” BLUE JASMINE ” DI WOODY ALLEN
11 Dicembre 2013” LO HOBBIT – LA DESOLAZIONE DI SMAUG ” – DI PETER JACKSON
31 Dicembre 2013Cast: Judi Dench, Stevie Coogan,Neve Gachev, Charlie Murphy
Philomena è un film che commuove ma fa anche ridere e questo forse è il suo pregio maggiore. La trama poteva facilmente scadere nel patetico e nel pietismo, una ragazza-
madre e il suo bambino vengono senza alcuna pietà divisa da suore malvage e legate ai soldi, passeranno tutta la vita a cercarsi senza mai ritrovarsi. C’è di che piangere a calde
lacrime, ma la sapiente regia di Stephan Frears e una splendida Judi Dench sanno rendere credibile e umana una storia che del resto è molto umana proprio perché realmente
accaduta. Una serie di vicende straordinarie,un intrecciarsi di destini e circostanze, la forza del vero amore fanno sì che tutto scorra molto normalmente.
Come già detto i fatti sono realmente accaduto come documentato da un’inchiesta del giornalista Martin Sixsmith, alla ricerca di storie vere per rilanciarsi dopo essere stato
allontanato dal posto di responsabile della comunicazione per il presidente Tony Blair. Martin vorrebbe scrivere libri di storia, ma tutti gli suggeriscono di occuparsi della
quotidianità e se c’è di messo una storia strappalacrime il successo è ancora più certo.
La storia ci porta nell’Irlanda degli anni ’50, il paese è libero ma subisce molto l’influenza della Chiesa cattolica, che voleva comandare in tante faccende, specie nel caso
delle ragazze-madri, vittime innocenti perché considerate peccatrici mortali che hanno perso ogni diritto, trattate come schiave all’interno del convento. Più di quattromila
i bambini strappati alle loro madri e inviati in America presso ricche famiglie cattoliche disposte a versare grosse cifre per adottare i piccoli. Chi voleva un figlio si affidava
a questo canale compiacente, tante anche le celebrità che hanno portato via i piccoli alle loro madri naturali, ad esempio nel convento dove si svolge la nostra storia cam-
peggia una foto di Jane Russell.
Noi conosceremo Philomena Lee, madre del piccolo Anthony, internata in questa sorta di prigione virtuale. Il bambino verrà affidato a nuovi genitori, americani, lui avrà
la sua vita, Philomena anche, diverrà infermiera a Londra, si sposerà e avrà altri figli. Anthony verrà adottato con il nome di Michel Hess, crescerà in una famiglia impor-
tante e farà una brillante carriera. IL libro di Sixsmith si interessa principalmente alla vita di Anthony/Michel mentre il film di Stephan Frears si basa principalmente sulla
donna, una donnetta irlandese che non sa odiare, ama i romanzi rosa e le storie a lieto fine. Le da volto , voce e sembianze una splendida Judi Dench che ci offre una inter-
pretazione meravigliosa, alternando timidezza, curiosità, dolore, allegria. Lei deciderà di varcare l’Oceano accompagnata dal giornalista ( sullo schermo un bravo Steve
Coogan, anche sceneggiatore)per rintracciare il figlio perduto. Siamo nel 2004, del figlio non sa nulla, lei fantastica che potrebbe aver fatto una grande carriera ma anche
che non abbia fatto fortuna, magari potrebbe essere un drogato, un delinquente, o addirittura, e sembra sia quello che teme di più ,un obeso, già perché in America, si sa,
si mangia troppo…
Per la donna è un viaggio che la fa scoprire un mondo assai diverso da quello a cui è abituata, viaggio in aereo, grandi alberghi, buona e rispettosa accoglienza ovunque,
perfino la statua di Abramo Lincoln a Washington è soggetto di meraviglia. Intanto Martin superata una certa diffidenza e aria di superiorità iniziale si da daffare per
trovare il figlio, ma presto scopriranno che Michel è morto a 43 anni nel 1995. Ma chi era Michel ? La seconda parte del film si basa sulla volontà della donna di scoprire
chi fosse questo figlio sconosciuto. Inizia un cammino a ritroso nel tempo, colloqui con chi l’ha conosciuto, il ritrovamento della sorella adottiva, dei video, delle foto.
Michel era diventato un avvocato di grido, consigliere legale dei presidenti Reagan e Bush senior, ma nella vita privata omosessuale, e anche qui una vita doppia, quella
che appariva in superficie e che doveva essere linda e specchiata, non erano ben visti i gay nella società repubblicana, e quella invece della realtà. Realtà che lo vede in
delle foto teneramente abbracciato a un compagno di vita.
Philomena accetta tutto questo, è una donna molto pratica, se ne fa una ragione, ma la rivelazione più sconvolgente la fornirà Peter, l’ultimo suo amico, quello che lo ha
assistito nel calvario della malattia. Lui non aveva dimenticato la madre, erano andati in Irlanda al convento per averne notizie ma anche le nuove suore apparentemente
eleganti e gentili anno conservato la perfidia delle loro antiche consorelle e non hanno rivelato alcunché che servisse a far riincontrare madre e figlio. Figlio che aveva
conservare il legame con le sue origini, facendo seppellire nel cimitero del convento dove era nato.
La protagonista assoluta è una grande Judi Dench che si carica sulle spalle un fardello di amare verità. di tante contraddizioni, ma anche il senso di una fede mai parduta
che le fa accettare ogni dolore. Una donna di sane credenze popolari ma tutt’altro che sprovveduta. Certo il destino non le risparmierà nulla, ma lei pur non negando
il male che le è stato fatto non rinuncia a credere e pregare. Se lei è una donna che sa lottare, lo scrittore che poi si rivelerà amico, è un uomo umiliato perché ha perso
lavoro e potenza dopo uno scandalo politico, si deve adattare a scrivere di gossip, ma dalla frequentazione di Philomena troverà la forza per tornare a vivere e a capire
cosa sia il vero dolore.
Certamente è una storia che fa piangere, Martin è scettico nell’affrontarla ma poi si appassiona e da tutto se stesso, e del resto è un po’ lo stesso cammino che compie
lo spettatore anche quello più smaliziato, c’è molto candore, c’è della cattiveria, ci sono scene come quando i due attraversano l’aereoporto con la vetturetta mobile
tipo papa o lei racconta la trama dei romanzetti rosa che fanno divertire.
Anni fa in Magdalene Peter Mullan dette un taglio più crudo e cattivo a quanto avveniva nei conventi d’Irlanda, qui tutto sommato l’atmosfera è piu lieve ma il risultato
non è meno efficace.
GIUSEPPE PREVITI