” CATTIVISSIMO ME 2 ” DI PIERRE COFFIN E CHRIS RENAUD
23 Ottobre 2013” VENERE IN PELLICCIA” DI ROMAN POLANSKI
23 Novembre 2013Gianfranco Rosi è un documentarista italo-americano che ha già girato due film all’estero prima di approdare a Roma dove ha ambientato e realizzato Sacro Gra. Non
è altro che il Grande Raccordo anulare dove per circa novanta minuti si individuano e si portano in primo piano coloro che gravitano intorno a questa sorta di auto-
strada urbana,la più lunga d’Italia. E qui Rosi ci racconta dei personaggi periferici con una serie di ritratti e ironici e comici e drammatici tratti da un libro del paesag-
gista Niccolò Bassetti. Quindi personaggi “veri” che si divertono a recitare se stessi ribadendo la propria “romanità”. Personaggi veri che esercitano un loro fascino sul
regista che non li giudica mai, cercando di conservarne la “spontaneità” non rinunciando a suscitare delle risate ma preservandone la propria originalità.
Per Sacro Gra forse più che un documentario va inteso come un documento che fotografa una Italia particolare, sconosciuta ai più, Rosi sceglie una Roma che va oltre
la periferia, scoprendo un mondo a parte che a sua volta da vita a una città sconfinata, pressoché invisibile ma che esiste. Invisibile perché non c’è un centro, né una
periferia, una lunga piatta distesa vivacizzata da tante figure con le loro storie, settanta chilometri lungo il Grande Raccordo Anulare con un mondo diviso dalla Capi-
tale da una ininterrotta valanga di automobili che percorrono e intasano la lunga strada, incidenti, file ininterrotte, di notte ancora più evidente con quella miriadi di
luci e lucine, e poi un rumore incessante a cui si aggiunge quello degli aerei in volo.
La traccia su cui il regista si è mosso è stata data appunto dal paesaggista Niccolò Bassetti che ha percorso tutto questo singolare agglomerato, percorrendolo a piedi,
in totale solitudine, percorrendolo a piedi , qualcosa come trecento chilometri, uno spazio quasi claustrofobico senza riferimenti particolari ma che gli ha fatto scopri-
re tanti personaggi con le loro vite, i loro mestieri e che vivono in luoghi che certamente hanno incuriosito questo singolare viaggiatore che tra l’altro è specializzato nel
recupero di aree abbandonate. Dal suo incontro con Rosi è nato questo film che racconta per mezzo degli stessi protagonisti la loro vita, come se poi fossero dei veri
attori. Non è stato facile arrivare al prodotto finito, ci sono voluti tre anni per arrivare a far sì che da tante storie individuali si arrivasse a un insieme di fatti che
potessero interessare e coinvolgere tutti.
Storie di vita vissuta, non delle stucchevoli fiction, un film corale che Rosi ha girato da solo con la sua macchina da presa. I personaggi, come detto, sono tanti, c’è
che si è costruito un simil-castello in una vecchia autorimessa, riceve onoreficenze in serie e affitta i locali per che deve girare dei fotoromanzi, le cui pagine finiscono
sul tavolo degli anguillari del Tevere. E’ stato improvvisato un bar dove si esibiscono delle giovani cubiste, su una roulotte mentre si truccano due transessuali si
lamentano della loro grana esistenza, in un appartamentino vivono un vecchio nobile piemontese e la figlia che studia, intanto dalle finestre di questo interno che potremmo
trovare in centro città si vedono sfilare greggi di pecore, e così si capisce che non siamo in città….
In un piccolo cimitero si levano le bare il cui periodo di affitto è stato superato e tutti i resti finiscono in una fossa comune. Ma ovviamente in questa “periferia della
periferia”non possono mancare gli immigrati, i sudamericani sempre allegri ballano in un grande cortile, in una stanzetta dei cinesi cucinano. Intanto in una sorta di foresta
tropicale un botanico si è fatto si è fatto un giardino di palme ma il punterolo rosso gliele sta distruggendo. E ancora un grande spiazzo dove si attende l’apparizione della
Madonna, mentre lungo il raccordo l’ambulanza con i volontari va a soccorrere le vittime degli incidente o anche la vecchina sola e ammalata .
Duecento ore di girato su quello che Federico Fellini aveva definito un anello di Saturno. E certamente questi personaggi ci sarebbero stati bene nella sua Roma, il fatto è
che a distanza di qualche anno questi personaggi sono finiti in questa sorta di luoghi non luoghi. Paolo il nobile piemontese, Francesco il palmologo, Roberto il barel-
liere, Filippo e Xenia, il principe e la principessa in uno strabiliante palazzo che serve da ideale location, Gaetano l’attore dei fotoromanzi che sognava di fare il grande
attore, insomma una serie di personaggi con un loro passato, una loro vita, ora sono in questa sorta di grande limbo, in attesa di capire quale sarà il loro futuro.
Un film interessante che segna anche la differenza tra film finzione e film verità, Rosi affida al film documento di stabilire cosa è vero e cosa è falso. In questi tre anni
di girovagare lungo l’anello Rosi non ha mai usato immagini di Roma, quasi quasi un film che è l’opposto de La grande bellezza di Sorrentino, insomma due aspetti uguali
e contrari della Capitale, e certamente un film che evoca scenari futuri, ecco la differenza sostanziale forse è qui, Fellini, Sorrentino hanno più ricordato una Roma
del passato, della nostalgia, qui non c’è passato, c’è un presente sospeso nell’aria,un presente che attende di conoscere il proprio futuro….
GIUSEPPE PREVITI