STORIA DEL GIALLO IN ITALIA:VERSO I CONTEMPORANEI
12 Maggio 2011“Guillame de Villaret”-DELL’ULTIMO TEMPLARE DI MARCO VOZZOLO-JACOBELLI
5 Giugno 2011MANUEL VAZQUEZ MONTALBAN
Manuel Vazquez Montalban e il suo Pepe Carvalho sono morti qualche tempo fa a Bangkok. Li avevamo conosciuti nel 1981 con “Un delitto per Pepe Carvalho”,seguito nel 1984 da “Assassinio al comitato centrale” e poi da una lunga serie di altre storie.Jose Carvalho Touron è laureato,comunista, ex-agente Cia, gastronomo,cuoco,filosofo, innamorato di una puttana,bruciatore di libri.Molto di questi tratti erano comuni al suo creatore,la differenza sostanziale era nelcalcio,tutto Barcellona lo scrittore,agnostico l’investigatore.Erano nati entrambi nel Barrio Chino,la zona povera di Barcellona, assai malfamata.Vi si trovano piccoli e grandi delinquenti,prostitute,spacciatori,borseggiatori. Montalban fa sua una massima di Marx:”Si conosce un paese sol,o quando si è mangiato il suo pane e bevuto il suo vino“. Ed è bello fare un giro di Barcellona seguendo i ristoranti frequentati da Pepe Carvalho. Montalban ha scritto libri gialli,di ricette,di poesie,di biografie, saggi,ha continuato a fare il giornalista.Poteva indifferentemente descrivere un goal o parlare di Pasolini, del comandante Marcos o dei golpisti spagnoli. Con Andrea Camilleri erano molto in sintonia e Camilleri non per nulla ha chiamato Montalbano il suo protagonista.
Pepe Carvalho non è una eccezione come investigatore goloso, lo erano Maigret,Nero Wolfe e tanti altri. Non era l’unico ad essersi innamorato di una prostituta, lo era anche il Duca Lamberti di Scerbanenco. Non c’è quasi mai lieto fine in queste storie, nè il colpevole viene sempre assicurato alla giustizia, Per il nostrto autore era più importante raccontare storie con personaggi veri. Il Barrio Chino di Barcellona, i vicoli di Napoli, i carrugi di Genova,il porto di Marsiglia sono stati i luoghi ideali del noir mediterraneo.Pepe è un investigatore di strada, cammina molto e seguendolo il lettore vede un mondo dove si alternano dignità,miseria,disperazione,cinismo,
Con Pepe agisce anche una sorta di Sancho Panza, un ex-compagno di cella,Biscuter. Pepe ha una sua morale, non si fa comprare, è ostinatamente di sinistra,avversa i potenti,gli ipocriti, sa da che parte stare,non è interessato ai soldi.Brucia un libro al giorno perchè non gli hanno insegnato a vivere. E’ un romantico,scrive cen tinaia di lettere a Charo,ma non spedirà mai.
Ci mancheranno Manuel Vazquez Montalban e Pepe Carvalho.
ALICIA GIMENEZ BARTLETT:Con i lettori italiani amore senza riserve. Costruisce storie che ambienta a Barcellona,la sua città,percorso comune a molti autori di gialli che preferiscono percorsi e atmosfere familiari. I suoi protanisti sono immaginati all’interno di una serie,sviluppandosi in parallelo tra indagini e vita privata.Petra la sua eroina è una donna investigatrice,una donna poliziotto indipendente,disincantata,,cinica,….dura come il suo nome.La Bartlett sa costruire storie complesse,vincenti sul piano commerciale,trame ricche di colpi di scena,drammatiche e leggere,condite di humour e di ironia.La Bartlett, come gli scrittori del Nord-Europa e i francesi,sa interessare i lettori mediamente colti,amanti della narrativa in genere,un pubblico di lettori che rifugge dalla banalità e vuole storie attaccate alla realtà contemporanea.
