“LA MONETA DEL POTERE HA SEMPRE TRE FACCE”-DI MARIO SPEZI-BARBERA EDITORE
14 Febbraio 2011“SOTTO OGNI SASSO C’E’ UNO SCORPIONE” DI VALENTINA NIZZI-SASSOSCRITTO EDITORE
28 Febbraio 2011In un capanno per gli attrezzi viene trovato ucciso un giovane, disgrazia o omicidio? E’il primo interrogativo cui rispondere:
pochi gli indizi,l’odore lasciato da un profumo di lusso, un v ecchio cane ringhioso pieno di ferite.
Lucia Bruni con “Pontormo e l’acqua udurosa” ci riporta a Querciaio, un paesino etrusco sulle colline di Firenze, siamo nell’inverno del 1899.Mentre la piccola comunità è scossa dal fatto, e le comari spettegolano a più non posso,torna alla
ribalta la giovane Esterrina, la “Stramba” la definiscono in Paese perchè ama l’arte, ama la musica e per non farsi mancare nulla ha anche un portentoso talento investigativo come avevamo appreso ne “Il segreto di Raffaello”. La sua
perspicacia, il suo intuito, la sua curiosità la porteranno a interessarsi del caso, nonostante l’ostilità delle autorità inqui-
renti e le perplessità del suo mentore Don Pietro.Ma ancora una volta sarà lei a trovare la soluzione giusta.
Una vicenda quindi che si tinge di giallo, ma l’autrice se ne serve per ricostruire l’ambiente rurale dell’epoca, i costumi,
la via quotidiana, il modo di esprimersi. Entrano nella storia pure due preziosi disegni del Pontormo che saranno la
causa di quanto avviene.
Un giallo ambientato nei dintorni fiorentini di fine ottocento, ma il romanzo della Bruni non va giudicato solo come un thriller, ma piuttosto come un grande affresco della vita nelle campagne fiorentine.Con brevi pennellate ci vengono descritti i poderi,gli animali, i contadini e la vita che conducevano.Ma nel contempo viene sollecitato anche il nostro lato estetico con tocchi poetici sulla natura, sul tempo, sulle atmosfere. E Lucia Bruni ci sorprende anche perchè sa vivaciz-
zare la sua soria. E’ una scrittrice che sembra prediligere i ton i bassi, le piccole storie, i piccoli ambienti, e poi sa
farci rivivere quei tempi proponendoci lo stesso linguaggio del periodo, con molte espressioni dialettali.
Ma non rinuncia a un tratto più sofisticato quando ci descrive l’acqua di colonia “l’eau imperiale”che Monsieur Guerlain creò per l’imperatore Napoleone III. Per inciso ricordiamo che questo profumo tanta parte avrà nella storia.
Ma il tocco di eleganza, forse anche di frivolezza non finisce qui: in queste storie ambientate nella comunità contadina di
Querciaio vengono inserite una nobildonna e la sua domestica, entrambi “francesi” , certamente “diverse”rispetto
al modo di fare e di vivere delle “toscanacce” di Querciaio, addirittura considerate delle “stravaganti” quando parlano
in francese, però la loro presenza sembra conferire un nonsochè di eleganza a tutta la storia. Ed è degno di menzione
questo contrasto tra la melensa lingua d’Oltralpe e la più ruvida parlata fiorentiniggiante.
Il libro si fa anche apprezzare per le descrizion i degli usi e degli attrezzi e delle pratiche di campagna.E fa veramente colpo una di queste usanze, cioè come si leva la pepita ai polli. Sentite questa descrizione “Sedta su un muricciolo
vicino alla stia, stringe l’animale tra le gambe,con una mano gli tiene il becco aperto e con l’altra gli tira fuori la lingua.
Uno strappo netto e quella membrana che vi si è formata sopra perchè l’animale respira a bocca aperta, viene via.
Un piccolo sputo sulla parte serve poi a disinfettare”.
Beh!, anche questa è scuola, è storia, è rispetto delle tradizioni. Oggi si dice spesso che i gialli servono a conservare
la “memoria storica di un periodo”, ebbene questo giallo conferma questa affermazione.
Molte possono essere le chiavi di lettura, di quella storica e di quella legata al mistero si è già parlato, ma vi potremmo anche trovare una chiave sociale, ambientale,più tipicamente agreste. Il tutto servito con una scrittura sempre curata,
si va a fondo,non ci si limita alle impressioni di facciata, Lucia Bruni fa cultura e la propaga ai suoi lettori. E’evidentemente innamorata di quel periodo, vi si è immersa bene bene,del resto è un pò un ritorno alle origini
che lei compie con fede tanto più che è originaria di quei luoghi. Riscopre così le sue radici in un libro completo perchè
al gusto per il mistery accomuna anche tanti altri aspetti.
Molti i personaggi che popolano questo racconto, alcuni li avevamo già conosciuti ne “Il segreto di Raffaello”, altri sono nuovi, dei primi si può dire che molti stavolta sono meno…sfruttati, ad esempio lo stesso Don Pietro o l’ispettore Falzani, pur conservando ruoli necessari,sono abbastanza sullo sfondo. Ci sembra che all’autrice sia più interessato
vedere come questi contadini abbiano reagito all’urbanizzazione crescente.Molti infatti lasciano il borgo per andare a
lavorare in città, nuove frequentazioni,nuove abitudini, nuove conoscenze, e spicca subito la differenza tra la semplicità, magari “becera” dei “campagnoli” e l’alterigia dei “cittadini”:
Su tutti spicca Esterrina. Questa simpatica giovane detective di campagna è una figurina che anzitutto sorprende
per questa sua propensione e vocazione all’indagine. Noi sappiamo che la ragazza fu data in affido alla famiglia di
contadini che l’ha allevata secondo le regole della vita di campagna, ma la sua origine è probabilmente diversa e
questo spiega forse la sua passione per la musica, la lettura, la pittura. Stare ore e ore di notte fuori della villa per
ascoltare i concerti che vi si danno è sì segno di sensibilità ma anche segno di ascendenze sicuramente diverse…
Viene quasi da chiedersi chi sia Esterrina, una sorta di giallo nel giallo, a Lucia Bruni svelarci il mistero in qualche prossima avventura.
L’intreccio generale è molto accattivante, come nel precedente volume molta importanza è data al linguaggio
parlato, gustosi e sapidi i dialogni tra le donne del posto, che erano un pò le…gazzette del tempo. Si viene a sapere
più da loro che dalle fonti ufficiali, ed Esterrina, che loro prendono in giro perchè la sentono diversa(La Stramba…)
ma che rispettano perchè le riconoscono una intelligenza superiore, capita sembra a proposito mentre sono al lavatoio
per venire a sapere le ultimissime.
Un ultimo capitolo che vogliamo ricordare è quando Esterrina va a Firenze, siamo nel periodo di Carnevale e veramente con pochi tocchi l’autrice ci fa rivivere l’atmosfera che si respira a Firenze in quelle giornate di festa, di maschere, di sfilate,di attrazioni. Assisterà persino a una rappresentazione teatrale con protagonista Stenterello, e
vogliamo permetterci un’altra citazione:”E poi quella storia che somigliava a una novella a lieto fine ma dove il delitto
faceva da padrone, proprio come in alcune realtà e una tabacchiera diveniva la prova schiacciante del crimine commesso”:
A tutto questo pensava Esterrina tornata a casa confrontando quanto detto da Stenterello in scena con quanto
era avvenuto in quei giorni a Querciano.
GIUSEPPE PREVITI