“PAZZI BORGHESI” DI CLAUDE CHABROL ( 1976)
3 Maggio 2013” THE LONE RANGER ” di GORE VERBINSKI
10 Luglio 2013Cast: Jacques Gamblin Sandrine Bonnaire Valeria Bruni Tedeschi Bulle Ogier Antoine de Caunes
Siamo in Bretagna, una bambina è stata violentata e strangolata , muore anche uno scrittore famoso frequentatore di talk-show televisivi. Mentre una commissaria di
polizia indaga si assiste anche al rapporto burrascoso tra René, un pittore zoppo, e Vivianne la moglie che fa l’infermiera.
Le indagini sull’omicidio della bambina portano alla luce una rete di sospetti e maldicenze che finiranno per coinvolgere tutti i personaggi, ognuno rinfaccia qualcosa
all’altro, sono pieni di sospetti reciproci, pur se alla fine è evidente che tutti nascondono qualcosa non sembrano però implicati nel delitto.
Certamente il degrado morale di molte di queste persone è assoluto, varie le cause, ipocrisia, ingiustizia, emarginazione, finto perbenismo tutto contribuisce. E alla
fine forse si salveranno solo i coniugi forti del loro amore….
Tratto da un soggetto delle stesso Chabrol e di Odile Barks questo film è considerato tra i migliori di Claude Chabrol. Nella città di mare di Saint-Malo un poliziotto
(Valeria Bruni Tedeschi ) si occupa di due morti violente, una bambina e un noto divo televisivo ( Antoine de Caunes ).
Chabrol dicevano ai tempi di Il colore della menzogna “…invecchia bene…”, lui era del 193o, questo film è stato girato nel 1998, è tra i suoi ultimi. Confezionato come
un giallo, assai interessante, alla Maigret. Ma al regista non interessa tanto la storia in sé, l’inchiesta poliziesca appartiene ai canon i tradizionali del giallo, ma per lui
più interessante è lo studio dei personaggi. Ne abbiamo alcuni notevoli, molto analizzato il rapporto assai tormentato tra il pittore (Jacques Gamblin ) e la moglie (San-
drine Bonnaire ).
Ma vi sono altri elementi interessanti , ad esempio a base della storia vi è la menzogna, tutti in questa storia mentono, forse con l’eccezione di René il pittore, che per
il mestiere che fa dovrebbe cercare di rappresentare sempre la verità o quanto meno quella che lui ritiene tale. Lui non è uno che mente, magari nel suo inconscio
voleva commettere quel delitto, era un suo desiderio e quindi arriva pure ad autoaccusarsi, ma non è lui il colpevole.
Tutto è grigio intorno a loro, un’atmosfera pesante, ombrosa che grava su tutti, ed ecco il paesaggio quale terzo protagonista di questa storiaccia, grigia,anonima
come lo è il paesaggio che la circonda e che non rende certo felici.
Degrado, grigiore, infelicità, anche René è un infelice, non per nulla l’ultima frase con cui Viviane, la moglie, gli si rivolge è : “Rinasci, Renè….”
Questo è un film di genere, con la provincia che assurge al ruolo di protagonista. Ma ha anche varie caratteristiche, se lo riteniamo un giallo c’è il delitto, i sospetti,
le in dagini di questo commissario donna, “forestiera” per questi posti, poi tante figure di contorno, ora delle semplici macchiette, ora fuorvianti, ora protagoniste. Né mancano
i simbolismi che poi magari non sono neppure tali, come quel vasetto di marmellata che compare in molte scene.
Il meccanismo del giallo finisce per essere superato da altri elementi, la menzogna è alla base di tutto, ma quel che conta è studiare la vita in tanti suoi aspetti.
Chabrol punta sui rapporti tra i personaggi, un triangolo è alla base di questa faccenda, il pittore zoppo, la moglie infermiera, Germain il divo. La coppia Renè/Viviane
non può prescindere dal rapporto infermo/infermiera, lui è rimasto ferito, lei l’ha salvato e si è sacrificata dedicandosi a lui. Una coppia apparentemente ben assortita,lui
non è un egoista né si approfitta di lei, anzi dimostra una propria forza interiore, lei lo protegge però a un certo punto non può rinunciare ai suoi istanti vitali e
compare il bel Germain.
Una coppia solida, in cui l’uno si rivela complementare all’altra e viceversa, e che non si fa invischiare nel putridume che li circonda.
Gamblin tratteggia con maestria la figura di un uomo fragile ma moralmente saldo, un uomo che sa capire quanto avviene intorno a lui, e pur soffrendo vuole andare avanti.
Positiva anche la Viviane della Bonnaire, forse stanca della sua vita ma comprensiva dei tormenti del marito che pur non condivide. Poi l’arrogante giornalista che ha
fatto colpo sulla donna in crisi perché lui rappresenta il successo o meglio ancora l’immagine di questo. ” Un bluff di uomo” dirà René, uno sputasentenze (qui si sente
la mano del regista che sembra volersi togliere qualche sassolino…).
In conclusione un film d’intrattenimento, ma esteticamente assai curato, bellissima ad esempio la scena in cui René dipinge e sembra uno spiritato Van Gogh, sconvolti
entrambi e dall’ispirazione e dalla propria tormentata natura. Buona la recitazione, la scenografia, i costumi. Importante elemento narrativo anche il colore.
GIUSEPPE PREVITI