questa storia assumerà un ruolo importante.
Maurizio de Giovanni è una delle figure più interessanti nella galassia dei giallisti italiani, ormai sta acquisendo un posto di rilievo con questo commissario abbastanza diverso dai suoi colleghi…di carta. Non ha la vocazione della prima donna, non è molto loquace, è un solitario che si trova ad operare nel periodo che segna i primi anni del fascismo.
Anche per mano mia è ambientato nella Napoli del ventennio(quattro sono già le opere pubblicate con Fandango riguardanti il commissario e un’altra è già uscita,come questa di cui parliamo,per Einaudi)del ventennio,con la città che aspetta con grande interesse il nuovo lavoro di Eduardo Natale in casa Cupiello,il cui debutto è previsto per il giorno di Natale.
Un particolare nella casa dove sono stati trovati i due cadaveri inquieta il commissario,una statuina in frantumi di San Giuseppe nascosta sotto il tavolo su cui poggia il presepe.Cosa vuole dire?
Intanto fuori si respira l’aria del Natale,si scambiano i doni, si preparano le grandi cene e i grandi pranzi, quasi a voler dimenticare i dolori e i torti dell’annata trascorsa,ma è un a gioia più apparente che reale,sotto sotto cova un’aria livida, da malaffare. La stessa inchiesta non decolla. E dire che il commissario Ricciardi ha il dono di sentire gli ultimi pensieri dei morti,sente le frasi che hanno pronunciato poco prima di essere uccisi.
Ma neppure questo sembra aiutare l’indagine,anche se la vittima verrà scoperta come persona corrotta, ha fatto incolpare ingiustamente il suo superiore per prenderne il posto e ha continuato a estorcere denaro ai pescatori approfittando della sua posizione.
E’un’indagine oltretutto complicata dalla posizione di riguardo rivestita dalla vittima nella milizia fascista il che condiziona le mosse del commissario.
Al lettore il privilegio seguendo le pagine di De Giovanni di penetrare nei chiaroscuri di una città con l’odore delle sue strade. le sue miserie, i fumi delle cucine, i preparativi per gli addobbi natalizi. Sempre una impressione di ambiguità,di doppia immagine,bene e male,bello e brutto,anche le religione è assai vissuta,lo stesso presepe è pieno di significati,anche pagani,confezionato con pezzi di legno,paesaggi di cartapesta,personaggi variopinti. E Ricciardi dovrà ricorrere alle spiegazioni di un sacerdote,>Don Pierino,per comprendere la simbologia del presepe e capire certi significati che vanno oltre la prima visione.
De Giovanni crea un commissario degli anni Trenta,tempi assai lontani dai nostri dove la tecnica e la scienza sembrano prevalere sulle indagini,allora era l’intuito,la certosina ricerca anche
dei più in significanti particolari a dettare ritmi e successi di una investigazione.Abile costruttore di trame De Giovanni è altrettanto abile nel confezionare dei finali che lasciano sempre un certo campo alla sorpresa,quasi a voler sfidare il lettore.
Molti i personaggi di questa storia che ci restano impressi dal corpulento brigadiere Maione che vivrà una drammatica storia parallela all’antifascista Modeo,valente antromopatologo. E ancora il femminiello Bambinella che sa tutto dei basi,e le due donne Livia ed Enrica,innamorate di Ricciardi,ma tanto diverse tra di loro.Ma forse la protagonista principale della storia è la città di Napoli, qui anche nobilitata dall’accenno al grande Eduardo altro inimitabile degli splendori e delle miserie di questa grande metropoli.
Per mano mia non è soltanto un giallo,è un ritratto di un posto pieno di colori e meravigliose sensazioni, tanti sapori tanti umori,ma anche un’amarezza di fondo pur ammorbidita da una certa ironia. In parole povere un bel romanzo.
GIUSEPPE PREVITI