IL PERSONAGGIO DEL GIORNO: TOMAS MILIAN
3 Marzo 2015IL PERSONAGGIO DEL GIORNO: LAMBERTO BAVA
3 Aprile 2015Recentemente è uscita negli Stati Uniti una biografia di uno dei più grandi giallisti del nostro tempo, The World of Raymond Chandler, scritto dall’inglese Barry Day.
Questo testimonia il mito ancora intatto di questo autore, Ma chi era Raymond Chandler ? Era nato a Chicago, poi era vissuto in Irlanda e a Londra, qui si era com-
piuta la sua formazione culturale, mitizzando anche l’idea dell’America per la quale sentiva un forte attaccamento. E pur stando bene in Europa appena ha potuto è
tornato in America andando a vivere in California. Ma gli approcci “idealizzati”non sempre hanno rispondenza con la realtà, Chandler era preso da un senso di angoscia che lo opprimeva e finì per preferire la notte. Non apprezzava neppure un mondo troppo attaccato al denaro, alla apperenze e senza grossi valori morali.Fece vari lavori, ma non era mai soddisfatto, non si sentiva mai appagato, cominciò a bere, chi lo salvò fu Cissy, una donna più grande di luì, che lo incorag-
giò a leggere gli autori americani. Li lesse con molta attenzione, scoprendo che- lui che veniva dall’Inghilterra-doveva imparare la lingua americana. Intanto aveva
perso il lavoro alla compagnia petrolifera ma Cissy lo incoraggiò a scrivere facendogli passare la delusione e così lui mandò il suo primo racconto a The Black Mask.
Dai suoi primi scritti risulta subito evidente che Chandler nei suoi scritti voleva combattere la corruzione dello spirito, la storia con il crimine era solo una chiave per
arrivare al suo scopo. C’è chi parla di una totale corresponsione tra Chandler e Marlowe, anche sarà proprio Chandler a dire al produttore de Il Grande Sonno: “Mar-
lowe è una persona rispettabile, molto più di quanto lo siamo noi due “. Si dice anche che per interpretare Marlowe avesse consigliato Gary Grant, non approvò, almeno inizialmente, la scelta di Humphrey Bogart, anche se poi dovette riconoscere che la scelta era stata azzeccata. Il suo rapporto con il cinema non fu mai troppo
idilliaco anche se lavorò coin grossi autori da Wilder a Hitchcock.
Ma i problemi maggiori gli venivano sempre dalla vita privata, l’alcool continuava a minare la sua salute,ma la tragedia più grande fu la morte di Cissy, lo buttò in un
profonda depressìone da cui non riebbe più. Quando si rese conto che prossimo alla fine chiese alla casa editrice di intitolare il suo ultimo libro, rimasto peraltro incompiuto, Forse sognare, ero il suo credo verso il passaggio all’al di là, ma non fu accontentato, fu preferito Playback.
La sorellina di Raymond Chandler (1989): “……. Avevo una ragione per tornare in ufficio. Un espresso che conteneva uno scontrino color arancio doveva essere già
arrivato a destinazione, ormai. La maggior parte delle finestre del palazzo erano buie, ma non tutte.In parecchi mestieri, oltre al mio, si lavora di notte.L’uomo del-
l’ascensore tirò fuori un salve dal fondo della gola,e mi portò al mio piano. Nel corridoio c’erano varie porte aperte,illuminate, dietro le quali le donne di servizio sta-
vano ancora spazzando i detriti delle ore perdute. Voltai l’angolo accompagnato dal ronzio bavoso di un aspirapolvere entrai nell’ufficio buio e apersi le finestre “.
Uno dei maestri della crime fiction americana rivela che non sarebbe mai diventato uno scrittore se non avesse letto il tredicesimo capitolo de La sorellina di Raymond Chandler. Lo scrittore è Michael Connelly, lui arriva a dire che questo brano è ” poesia pura” e che ogni volta che sta per iniziare un romanzo va a rileg-
gerlo. Effettivamente in questo breve saggio di scrittura si può notare come Chandler sa fondere in maniera pressoché unica il carattere di un luogo, la città di Los
Angeles, di un ambiente, un ufficio di notte, e di un personaggio, l’investigatore Philip Marlowe.
Il modo di scrivere di Chandler era pressoché unico, ad esempio per lui tutte le vere bionde (e ne troviamo nei suoi racconti)avevano gli occhi azzurri, mentre quelle
tinte erano degne di disprezzo ” Bionde quanto uno zulù, tenere quanto un marciapiede”.
Un ‘altra caratteristica nella scittura di Chandler è l’approccio con la città. Los Angeles. La sua Los Angeles è certamente una città vera e reale ma nel contempo la
possiamo considerare una città irreale creata dalla sua fantasia, un luogo immaginario. Va pure ricordato che lui ci era arrivato quando aveva 30 anni, forse non si
neanche mai ambiantato veramente, ma una cosa l’aveva compresa che era la migliore località possibile per ambientarvi dei cimini. E del resto sul mito Chandler-
Los Angeles è stata creata una leggenda, del resto questo non meraviglia i giallisti, come esiste il Quai des Orfevres di Maigret, la Vigata di Montalbano, c’era anche
il Cahuenga Boulevard dove Marlowe aveva il suo ufficio. Chandler comunque ricorreva spesso a nomi di fantasia e per le località e per i personaggi, insomma
si può parlare di una sorta di geografia parallela tra la realtà e l’immginazione.
Pur essendo vissuto durante la giovinezza in Inghilterra Chandler non aveva preso niente dai giallisti di lingua inglese, tutti di scuola “classica”. Lui è stato uno
dei profeti dell’hard boiled, scriveva per le riviste pulp come Black Mask consegnando racconti che gli venivano pagati un cent a parola. Questi racconti erano
basati sull’azione escludendo descrizioni e notazioni psicologiche. Ma con il suo primo romanzo, Il Lungo Sonno, lui inventa un nuovo modo di costruire una trama,
ch si basa sullo stile di scrittura, una scrittura che si basava sulla capacità dei dialoghi e sulla creatività di sempre nuove emozioni. Non va sottovalutato neppure un
certo tono umoristico che stempero spesso i toni della narrazione.
Interessante è sempre stato il rapporto tra Chandler e il suo personaggio, certamente sono due grandi solitari, qualcuno dice due”insicuri,”la vita di Chandler ha
avuto varie fasi depressive, Marlowe è molto intelligente, arguto, sa come muoversi, ha una sua etica morale, ci pare tutt’altro che insicuro.
Se in America fu considerato uno scrittore di genere, salvo poi ricredersi, critici autorevoli hanno parlato di ” opere d’arte” per i suoi libri, non romanzi d’evasione….