” IL CANOTTO INSANGUINATO” DI AUGUSTO DE ANGELIS- IL GIdrusso, I anALLO MONDADORI- 21.12.23
21 Dicembre 2023” L’HOTEL” DI DANA MARIA STIFREN- GOLEM EDIZIONI- 27.12.23
27 Dicembre 2023che non è altroEdgar Allan Poe era nato il 19 gennaio 1809, per morire il 7-10-1849. Poeta,scrittore,giornalista,, criticletterario,saggista, editore, ha lasciato comunque un grande ricordo di sè, ottenendo fama im-
peritura nella Storia, perché è indicato come uno degli inventori del racconto poliziesco, in partico
lare quello ricco di riflessi psicologici, e anche quello dei racconti dell’anima.
Le primogeniture sono evidenti e si può dire che la sua fama non è stata certo scalfita dal tempo. Fu senza
dubbio un autore di grande inventiva, e gli va dato atto anche della creazione di grandi personaggi che si
avvicendarono nella storia della letteratura gialla e poliziesca. Un Auguste Dupin o un Legrand sono certo tra
i progenitori di un certo Sherlock Holmes.
Tra le tante idee che lo scrittore americano ci ha lasciato è quella di aver scritto soltanto romanzi, o meglio,
racconti “gialli”, brevi, quindi leggibili in poco tempo, partendo dall’idea che solo questi potessero mantenere
la giusta suspense.
Un’altra regola da lui dettata era che l’investigatore non dovesse appartenete alle Forze dell’orine, ed ecco la
partecipazione di persone magari eccentriche, ma dalle superiori capacità intellettuali e intuituive, vedi Holmes,
Poirot.Philo Vance,etc.
Ma EDGAR ALLAN POE è stato anche un famoso costruttore di “RACCONTI DEL TETRRORE”(ma anche racconti dell’incubo,della
fantasia, del mistero. Tutti racconti apparentati al genere gotico o horror, che trattano appunto di questi argomenti e che portano a immergerci in un’atmosfera di terrore. Storie che hanno a che fare con omicidi o eventi misteriosi
causati anche da eventi soprannaturali, grotteschi, spesso fantastici, insomma l’imprinting è il gotico horror, con
momenti di tensione o addirittura di paura.
POE ha avuto una vita assai travagliata, studiando,documentandosi, scrivendo e dandosi un gran daffare per sfuggire alla mala sorte.E, anche, alla sua poca avvedutezza,ma proprio questo gli permette di sperimentare o scoprire un nuovo mondo legato alla letteratura e alla poesia, ovvero l’uomo non si fa guidare dalla ragione, ma finisce vittima di forze oscure, che se è pur vero che contribuiscono alla forza vitale dell’individuo, dall’altra hanno una tale§
forza negativa che puo’anche distruggere un individuo.
Ecco che GIUSEPPE ZUCCO ci presenta, attraverso “dieci parole chiave”,Edgar Allan Poe,o meglio i “racconti del terrore”. Questi si distinguono dalla serie dei “racconti del raziocinio”, basati su intrecci misteriosi, criminosi o legati alla follia , ma sempre decifrabili con un procedimento legato assolutamente alla logica e quindi al “nostro
io,mai dall’esterno o dalle fobie o dalle allucinazioni dei personaggi.
Scritti in prima persona, sono sorta di monologhi,di confessioni, di manifestazioni dei propri stati d’animo.di sintomi di paura e di angoscia.I personaggi sono pervasi di queste sensazioni, bellezza, morte, tragedia, addirittura si può vedere anche un doppio del protagonista, un personaggio secondario, che può divenirne l’ombra speculare.
GIUSEPPE ZUCCO ci svela ne I SEGRETI come arrivò a scoprire i romanzi di Poe. Aveva 14 anni, una gran voglia di leggere, era affascinato da i Misteri.E così rimase colpito da “La mascherata della morte rossa” di un certo Edgar
Allan Poe. Lo colpirono gli incisi, con una serie di oscure presenze che gli impongono la loro presenza nella biblioteca ,anzi si rende conto che non era più lui a leggere i racconti, ma questi “leggevano lui.E così gli si rivelarono i segreti più oscuri del genere umano, e fu lì che decise che un giorno avrebbe trovato quella FORZA
per scrivere un libro anche lui, dando forma e senso alle entità più misteriose.Ma principalmente la parola da usare
è GIOIA , prima dandola a se stesso, e poi in sequenza altri, per aver trasmesso loro energia e potenza accrescendo in ognuno la potenza vitale che racchiude dentro di sè.E infatti molti scrittori si sono spinti su nuovi percorsi.
