” LUCCIOLE E GRILLI ALLA CAMPOSAMPIERO – DI PIER LUIGI PARDINI E LAURA VIGNALI I LIBRI DEL GATTO NERO
11 Giugno 2013” STORIE DI PERDONI SANTI E POVERI DIAVOLI” Santa Maria Goretti nei 110 anni dal martirio – di GIANLUCA CAMPAGNA- EGO EDIZIONI
17 Giugno 2013Viaggiamo a ritroso nel tempo, con il nuovo romanzo di Oscar Montani. Torniamo, per l’esattezza, al 4 aprile del 1496 e, per chi è un appassionato dei romanzi giallo-storici di questo autore, basterà il titolo e la datazione per immaginare il protagonista: Berto de’ Bardi, detto Bertuccio, maestro dell’arte dei fabbri ferrai et armaiolo.
Si finge curatore dell’opera, Oscar Montani, che nel maneggiare la pergamena da cui trasse Nova Tempora nel febbraio del 2011, si accorge per caso che la canna di bambù che la avvolgeva conteneva nel suo interno un manoscritto segreto. Ed è questo manoscritto che andiamo a leggere con gran curiosità.
È quindi Bertuccio la voce narrante, che ci raccomanda grande segretezza sulla vicenda che va a raccontare, a meno che non siano trascorsi quindici lustri. Se, dunque, la matematica non è un’opinione sono trascorsi ben più dei settantacinque anni richiesti e possiamo immergerci nella storia senza tema di guai o di rappresaglie o, peggio ancora, di vendette o di sicari che – come ben sappiamo dai precedenti romanzi – tanto teme il protagonista di questa storia.
E Bertuccio racconta quindi di come si apprestava a lasciare la Versilia e la terra natia per imbarcarsi con i francesi alla volta della Provenza dove avrebbe di certo ricevuto aiuto e protezione circondato dai suoi amici e compagni di avventura: Lapo, il dotto speziale, Vieri il forte armigero e Lippi, il giovane brillante inventore di congegni meccanici, ospiti tutti del Capitano d’armi francese, lo Chevalier di Balibarì.
Scopriamo che la situazione politica è quanto mai “precaria” e che per i francesi era giunto il momento di lasciare l’Italia con Pietrasanta venduta ai lucchesi per 27.000 scudi e Sarzana ai genovesi per 24.000… ma le condizioni atmosferiche sono pessime, il mare è grosso e la partenza va rimandata. Complice dunque questo ritardo, l’accampamento francese viene raggiunto da due figure in cerca di aiuto: Niccolò, un giovane alto e allampanato vestito con un abito talare, studente a Ferrara e a Bologna con uno spiccatissimo accento tedesco e Dario, figlio della fantesca del vescovado di Sarzana. È per il marito di costei, Jacques Baptiste Fourier, un ex ufficiale, compagno di battaglia e amico del Balibarì, accusato ingiustamente di aver ucciso in modo feroce il Diacono del Vescovo di Sarzana e altrettanto prontamente imprigionato e condannato a morte, a causa del ruolo che ricopriva la vittima.
Ma lo Chevalier di Balibarì non può certo dare battaglia al magistrato e al vescovo con l’esercito francese. Vorrebbe dire mettersi contro Genova ma anche contro lo stesso Reggente. L’unico aiuto che potrebbe dare all’amico sarebbe quello di dimostrare la sua innocenza… detto fatto coglie di sorpresa Bertuccio (anzi a tradimento, si lamenterà quest’ultimo). Ma chi meglio di lui può intervenire in una faccenda tanto delicata? E poi ormai Bertuccio è diventato famoso. Tutti hanno sentito almeno una volta, la storia di come risolse il mistero del bronzo francese a Pietrasanta.
