” CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO ” di ETTORE SCOLA
13 Settembre 2013” BLING RING” di SOFIA COPPOLA
8 Ottobre 2013Cast: Chris Hemsworth, Daniel Bruhl, Alexandra Maria Lara, Olivia Wilde, Pierfrancesco Favino
Nel 1966 Grand Prix di John Frankenheimer vinse tre Oscar ed ebbe un buon successo.ma in generale i film sullo sport non hanno mai lasciato traccia. Ora ci si cimenta un
regista mai banale, Ron Howard, e si può dire che anche con questo Rush ha fatto centro. Badate bene, non è un film sulla Formula 1 , ma è la storia della vita di due uomini,
diversissimi tra loro, del loro rapporto: si parla in questa pellicola di Niki Lauda e James Hunt e del loro atteggiamento di fronte alla vita e alla morte.
D’altra parte Howard non è nuovo a questi temi conflittuali tra uomini, possiamo ricordare quel bellissimo film che fu Frost-Nixon. E vari sono i punti di contatto tra le due
pellicole, lo stesso sceneggiatore, Peter Morgan, l’epoca dei fatti, gli anni Settanta, e l’impostazione della storia tutta basata su un duello psicologico. E non per nulla nel
Settanta si parlava dei “favolosi” anni Cinquanta, considerati una sorta di Paradiso terrestre, con il fattore umano in primo piano, ancora la supremazia della macchina doveva
arrivare, e quindi sia nella vita che anche nelle piste dei gran Premi l’uomo era quello che contava. Si può anche aggiungere che lo stesso Ron Howard aveva conosciuto bene
il pensiero corrente su quell’epoca avendo interpretato, pur giovanissimo, il personaggio di Cunningham in quella che è poi divenuta una trasmission cult, Happy days.
Rush si basa sul leggendario duello, che non fu solo automobilistico, tra Lauda e Hunt nel 1976, duello che alla fine vide vincitore di una inezia il pilota inglese e che era
stato movimentato da una serie indicibile di colpi di scena, di incidenti, di tragedie. Erano tempi in cui per i soloni della Fia la vita dei corridori non contava assolutamente,
lo spettacolo, la contesa avanti a tutto. E quindi i piloti morivano spesso, sarà solo negli anni Novanta, dopo la scomparsa di grandi idoli come Senna e Villeneuve che si
cominceranno ad adottare misure di sicurezza.
C’è una riflessione di Lauda che fa pensare. ” Ogni anno venticinque piloti partecipano al mondiale,due muoiono. Che genere di uomo sceglie questo mestiere ?” Ma Lauda
trova sulla sua strada James Hunt e raramente si possono vedere due persone più diverse. Loro si erano conosciuti quando avevano esordito nelle gare di Formula 3, ma subito
erano apparsi tipi assai distanti. L’austriaco, cresciuto in una rigida famiglia dell’alta borghesia, era freddo, assai convenzionale, una sorta di macchina inculcata in un essere
vivente. Hunt era invece un divo, amava il contatto con la folla, amava bere, divertirsi, andare a donne: alto, bello, sexy, sempre in compagnia di splendide modelle,
amante del bere, una sigaretta fissa tra le labbra. un carattere violento e borioso, certamente un uomo “vivo” anche se fin troppo ingombrante.
Ma i fatti del 1976, con Lauda sfigurato dopo un terribile incidente sul circuito del Nurbering, ma pronto a tornare alle corse dopo poco più di un mese, invertono le
posizioni. Lauda quando ha il titolo a portata di mano si fa guidare dai sentimenti e dalla ragione e rinuncia all’ultima corsa lasciando campo libero al rivale Hunt che
così diventa campione del mondo per un punto.
E’ una bella storia, avvince lo spettatore perché è condotta con ritmo e con passione, il tema è popolare, i dialoghi sono molto vivi, gli attori sono azzeccatissimi. Daniel Bruhl
è un eccellente Lauda, confermando la bella prova di Goodbye Lenin. Degno rivale in una prova dove non deve mostrare i muscoli ma dare credibilità psicologica al
personaggio è l’australiano Chris Hemsworth. Brave anche le due interpreti femminili, Alexandra Maria Laura e Olivia Wilde. Nei panni di Clay Regazzoni troviamo
Pierfrancesco Favino, ormai una presenza ricercata in tanti film di produzione straniera, e per il nostro bravissimo attore questo è un grande riconoscimento.
Tornando a Rush molti critici , e non si capisce bene se è un elogio pieno o un contentino, parlano di “buon vecchio cinema”, io mi limiterei a dire che Howard fa del ” buon
cinema”, mi sembra più che sufficiente…..
GIUSEPPE PREVITI