Petra con Firmin realizzano una coppia via via sempre più perfetta, l’indagine di polizia è una ricerca anzitutto del proprio posto nel mondo, dei propri desideri,delle proprie aspirazioni.Ambientato nel tessuto urbano ed extraurbano della grande città,con tutti i ventagli della grande criminalità, del degrado e della perversione individuale, e si registra una continua evoluzione e maturazione dei personaggi. Per questo si parla molto di Bartlett uguale a Camilleri, magari con un certo senso di buonismo in meno.Alicia non ha la disperazione del noir francese nè l’emotività di Izzo,in lei c’è molto disincanto, ma anche speranza e -e ciò non guasta- un eccellente
livello di scrittura. Petra è una donna capace di accettarsi e di cambiare con il tempo, attaccabrighe,ribelle,anarchica,testarda. Firmin è più umano, prima i due non legano molto, poi il poliziotto sarà più comprensivo e quasi paterno verso di lei.
I romanzi sono vivi per la loro evoluzione che riguarda-solita “chiave del giallo”-naturalmente tutta la società spagnola.
JEAN-CLAUDE IZZO:Ilk cantore della passione,del dolore di Marsiglia e del Mediterraneo, da questi poisti lui contempla il mondo,la vita.Rientra nei canoni del giallo spagnolo e del noir francese,ma se ne diversifica poi nello svolgimento.Crea un poliziotto,Fabio Montale,un potenziale giovane criminale che invece diventerà uno sbirro.Ma gli rimangono dentro le radici del quartiere in cui è nato e cresciuto, diverrà un buon poliziotto, più umano e più aperto. E’consapevole di vivere in una sorta di “meticciato”mediterraneo che comprende uomini di tutte le razze. Montale è un individualista, schivo,ma pronto a sacrificarsi per gli altri,la sua vita è sospesa fra scacco e tantavivi di resistenza al male che lo circonda.E’ un eroe molto moderno,oscilla tra l’amara analisi del presente e il recupero della speranza. E’contro i poteri forti, si sente in sintonia con i derelitti,si sente appagato dalle piccole grandi cose,dalla pietà,dagli affetti, ma anche dal paicere della cucina semplice,dai suoi profumi,dai suoi sapori.Non è quella della cucina una novità(vedi Montalban,Camilleri,Simenon)nel giallo contemporaneo,ma in Izzo/Montale la cucina esprime il modo d8 vivere di una coimunità,per lui la cucina marsigleise non è un hobby, gli aromi di aglio,menta,basilico sono espressione di vita, di senso di appartenenza.
Lui si stacca dalla disperazione tradizionale die giallisti di Francia, in Izzo c’è la rivendicazione,la dignità di sentirsi emigranti,poveri,disperati ma però vivi e capaci di condividere il destino.Un Mediterraneo fatto di radici,di miti,di ideali che nessuna economia globalizzata potrà cancellare.
Jean-Claude Izzo uomo mediterraneo per eccellenza ha scritto la triologia noir(Casino totale-Chourmo-Solea)ma anche romanzi,racconti,tsti teatrali,articoli scandagliando sempre l’animo umano.
JEAN.PATRICK MANCHETTE:Scrittore,sceneggiatore,critico letterario,traduttore,jazzista visse tra il 1942 e il 1995.Si autodefiniva “starlete della letteratura“, distingueva il romanzo poliziesco classico ad enigma che tende al ripristino del Diritto violato dal noir in cui ciò non è richiesto, gli sfruttati qui sono battuti,costretti a subire il regno del male.Manchette si esprimeva con uno stile letterario eccellente,una lingua tagliente,simbolo di perfidia ma anche di allegra provocazione. Difendenva una concezione più austera della scrittura,in un mondo dove tutto è spettacolo e manipolazione, e allora gli sembrava giusto non entrare nella interiorità dei person aggi per non manipolarli troppo.Il suo modello era Dashell Hammett che però correva il rischio di essere troppo ridondante. Manchette non voleva correre questo rischio e si salvava grazie ad un innato senso di autoderisione.Nessun autore contemporaneo fu bravo come lui nel dialog0,nessuno equivalse le sue qualità di sceneggiatore. Sapeva rendere la logica delle emozioni attraverso l’incoerenza della parola.La sua era un’arte perfezionata da un’attenzione maniacale alla descrizione degli oggetti.Era un autore ben lontano dai commercianti di bu0oni sentimenti che sono gli scrittori di oggi.Come romanziere è considerato il maggior esponente delo noir francese degli anni settanta.Scrisse una diecina di libri,con storie assai violente, ma che analizzavano a fondo la conduzione umana e la società francese dell’epoca.Con Manchette il noir acquista coscienza di se stesso,si fa letteratura,oltre il consumo e la moda.E’ stato anche un grande saggista.
GIUSEPPE PREVITI