ESISTONO REGOLE PER COSTRUIRE UN NOIR PERFETTO ?
16 Settembre 2014SCRITTORI CHE NON PASSANO MAI DI MODA. IAN RANKIN
19 Settembre 2014Le città hanno una loro vita nel ben e nel male, una vita reale che si svolge tutti i giorni e di cui la cronaca fedelmente ( almeno così si spera) ce ne lascia
i dettagli. Poi ci sono le città “cantate” dai poeti, dai novellieri, dagli scrittori, dai giallisti e qui evidentemente la rispondenza alla realtà non è richiesta
al cento per cento.
Renato Olivieri, pur veronese di origini, è stato una scrittore milanese a tutto tondo, anche perchè la maggior parte della sua vita si è svolta a Milano,
dove ha fatto il giornalista, dirigendo anche varie riviste, e acquisendo pertanto una grossa conoscenza della città.Ma lui aveva a questo proposito un
metodo tutto suo: infatti girava la città in lungo e in largo scattando continuamente fotografie di strade, piazze, palazzi di gente che era in giro.
Fotografie che poi puntualmente gli venivano comode quando cominciava a immaginare un racconto su Milano, si può ben dire che è stato il cantore
della Milano noir anni sessanta e seguenti. Ha scritto sui quindici romanzi unendo una innata abilità nella scrittura con trame assai perfezionate dove
si parlava di delitti e di crimini. Olivieri non conosceva bene soltanto la città ma sapeva anche cogliere i drammi che si potevano vivere nella stessa.
Vasta era la gamma del suo repertorio, mai la violenza per la violenza, piuttosto l’osservazioni dei tanti vizi dell’animo umano, passioni sfrenate, tradimenti,
liti tra parenti, vendette, intrighi, maldicenze, tutti fattori alla base dei drammi a cui la grande metropoli lombarda faceva da palcoscenico.Renato Olivieri aveva creato un poliziotto che per certi versi gli somigliava. Il commissario Giulio Ambrosio,un poliziotto un po’ introverso, a cui piacevano le cose belle. Un uomo colto, profondo conoscitore
dell’arte, una propensione per l’arte moderna. Un matrimonio fallito alle spalle, un legame non molto stretto con una ragazza assai più giovane di lui. Sugli
investigatori di carta ognuno se li raffigura come meglio crede, unica certezza nel cinema ha avuto le sembianze di Ugo Tognazzi che nel 1988 interpretò I
giorni del commissario Ambrosio in un film diretto da Sergio Corbucci.
Continuando nel ritratto del commissario, Ambrosio era abbastanza malinconico, non aveva atteggiamenti da duro, cercava di capire e le vittime e i loro
assassini. Considerato che Ambrosio abitava nel centro di Milano le sue indagini servivano allo scrittore anche per compiere una sorta di ricognizione nella
città, tracciando a ogni indagine anche una sorta di mappa ideale della stessa.
Una Milano che viene descritta nelle sue varie anime, nei suoi colori, nelle sue nebbie, senza mai calcare la mano, rifuggendo ad atmosfere horror, ma volendola
fare apparire affatto fredda e scostante, una città severa, dove il culto del lavoro è stato inculcato da secoli, ma dove anche la qualità della vita non è delle peg-
giori. Teniamo conto che Olivieri parla degli anni Settanta e Ottanta, ancora il problema degli extracomunitari non era così pressante come ora, ma Milano
è sempre stata una città dedita all’accoglienza. La forza di Milano, e Olivieri sfrutta molto questo motivo, è nei tanti quartieri, mai uguali l’uno all’altro, molto
popolosi, con personaggi di ogni condizione, ovviamente ci sono anche le figure legate alla criminalità. Ambrosio si ” immerge” quasi voluttuosamente in queste
situazione, ne assorbe l’atmosfera, da buon milanese, perché non gli sembra mai uguale, ne apprezza la severità di fondo pur se non manca qualche ambiguità
nei comportamenti.
A volte capita nelle sue indagini in zone dove lui ha vissuto o vi ha avuto magari qualche storia d’amore, dà molto spazio ai suoi ricordi personali, e questo
gli permette anche nel valutare il caso su cui sta indagando di integrarlo con quella che è la vita, la posizione di quella zona che se è ai margini della città
anche chi vive probabilmente è un emarginato con tutto quel che ne consegue.
Se vogliamo però fare un quadro d’insieme sulle indagini del commissario Olivieri pone al centro delle sue storie la Milano solida e borghese o addirittura ricca
che tutti ci invidiano, e certamente un delitto, una morte violenta in questi ambienti fanno più scalpore, sono quasi inimmaginabili.
Ambrosio va avanti nelle sue indagini, non guarda in faccia a nessuno cerca di capire, Olivieri predilige le storie alla Simenon, è un pò un motivo che nella
letteratura ricorre spesso, amare un autore non vuole dire copiare quell’autore, semplicemente chi ama Simenon resta fedele al suo stile letterario, alla sua
maniera di raccontare i fatti, anzi per Olivieri si può aggiungere che è parco di parole come il suo Maestro.
Molti i personaggi di cui vengono ben delineate le varie sfumature, Ambrosio li fa parlare, cerca di entrare nel loro modo di pensare, non eccede mai in facili
moralismi ne perde mai la pazienza. Insomma un commissario che non vuole giudicare, altro elemento che lo accomuna a Maigret. Ambrosio in compenso
veste bene, cammina molto anche quando è freddo, gli piace stare all’aperto, da uomo di vasta cultura qual’è cita spesso autori e aforismi famosi.Non frainten-
diamo non è un asceta, spesso d’estate pranza o cena ai Navigli o a Brera, beve birra e caffè. Ha un suo ristorante preferito, ama molto la via Solferino dove
vive e che riassume un pò il concetto della sua vita ideale, severità ma anche allegria, aria popolaresca ma anche qualche concessione all’imprevisto.
Milano non solo violenta ma in una veste noir all’insegna della garbatezza e del buon gusto, ma principalmente una occasione per scrivere delle storie interes-
santi, vive, ben rispondenti ai canoni del giallo ma anche con la possibilità di farci percorrere strade e quartieri di una metropoli, Ambrosio lo fa per ragioni
di servizio, il lettore lo può fare per assaporare le stesse atmosfere e conoscere la città.
GIUSEPPE PREVITI