” E COSY SIA” -AA.VV.- A CURA DI BARBARA PERNA-PREFAZIONE ALICE BASSO- IL GIALLO MONDADORI- 25.10.2024
25 Ottobre 2024” RACCONTI BREVI” di MARCO VICHI & GIANCARLO CALLIGARIS- MagdalenA- 06-11-2024
6 Novembre 2024Un uomo di successo, bello,alquanto istrione, di origini francesi,sposato, una forte rassomiglianza con Julio Iglesias. Buono di carattere, sempre pronto
ad aiutare gli altru, direttore di una grossa fabbrica nel torinese, benvoluto da tutti, sposato con una donna ricca. Chi gli poteva voler male ?Eppure
gli sparano sulla porta di casa, riducendolo a un essere vegetale.Nessuno ha visto nulla, ma ben presto giungerà la rivendicazione di un gruppo terroristico che ne rivendica la paternità. Intanto i padroni della fabbrica vogliono silenziare la faccenda e quindi autorità e alti gradi della polizia si adeguano.
Ma chi non crede a questa soluzione è Corso Bramard, anche se il commissario sta attraversando un periodo difficile, per la sempre più accentuata dipen-idenza dall’alcol, e naturalmente ha il pieno appoggio del suo vice, il giovane ispettore Arcadipane. Questi, quasi ogni notte,deve recuperare il suo capo
che soffre d’insonnia per le osterie della città, e preoccuparsi che il giorno dopo si presenti in questura.E i due si muovono in una uggiosa Torino e di torni, tra lolali, strade deserte e luoghi dell’alta borghesia dove tra l’altr0 dove è avvenuto il tragico fatto.
Troppi segreti incofessabili, troppi vizi da nascondere, troppi tentativi di depistaggio.Ma i due poliziotti non si saranno per vinti….
La tranquilla, almeno in apparenza provincia piemontese, è scossa da un grave fatto di sangue.IL responsabile di un grande gruppo induistriale è ridotto
in coma, gli ha sparato alla testa sul pianerottolo di casa qualcuno dal viso coperto da un passamontagna.
Siamo nel 1987, un bel salto indietro nel tempo per il duo Bramard-Arcidiacono, il primo è ancora commissario-capo e il secondo è il suo vice. Questo è lo
scenario di REQUIEM DI PROVINCIA di DAVIDE LONGO. Un romanzo che ti “prende” sin dalle prime pagine, imprevedibile ma anche avvinente e con una buona dose di umorismo.
Davide Longo descrive la provincia piemontese dove si “educano” alla rigiità del Nord i tanti operai provenienti dal Sud. Non c’era tgempo da perdere, il aa creare”boom”era dietro l’angolo. E importante era creare, cominità, vita sociale, divertimento, tanto per grandi che per piccini.
E certamente grande è lo scalpore e lo sconcerto quando un dirigente, conosciuto per la sua affabilità e disponibilità,bello come un divo-nel suo caso ri-
cordava Julio Iglesias, viene ridotto in fin di vita, gli hanno sparato sulle soglie di casa. Ma allora non gli volevano tutti beneP?
Il Killer portava un passamontagna e certamente era uno del mestiere, la vittima verrà ricoverata tra la vita e la morte,, accudito dalla sempre “gelida”
moglie, che non perde mai il suo aplomb, non per nulla discendeva da una delle famiglie più potenti della zona.
Molto rumore e preoccupazione negli ambienti alti della industria e della politica, si cerca di non pubblicizzare molto il fatto, ma non si è tenuto conto
del burbero e magari un po’..sfasato Bramard, ma certamente insuperabile per abilità e intuito nel condurre delle indagini. All’epoca dei fatti era commissario-capo alla Questura di Torino,e con lui il suo aiutante l’ispettore Arcadipane, che ha anche il ruolo di voce narrante della vicenda
Corso Bramard è un pò il personaggio pilota, grandi capacità deduttive, intuito infallibile,, quanto mai equilibrato nelle considerazioni, purtroppo
una sempre maggiore propensione all’alcol. Arcadipane è altrettanto capace nel suo mestiere, forse anche qualcosa in più di una spalla, anche se il riferi-
mwnto alla coppia Holmes-Watson può venire spontaneo.
L’indagine sul ferimento di Delarue si presenta comunque difficile, gli alti piani della questura torinese la vogliono insabbiare a tutti i costi, pur se non hanno il coraggio di sconfessare il ruvido quanto geniale commissario.
Oltretutto Bramard gira ormai tutte le sere per Torino, in cerca del sonno che non viene, e Arcadipane pena la sua parte a rintracciarlo e metterlo….letto. Ma lui va a caccia anche di cibo, a allora va per piccole osterie a caccia dei piatti tipici della cucina piemontese e vedremo i
due battere i quartieri snob di Torino, ma anche quelli dei dintorni.Ormai riconesceranno una serie di regole e ruoli che si perdono nel tyempo, una sorta
di….puzzle-umano da rimettere insieme. E da qui si ritorna all’infallibile intuito del Branmard per incastrare i colpevoli.
E occorre risalire al passato dei protagonisti, a partire proprio dalla vittima dell’attentato.E del suo ruolo nel passato dei tornei aziendali da lui organizzati per i dipendenti della fabbrica e dei loro figli.E verranno fuori storie di ragazzini scomparsi.
Scritto sempre con mano forte ma anche estremamente efficace, che sa ben unire le caratteristiche di una trama poliziesca, assai incalzante,incentrata su un ambiente che rispecchia i caratteri aristocratici della grande borghesia piemontese e i risvolti sociali e di costume della città della Mole.
L’autore non fa sconti a nessuno, neanche ai suoi protagonisti,tenuti sempre sulla graticola, ed è per questo che sembrano più reali.E così tanti perso-
naggi, tante “piccole”storie, che fanno però vita, quotidianità,realtà.
Dicevamo che c’è una buona piccola dose di ironia, ma anche una amarezza di fondo, e una malinconia che del resto è ben rappresentata dalla descrizione del
commissario, che vaga per la notte, incurante della pioggerella e della solitudine che gli fanno da cornice.
E certamente, se colpisce la vicenda raccontata, che ripetiamo è una trama gialla,non meno colpisce quekl’elemento che ormai troviamo in tanti romanzi gialli,cioè la solitudine,che del resto è all’origine di tanti delitti nella società in cui viviamo.
Spiccano naturalmente i due protagonisti, più osservatore e riflessivo il commissario, capace di trarre ogni risposta dai vari personaggi che gli si pre-
sentano. Più distratto l’altro, più goffo, ma già avviato alla carriera e lo si nota proprio in questo romanzo che è ambientato nel loro passato, capaci di una marcia in più.
E se vogliamo, infine, si fa anche “storia”, parlando di un periodo abbastanza lontano e che qui viene riproposto con grande cura e con grande amore.
GIUSEPPE PREVITI