” ARGO” DI BEN AFFLECK
13 Novembre 2012RISCOPRENDO VECCHI FILM:”PIETA’PER I GIUSTI’ (DETECTIVE STORY)- REGIA DI WILLIAM WYLER
2 Dicembre 2012CAST: Mel Ferrer Marlene Dietrich Arthur Kennedy Gloria Henry Jack Elam >Goerge Reeves William Frankley Rodd Rewing Lisa Ferradau John Raven
Vern Haskell, un ranchero, dopo che la fidanzata è stata uccisa nel corso di una rapina finita male, si mette in caccia degli assassini. Giungerà a Chuk-a-Calk in un ranch che vive sulle ricchezze
derivanti dalle rapine ed è abitato solo da criminali. E’ un ranch-casa da gioco, su tutti sovrintende una donna di gran rispetto la sensuale Alter.Haskell scopre così il quartier generale della banda che è capeggiata da un giocatore di professione e dalla donna che si è detto, tra l’altro una cantante.
Rancho Notorius è il terzo western girato da Fritz Lang dopo Il vendicatore di Jess il bandito e Fred il ribelle. Si basa sul racconto Gunsight Whitman di Silvia Richards che lo ha sceneggiato per lo schermo insieme a Daniel Tardash.
Lang co offre uno dei suoi migliori film del periodo americano, uno western girato a colori per Technicolor RKO, un film girato a basso costo, evidenti i fondali e gli esterni di carta pesta,
non proprio esaltanti i colori. Ma nonostante tutto è costruito su una storia struggente, ricca di romanticismo, che gira sui temi della fortuna, del destino, della colpa che ci portiamo dentro di noi, ottimi pure gli interpreti a cominciare da una grande Marlene Dietrich.
Molti lo hanno definito uno western “barocco”paragonandolo ad uno altro mitico western moderno Johnny Guitar che verrà girato un anno dopo. Fritz Lang fa miracolo, il budget della produzione era molto limitato, fu girato tutto in studi con Howard Hughes nei panni del finanziatore.Certamente realizzare uno western in studio non fu semplice, e grande merito il regista lo lascia al suo architetto preferito, Hinen, che fece miracoli nel dare la parvenza di una location reale.
Lang può essere considerato anche un precursore, la vallata dove si nascondono i ricercati, con il ranch e la sala dai toni crepuscolari, rendono una visione molto “europea” dell’west. Solo in seguito con Sergio Leone&C. ce ne faremo un’abitudine.
In questa pellicola il regista austriaco rende omaggio a due miti. In primis a quello dello western, un genere che lo aveva sempre intrigato, e questo nonostante fondali di cartapesta ed
esterni ricostruiti in studio che tutto sommato non si cerca nemmeno di nascondere, lui vuole, e ci riesce, dalla alla vicenda un’impronta romantica e una tensione drammatica veramente notevoli. Inoltre Lang non sembra curarsi del tempo, specie quello che passa, lui ne è incurante e non si perita quindi di celare neppure l’età della sua protagonista. Ma tutt’altro che una ostentazione forzata, piuttosto una accettazione tragica ma anche ironica della vita che scorre e del tempo che inesorabilmente procede.
Rancho Notorius è un film notevole dove ricorrono molti dei temi cari al regista, dalla violenza alla vendetta, dall’eterno conflitto tra il bene e il male alla sete di giustizia, dalla protagonista tipica femme fatale al gruppo dei fuorilegge. Vi si intrecciano avventure e tragedie in una dimensione psicologica ben realizzata e assai armonica.
Ne è nato uno western originale, stringato, essenziale, una ballata dove romanticismo e violenza si fondono al punto giusto.
Ci furono discussioni sul titolo, Lang aveva scelto The legend of Chuck-a-Calk (in italiano ” mulino d’oro”) che poi era il titolo della ballata che parla della ruota della fortuna che si trovava nei saloon del West. Ma il produttore del film sostenne che era un titolo troppo difficile per il pubblico, specie europeo, e così lo cambiò in Rancho Notorius. Lang argutamente osservò che non si era fatto passi da gigante sul fronte della chiarezza….
Molto importante è la musica, la ballata che commenta il film ne è un po’ la chiave interpretativa, la ruota della fortuna gira come quella del destino, la ruota gira nel bene e nel male anche per la vita, oggi può andare bene a me domani a te. E’ la vita con la sua violenza, la sua crudeltà, la sua ingiustizia a renderci cattivi,malvagi. E quindi gli uomini le donne come i protagonisti di questa storia sono tutti innocenti e tutti colpevoli.
Il testo della ballata fu scritto da Ken Harby e cantato da William Lee. E la canzone accompagna tutto lo scorrere del film, a iniziare dai titoli di testa. E le parole della ballata ci invitano ad ascoltare una antica storia di odio, di assassinii, di vendetta .
Importante nell’economia del film è anche la canzone Get away young man cantata da Marlene Dietrich, che parla di una donna matura e ancora affascinante(che poi è il suo personaggio),attratta dal giovane Vern, che pure lei spinge a fuggire.
Infine una annotazione più approfondita sui due personaggi chiave della vicenda. Vern da pacifico allevatore si trasforma in un uomo accecato dall’odio e dal bisogn o di vendicarsi. Si fa bandito per scoprire il colpevole, ma entrato nell’ingranaggio diventa a sua volta un criminale. E’ il classico personaggio americano, innocente e ottimista, che si trova catapultato in una tragedia più grande di lui. E c’è anche un altro motivo in lui da evidenziare, ovvero il mito del personaggio che cerca l’espiazione e la morte provocando il destino, i suoi delitti sono un modo per sfidare la sorte nell’attesa di ricevere lui stesso la punizione.
L’altra protagonista è Altar, una donna dal fascino decadente, da famosa entraineuse si è trasformata nella tenutaria de Il mulino dorato, una figura attaccata al mito della donna fatale.
Era una leggenda dell’West ci dice la sua amica Dolly. Ora è una persona matura, ma sempre affascinante, amata con passione da Frenchy, eppure avverte il tempo che passa e la giovinezza che sfuma. Ecco perché si innamora di Vern, illudendosi di ritrovare l’amore e forse la gioventù.
Lang si dimostra lui stesso consapevole dell’ineluttabilità del tempo che passa, ma della sua eroina con una vena di malinconia non ne fa un angelo del male sino in fondo, e la farà sacrificare
per salvare il suo vecchio amore.
GIUSEPPE PREVITI