” IL SILENZIO DI ADA ” di ROBERTO VAN HEUGTEN- HOMO SCRIVENS EDIZ.
6 Giugno 2017” L’ULTIMO ANGOLO DEL MONDO FINITO ” – DI GIOVANNI AGNOLONI – Galaad edizioni
13 Giugno 2017Italia Donati era nata nel 1863 da una famiglia poverissima dove il….compito principale era il sopravvivere, adattandosi anche ai lavori più umili. Italia era
invece dotata di ben altre qualità e possibilità e così si era diplomata maestra elementare. Si viveva in tempi assai duri, tutti dovevano lavorare, anche i più
piccoli, e per lavoro si intendeva quello manuale. Parole come istruzione, emancipazione, se non erano considerate eresie poco ci mancava…..
Il desiderio di Italia Donati di fare la maestra e portare l’istruzione, lei donna e giovanissima, si scontra da subito con la mentalità di un paese povero e
analfabeta. Oltre tutto deve , per mantenere il posto, ” adattarsi” alla prepotenza del sindaco che si ritiene il padrone del paese e che le imporrà di vivere
nella sua villa, il che le metterà contro tutta la comunità.
Italia piano piano si troverà emarginata, calunniata, insultata e soltanto sacrificando se stessa riacquisterà pace e rispetto.
Una storia vera alla base di Prima della quiete di Elena Gianini Belotti, la storia di Italia Donati , con l’ autrice che attraverso una terribile storia di sessismo,
cattiveria e maldicenza,ci farà vedere come si distrugge un essere umano.
I luoghi dove si è svolta questa triste vicenda sono il Cintolese, un paese nella provincia di Pistoia, una piccola frazione a pochi chilomentri da Monsummano,
sulla statale 436. Oggi questa vallata è tutta cementificata, trafficatissima, i paesi sono diversissimi da allora, anche se fa piacere che la scuola elementare
statale è dedicata alla Italia Donati.
I Donati erano un a famiglia poverissima, abitavano alle CaseBini in una casa colonica, certamente posti desolati a quei tempi, con lunghe distanze da percor-
rere a piedi. Certo allora l’imperativo era adattarsi a qualsiasi lavoro, e sentire parlare di studi, di diplomi no0n poteva che suscitare invidie e critiche.
La zona confinava con il palude di Fucecchio, tutti si industriavano a ricavare di che vivere.,lafamiglia di Italia non faceva eccezione. I suoi familiari erano
analfabeti, ma lei con grande volontà aveva studiato, conseguito il diploma di maestra e nel 1883 si era avviata fiduciosa e contenta verso un nuovo avvenire.
Ben venga allora il libro della Gianini Belotti a ricostruire una storia che finirà per diventare assai tragica. Ma è bene che sia fissato il ricordo di quei giorni,
le memorie non vanno rimosse, anche quelle cattive.
La vita della giovane maestra fu purtroppo assai tribolata sino alla ingiusta fine di questa infelice giovane, avvenuta a Porciano nel 18886. Nata a Cintolese
nel 1863 la sua storia non deve essere dimenticata ma portata a esempio di quale fosse a quei tempi la condizione della donna.
L’autrice si è basata sui dati storici da lei raccolti, attraverso anche le cronache del tempo, grazie anche agli articoli del redattore “viaggiante ” del Corriere
della Sera, Carlo Paladini, che si interessò molto alla vicenda. Ne è nata una storia intensa e commovente,, con un susseguirsi e di eventi e di personaggi.
Tra questi spicca quello della giovane maestra, tratteggiato con grande finezza psicologica. Italia era una delle figlie di un modesto “granataio”, perseguitato
dai malanni e da una grande miseria. Il maestro di Italia apprezza le qualità della ragazza e convince i genitori a farla studiare e lei arriva a ottenere il diploma
di maestra, anche se il suo paese, malevolo e invidioso, non accetta i suoi successi nello studio. Le viene assegnata la cattedra a Porciano e qui inizia il suo cal-
vario. Intanto va premesso che le assegnazioni venivano fatte dai sindaci che potevano anche annullarle, non tutti tra loro erano personaggi raccomandabili,e
alla povera Donati toccò un certo Raffaello Torrigiani, personaggio dispotico e prepotente, con la fama di sciupafemmine. Lui la costringe a vivere nella sua
villa con la moglie e l’amante in carica, un vero esempio antelitteram di famiglia allargata…. IL sindaco si è messo in mente qualche idea sulla ragazza, ma lei
lo respinge fermamente, lui per vendetta andrà a dire che l’ha baciata. Si allarga il cerchio delle malelinguie, per lei la vita in paese e a scuola diventa un inferno, addirittura viene accusata di avere abortito.
