GIORGIO FALETTI IL COMICO SCRITTORE
9 Luglio 2014” VETERA TEMPORA ” di OSCAR MONTANI- EFFIGI EDIZIONI
23 Luglio 2014Siamo nella Napoli del 1931, in una stagione dove la primavera tarda ad arrivare pur se siamo a fine marzo. La città è scossa da un vento forte che porta aria fredda, ma rimarrà ancora più scossa dall’assassinio del grande tenore Arnaldo Vezzi. Il Vezzi era un artista di fama mondiale, amico del Duce, una voce sublime ma anche un pessimo caratteraccio, ben pochi ne parlavano bene. Viene trovato cadavere nel suo camerino al Real Teatro San Carlo con la gola squarciata da un frammento di vetro di uno specchio andato a pezzi. Si occupa del caso il commissario Ricciardi della squadra mobile della questura napoletana, un uomo dal carattere assai singolare, molto attaccato al suo lavoro ma inviso ai superiori perché preferisce lavorare in solitudine infischiandosene delle direttive e anche in questo caso si scontrerà duramente con il suo superiore, il vicequestore Garzo, che pretende una rapida soluzione del caso. E la storia non mancherà di riservare delle sorprese…. Il senso del dolore è il primo romanzo di Maurizio De Giovanni.
De Giovanni aveva già presentato il commissario Ricciardi nel racconto I vivi e i morti, dando così il via a una lunga serie di romanzi con protagonista questo singolare poliziotto che è segnato
da una caratteristica particolare: fin da bambino vede i morti nel loro ultimo momento di vitae me condivide il dolore del distacco.
Questo romanzo ci offre un affresco della Napoli del 1931, una Napoli che fa da sfondo alla vita e alle indagini del commissario Luigi Alfredo Ricciardi. Questi è un funzionario integerrimo,
dedito anima e corpo al suo lavoro, di giorno pranza con una sfogliatella, sempre coadiuvato nelle sue indagini dal fido Maione, la sera di solito torna a casa dove l’aspetta la fedele Tata Rosa,
unica superstite della sua famiglia, e anche una specie di appuntamento…d’amore con uche na giovane dirimpettaia. Ricciardi è giovane sui trent’anni, di bell’aspetto, piace alle donne. Ma lui
vive solo, isolato dal mondo, anche si porta addosso questa croce del suo terribile segreto, quello di ” vedere ” i morti, anche se questa facoltà con il mestiere che fa è certamente importante.
Le persone decedute per mano altrui gli ripetono all’infinito il loro ultimo pensiero, il loro straziante addio alla vita, e gli chiedono aiuto e pace e lui cerca di soddisfare le loro richieste.
Partendo da queste premesse ecco che la nostra storia inizia con il ritrovamento nel camerino del teatro San Carlo il cadavere del grande Vezzi che si stava preparando a andare in scena.
Vezzi era un prediletto del regime e il suo assassinio scatena gli alti gradi con grande pressione su Ricciardi che deve risolvere il caso. Il commissario vede che il tenore è stato sorpreso
mentre si apprestava al ruolo di Caino ne I Pagliacci e il suo spirito comunica con Ricciardi con un canto addolorato, un solo verso “Io sangue voglio, all’ira mi abbandono, in odio tutto
l’amor mio finì “, che servirà di traccia al commissario per arrivare all’ambita verità.
Ricciardi è un personaggio che ha subito conquistato il lettore con quella sua espressione eternamente addolorata ma anche con quel suo procedere nelle indagini senza mai ricorrere a
compromessi, pur rivelandosi profondamente umano. Con lui sempre Maione, che gli è molto affezionato e cerca sempre di proteggerlo, la Tata Rosa e la silenziosa e dolce Enrica che
lui ama in silenzio osservandola la sera dalle sue finestre nell’appartamento difronte al suo.
Eccoci immersi in una Napoli doubleface, pregna di umori e situazioni variegate, ma anche una Napoli più intimista, ricca di piccole sensazioni che Ricciardi rivice con i suoi occhi ” verdi
disperati”. Lo stile dell’autore è assai efficace, con una scrittura tanto scorrevole quanto raffinata, in una visione abbastanza insolita della Napoli del periodo fascista, con una serie di perso-
naggi profondamente umani, molto di loro sono stati straziati da grandi dolori, certo sono tutti profondamente veri.
” Il bambino morto stava all’impiedi, fermo all’incrocio tra Santa Teresa e il Museo” è il bellissimo incipit della prima avventura di questo commissario di nobile e ricco casato. è un barone,
ma lui ha preferito la vita del poliziotto, andando a condividere, lui che poteva fare il signore come gli dice Tata Rosa, le ansie, i sogni, i dolori, le brutture della povera gente. E poi questa
sua prerogativa particolare, lui dice ” Il fatto”, cioè il “vedere” le persone morte di morte violenta, condividerne gli ultimi istanti. Un potere che è un dono ma forse ancora più una condanna,
e infatti si sente solo, incompreso, pieno come è del dolore degli altri.
Ricciardi si accolla le sofferenze degli altri con grande fatica e dolore, un personaggio notevole, subito amato dai lettori, magari un personaggio che suscita soggezione, ma anche tanta
tenerezza.
GIUSEPPE PREVITI