Ed ecco quindi che, suo malgrado, Mastro Bertuccio si ritrova di nuovo ad indagare su un terribile omicidio, assistito dai suoi amici. Non sarà impresa facile cavar d’impiccio Jacques. Non si tratta solo di un’accusa ingiusta (per scagionarlo bastava osservare il cadavere della vittima) ma di un vero e proprio pasticcio dove si mischiano e si intrecciano fini strategie politiche, interessi più o meno leciti, famiglie in lotta tra loro, donne belle e concupite, figli che non rispettano il volere del padre e padri che decretano la sorte dei figli, intrighi e segreti, alleanze e contro-alleanze, lussuria e amore, sicari e amici fidati, tutto mascherato dai lucchi neri che contribuiscono a disorientare il lettore.
Non ci si annoia in questo romanzo: la trama è avvincente e ambientata in un periodo storico affascinante anche se precario. Seguiamo Bertuccio nella città di Sarzana con le sue leggi severe, con la sporcizia dei vicoli, con personaggi inquietanti e mascherati e “signori” che è bene scoprire da che parte stanno, con la chiesa cattolica che è una vera e propria forza politica ed è bene stare attenti a non intralciare i piani del Vescovo. È un gioco in cui Oscar Montani sembra divertirsi molto: descrivere il passato come se il periodo storico non fosse poi così lontano da noi, ma usando un linguaggio e uno stile letterario che non lasciano dubbi. Siamo nel 1496 come testimoniano gli abiti di cui si parla, i veleni con cui si uccide (mai sentito parlare dell’erba del diavolo o aconico e della cantarella?), delle donne che si incontrano, degli stratagemmi che si usano (un maestro fabbro, anche se di arte minore, può entrare e uscire dalle segrete come un fantasma) e della voglia di scoprire attraverso la scienza i segreti del mondo nonostante i divieti della Chiesa e la paura dell’Inquisizione. Fa tenerezza il povero Niccolò, lo studente di Ferrara e di Bologna, (a proposito, avete capito di chi si tratta?) che con tutti i suoi strumenti, dall’astrolabio alla sfera armillare, studia le stelle e il movimento dei pianeti con strabilianti risultati. La conversazione finale tra lui e Bertuccio servirà ad entrambi. Niccolò confesserà che ha capito attraverso i suoi studi, che è la terra a girare intorno al sole e consiglierà al maestro armaiolo di seguire il moto della terra, mettersi tra il sole e le stelle, cioè tra il vescovo e i religiosi che si muovono intorno a lui per affrontare la sala del giudizio che vorrebbe condannare il povero Jacques.
Insomma, nel romanzo di Oscar Montani non manca nemmeno un ingrediente: ci sono tutti e ben miscelati e secondo lo stile del genere Soft Boiled, la narrazione è semplice e leggera, ironica e sagace; la violenza è misurata nonostante si tratti di tempi bui e ferali: si fugge da uomini conosciuti che si credono sicari e si rischia la vita in chiesa nella bolgia per mezzo di un pugnale. Si parla anche di amore e di sesso in maniera piuttosto divertente… galeotte furono le stalle, ma anche le rime dell’Alighieri dalle quali si deve cavar d’impiccio il protagonista di fronte ad un’offerta molto allettante di matrimonio «ma da quando in qua le fanciulle si sono messe a dichiare il proprio amore a uomini sconosciuti?» tanto che i veleni mortali e brutali omicidi gli sembrano ben povera cosa al confronto. Daltronde il fabbro-investigatore è un personaggio unico, con una capacità di osservazione e con un’intelligenza non comune come assolutamente straordinarie sono le sue conoscenze: sa leggere e scrivere, conosce il latino e a memoria buona parte della Divina Commedia (che usa e con quali risultati anche per incantare una fanciulla) e incontra nel corso delle varie avventure personaggi famosi e conosciuti che si mischiano nella storia con persone del popolo di cui, dopo qualche anno, nessuno avrebbe più ricordato il nome ma che creano la giusta atmofera di questo periodo storico. È logico quindi, visto tutto il suo sapere, che anche in questo romanzo non manchi la domanda tormentone: «Mastro Bertuccio, siete proprio sicuro di voler fare solo il fabbro?» che gli viene rivolta più volte e da più persone.
Ma, come ci informa Bertuccio stesso quasi all’inizio del suo racconto: «Ho scoperto che la troppa conoscenza rende precari su questa terra». Attenti a voi dunque. Bertuccio vi ha avvisato!