” A VISO COPERTO” DI RICCARDO GAZZANIGA- EINAUDI
27 Gennaio 2015” IL COMMISSARIO SONERI E LA STRATEGIA DELLA LUCERTOLA” DI VALERIO VARESI- FRASSINELLI
2 Febbraio 2015Cast: Lwo Gullotta Eugenio Franceschini Sergio Mascherpa Andrea Giuliano Paola Gassmann
“Prima del silenzio” di Giuseppe Patroni Griffi era stato da lui scritto nel 1979 in onore di Romolo Valli che lo portò in
scena l’anno successivo con una delle sue più crepuscolari interpretazioni, molto sobria, con un fondo di amarezzza quasi
presagisse qualcosa del suo funero destino. Una recitazione che gli amamti del teatro e di Valli in particolare rammenta-
no sempre perché fu l’ultima occasione per vederlo recitare e per ammirare uno dei più grandi uomini del nostro teatro del
secolo scorso. Romolo Valli in una sera d’inverno dopo aver recitato in teatro e partecipato a una cena morì in un drammatico
testa coda mentre rientrava a casa, aveva 55 anni.
Per snni e anni nessuno ha più ripreso quel testo, se non fosse stato per Mariano Rigillo che lo interpretò qualche anno fa
per rendere un omaggio al grande attore scomparso. Diamo quindi merito a Leo Gullotta di aver finalmente ripreso questo ri-
portandolo in scena con la regia di Fabio Grossi e proponendolo in tutta Italia.Lo spettacolo vede la presenza fisica dei due
protagonisti in palcoscnico (Gullotta e Eugenio Franceschini)mentre Grossi è ricorso all’ausilio di proiezioni video per
far apparire in scena gli altri poersonaggi.
E’ la storia di un vecchio poeta, ormai privo di illusioni e facile alla malinconia, che ha rinunciato a tutta la famiglia.
moglie e figli, speranze e illusioni, sola compagnia un giovane affascinante e senza pensieri,verso cui il vecchi ha un’atgtra_
zione alquanto ambigua, un pò fisica un pò intellettuale, da vecchio saggio dispensatore di sapere, ma nello stesso tempo tra
i due si rivelano differenze profonde e relative incompensioni. Viltà, incongruenze e ambivalenze al centro di questo strano rap-
porto, dove non si capisce a fondo quanto di intellettuale, quanto di fisico, quanto di consolaorio e opportunistivo vi sia per
entrambi in questo singolare rapporto.
Il nostro scrittore poeta si è fatto vincere dallo schifo verso la società e i suoi componenti e se ne è escluso, ed ora vive
di questo legame con un giovane ospite (mantenuto?, amante ?. ospite ?).UN po’ singolare il dialogo tra i due, attaccato al
valore della parola” il vecchio, rozzo e “tutto fisico” l’allievo, con molte divagazioni filosofiche, ma anche con l’aspra
difesa dell’ospite che considera la parola come un limite alla realtà. In questo rapporto tra servo e padrone alla Losey vi è
tutto un passare di umiliazioni, sogghigni, menefreghismi, ritrattazioni, assuefazioni e dipendenze. Da ring fa un liso divano
rosso, che viene equiparato a una sorta di zattera alla deriva, che non è altro che la vita con i suoi pro e contro.
E via vi si presentano al nostro già turbato protagonista anche i suoi….ex cari, con in testa la moglie spietata accusatrice
(una grande Paola Gassmann), e poi ancora il figlio (Andrea Giuliano) che gli ricorda i suoi doveri verso la famiglia e il
maggiordomo(Sergio Mascherpa) che gli risveglia il senso di colpa che lui però scaccia in quwsto suo auto-annullamento.
Ma quello che veramente lo annienta è il rifiuto del ragazzo, ( refrattario e insensibile ad ogni forma di pietà)a considerarlo
una sorta di padre putativo, un novello Socrate che lo educa al valore della parola. Il bel dannato,forse oggi i giovani
sono più portati a fare i “bamboccioni” in casa, figura un po’datata a cui Franceschini cerca di conferire credibilità,
rifiuta ogni possibilità, lui vive alla giornata, non accetta questo appello del vecchio amico, sembra quasi dire, io
ho dato, ora riprendo la mia strada…
E forse l’unica speranza potrebbe essere nelle parole del figlio che bene o male riconosce questo padre, ma alla fin fine
non crediamo neppure che a Patroni Griffi interessasse dire questo, c’era una forte pulsione letteraria nel testi superiore
anche a quella drammaturgica.
In questa edizione dell’ottimo Leo Gullotta (anche se lo avremme preferito meno patetico…)quel che conta è una sorta
di autoannientamento, unica maniera di fuggire dal clima malsano dell’oggi.
GIUSEPPE PREVITI