I suoi racconti sono etichettati come “racconti del terrore”. Fantasmi, gatti neri,doppioni di sè stessi,pestilenze,
demoni,folli assassini, sepolti vivi, disastri e catastrofi, tutto questo infesta le sue pagine.Ma lui non considerava la paura fine a se stessa, quanto voleva raggiungere quelle entità misteriose a cui molti non sanno dare volto.Il fatto è che la letteratura, la poesia, la scrittura gli fanno vedere cha la natura umana non è dominata dalla ragione , ma da “forze oscure”, che attenzione, possono portare anche all’autodistruzione.Oggi parleremmo della
potenza dell’inconscio, ma ai tempi in cui visse E.A.Poe molte cose erano ignote o al di la da essere rivelate, quindi non era possibile dare loro un nome.>
Il nostro autore non era né un filosofo né uno scienziato, lui è uno che scrive, non vuole divulgare teorie, lui sem-
plicemente offre ai lettori una ESPERIENZA ,ovvero quella di addentrarsi in un territorio in fido,ostile, inmsomma
affrontare una ulteriore conoscenza di sè e del mondo, al fine di fare emergere quanto di più oscuro esista.
Molto si è parlato di una sorta di cammino comune a Poe e Shakespeare. Li accomunano storie gotiche, ricche di fantasmi, streghe, spiriti, personaggi misteriosi o invisibili,ma che però riescono a incidere sulla realtà.Ci dice
Emily Dickinson che “non esiste mondo senza sentimento del mondo”.I sentimenti sono una materia consistente, viva
che lascia un… SOLCO sotto i nostri piedi. Ma per Poe la realtà è un qualcosa di instabile perché sempre vincolata
alle forze che si agitano in noi. E Poe su spesso costretto a spiegare il proprio modo di scrivere con la necessità non di evadere la realtà, ma addirittura per calarsi ancora più dentro la stessa.
Durrenmatt diceva che la luce della ragione era insufficiente e che nella penombra dei suoi confini si celava tutto ciò che era paradossale, dove brulicava un mondo tutto ancora da scoprire , e che infatti Poe si impegnò a scoprire
vagando tra le ombre più oscure, portando così la letteratura a tracciare percorsi di CONOSCENZA con la sua IMMAGI-
NAZIONE.
E la forma letteraria a dare realtà al sogno non può essere per Poe che il RACCONTO. Questo direbbe lui,è breve come un sogno, rende concreto ciò che è vivo, concentra molto in poco spazio, collega anche le cose più lontane, rende familiare ciò che è misterioso e viceversa.E’come leggere una vita, fatta certo di tante cose, in un tempo assai conciso, ma ciò rendeva, proprio perché più rapido, più gradevole l’approccio della storia, Ecco perchè il nostro
protagonista amava la forma breve di espressione, era più semplice trovare il tono giusto, la frase giusta.E così
riteneva il racconto persino superiore alla poesia.Ed è una vera iattura che il racconto oggi non sia ben visto dalle
case editrici.
Edgar Allan Poe nasce com poeta, ma quello che gli permise di guardare la realtà come un sogno fu il racconto.Ma lui
aggiunse che la nostra vita è un sogno continuo, in un sogno ancora più grande, dato che il sogno è sempre l’espres-
di una MENTE. Del resto in tutti noi c’è ed opera una mente che vive dentro una mente molto più estesa,che non è altro che un insieme di storie da vivere e raccontare.
E’ vero che si parla spesso di morte, ma non c’è disperazione, perchè si sente che si fa parte di un emisfero più vivo.
Nei racconti di Poe è la via che dimostra la sua potenza, la potenza della vita comune con quella della letteratura, mosse da una ENERGIA COMUNE che va oltre il concetto di morte.E così scrisse Hannah Arendt in Vita activa:” Gli uomini anche se devono morire, sono nati non per morire ma per incominciare”.
GIUSEPPE PREVITI