Diffamata, isolata, violentata psichicamente, per la sventurata non vi è scampo. E così per una bella ragazza, con l’unico neo di essere gentile,timida e bisogno-
sa, il mondo diventa sempre più ostile, lei si spegne sempre più, e a nulla approderà la sua richiesta di una visita medica per dimostrare che è illibata, e allora
non le è rimasto che il suicidio per poter essere riabilitata.
In Prima della quiete non riviviamo solo l’odissea della ragazza, ma si scopre anche come era la vita delle donne verso la fine dell”800, in particolare la situa-
zione delle insegnanti. In questa ricerca viene citata anche Matilde Serao che, prendendo spunto dalla fine della povera Donati, scrisse ” Come muoiono le
maestre”, parlando della loro vita disagiata e riportando un elenco di vittime, sia al Nord che al Sud, tutte donne morte per conquistare e diffondere l’emanci-
pazione.
Spesso la maldicenza veniva diffusa da pretendenti respinti. Nel ricostruire la vita e il carattere di Italia colpisce che tutto il popolino di Porciano,ma anche
quello di Cintolese, sono apertamente contro di lei, mentre le persone più illuminate, il dottore, il farmacista, i suoi vecchi maestri, l’ispettore scolastico, il
padrone di casa, ne parlano invece bene e l’apprezzano. Ma furono sempre una minoranza, compreso il brigadiere dei carabinieri, segretamente innamorato
di lei, ma incapace di superare i pregiudizi.
Nonostante la sua bellezza, la sua gentilezza, la sua onestà, la sua dedizione all’insegnamento, le invidie e le calunnie finiranno per sopraffarla. Purtroppo
rileva la Gianini Belotti erano tempi bui, la gente doveva patire per vivere, l’istruzione per io più era un lusso, una ambizione pericolosa, da non coltivare
e diffondere.
Nella vicenda ripercorsa in questo libro si nota la crudeltà del basso ceto che purtroppo si mescola e si fonde con la protervia e l’arroganza del sindaco, che
poi verrà messo da parte ma solo per interessi politici.
Italia porta un nome simbolico, del resto pure ikl fratello porta il nome di Italiano, evidentemente il vecchio padre aveva fiducia e speranza nel nuovo Paese
che doveva sorgere dall’unità conquistata sul campo, ma le speranze di un avvenire migliore, nel caso della Donati un nuovo futuro da costruire con il suo
lavoro, cadono miseramente tra l’indifferenza generale.
L’autrice sente questo argomento in maniera particolare in quanto sua madre era una maestra elementare ,e suoi stessi familiari non apprezzaronio molto
questa scelta, in quanto secondo loro contava solo il lavoro manuale, lo stare a scuola che fatica era ?
A Ilaria andò peggio, però intorno a lei si sviluppò un movimento di reazione, se ne interessarono la Serao e il Corriere della Sera. La Serao rivendicò il
ruolo delle donne che lottavano per un avvenire diverso, mentre il Corriere parlò di questa figura femminile, dell’arretratezzza dei suoi compaesani e dei
suoi detrattori, di una serie di accuse ,di maldicenze prive di qualsiasi supporto se non la cattiveria e la voglia di fare del male.
C’è da segnalare un fatto singolare, dopo la triste morte di Italia l’opinione di molti cambiò , quasi che un ripensamento collettivo avesse illuminato le
coscienze e infatti ai funerali della povera ragazza parteciparono migliaia e migliaia di persone venute da ogni dove.
Si verificò un altro fatto importante, un’appendice dovuta all’ex-sindaco di Porciano che querelò per diffamazione il redattore Paladini e il Corriere della
Sera, ma furono assolti perché il giornalista , come disse la sentenza, si era limitato a riportare e riferire i fatti. Fu un ulteriore smacco per il Torrgiani
anche perché l’intero dibattito fu riportato, giorno dopo giorno, integralmente sul Corriere.
Un’ultima annotazione, nel libro alla fine vengono ricordate le centinaia di persone massacrate dai nazisti nel Padule di Fucecchio, l’autrice auspica
che questa memoria non venga mai meno, ricordando però che nel passato, e la storia della Italia Donati lo testimonia, le vittime del sessismo, delle
violenze specie ai danni delle donne, sono state purtroppo dimenticate, invece anche questi fatti devono restare nella memoria di tutti, forse oggi
si avrebbero meno delitti del genere….
Perchè, viene da osservare, è forse cambiato qualcosa ?
GIUSEPPE PREVITI