” UN CAMPER PER IL MORTO ” DI MARCO VANNINI- STAMPEDITORE
28 Giugno 2016” NOI CHE GRIDAMMO AL VENTO” di LORIANO MACCHIAVELLI – EINAUDI
17 Luglio 2016Questa storia potrebbe cominciare con l’introduzione del carcere duro e con l’applicazione del 41bis, quando si è formato un gruppo nutrito di collaboratori
di giustizia che però troppo spesso hanno fatto solo il loro personale interesse. In ballo il dominio, il potere, il denaro, e si è così formato una sorta di grande
gioco, dove la posta è data dai quattrini, con cui tutto si può ottenere e manipolare. Una formula di potere che si perpetua nei secoli per fare sopravvivere il
sistema e chi si trova ai posti di comando. E naturalmente non tenendo conto di quel che vorrebbe la gente.
La verità è che Cosa Nostra come le altre mafie sono state sì combattute ma non hanno mai perso il mantenimento di un certo potere.
Enrico Bellavia centra la storia sulla vita e la testimonianza di un ex-boss dei corleonesi, Franco Di Carlo, un personaggio di rilievo nella cosca, che ha sempre
mantenuto un certo rapporto con le istituzioni. Lui ha capito che le distinzioni tra due mondi, quello dei poliziotti e quello dei criminali, è meno netto del
previsto, e tra questi due mondi, apparentemente opposti, un certo dialogo non è mai mancato.Questo perché entrambi avevano tra le mani un qualcosa che
interessava all’altro. Da una parte l’uso spregiudicato dell’uccidere, dall’altraassicurare l’impunità , che poi non è altro che garantire il potere, conferendole
una sorta di invincibilità.
Viene quindi spontaneo chiedersi se la mafia sia mai stata combattuta. C’è chi lo ha creduto, spendendosi in prima persona e pagando con la vita. Ma tanti
hanno trescato col nemico, sono venuti a patti, trattando sotto banco. In questo Sbirri e Padrini Bellavia ci racconta come è nata e come si è manifestata
questa alleanza tra istituzioni e Cosa Nostra, e così viene fuori un canale privilegiato di comunicazione tra agenti dei Servizi e poliziotti e esponenti del potere
politico con i mafiosi.
Una storia terribilmente vera, vi troverete coinvolti nomi e fatti che ormai sono dei ” classici” per aver attraversato la stagione delle stragi.
Quando si parla di mafia ci si riferisce a personaggi violenti, rozzi, pieni di sete di potere,, i vari Riina, Provenzano , Brusca etc., nomi che ricordano sangue,
violenze, vendette. Ma a leggere questo saggio di Bellavia si scopre che la situazione è assai più complessa e questo fa anche capire perché la mafia sia sempre
esistita nei secoli, compreso quello in cui viviamo.
Di mafia si può parlare in termini generici dandole una patente di innocuità, quasi a volerla giustificare. Poi c’è il rapporto mafia-giustizia, un rapporto diffi-
cile per le esigenze che comporta l’applicazione della legge, il che può permettere anche di sgattaiolare tra le maglie della stessa.Ma quel che colpisce è che
tutto questo finisce per mescolare guardie e ladri,e quindi i rispettivi ruoli, ma sempre più evidente è l’esistenza di un canale di comunicazione che mette
in contatto i grandi boss e i grandi funzionari dello Stato e fa comunicare buoni e cattivi, assassini e spie.
In questo libro si racconta di un’alleanza tra parte delle Istituzioni e Cosa nostra, Bellavia ricostruisce attraverso una seria documentazione tutta questa serie
di trame integrando il materiale con le riflessioni e gli interventi di Franco Di Carlo, un ex-boss corleonese diventato in seguito un collaboratore di giustizia.
Di Carlo è un personaggio complesso, un tempo un colonnello dell’esercito corleonese, spacializzato in quell’arte sopraffina che è tipica degli uomini d’onore,
la ” dissimulazione”.Affiliato a venti anni, un capo quando ancora non ne aveva trenta, al potere tra gli anni sessanta e ottanta. Finito in carcere in Inghilter-
ra dal 1985 al 1996 è stato il regista dei contatti dell’organizzazione mafiosa con il mondo delle spie, con quel mondo oscuro popolato da tante figure, mai
palesi, che compaiono sullo sfondo dei più tragici eventi siciliani e del continente.
E’ lui che ha svelato i rapporti che ha intessuto quale uomo d’onore, rapporti che lo hanno innalzato a ruoli di rilievo dentro Cosa Nostra, rapporti che lo Stato
ha fatto di tutto per tenere nascosti, perché forse si vergognava di mostrare il suo volto più compromesso e quindi peggiore.
L’autore sulla trattativa stato-mafia non entra nelle polemiche, piuttosto è attento a collegare avvenimenti e personaggi con quello che è il momento di vita
che via via vive il Paese. E studiando fatti e testimonianze va ben oltre le risultanze investigative e processuali per rivivere quel che è il vizio tipico di questa
Italia ” l’accordo sotto banco “. E così si legge con un certo raccapriccio che in ogni singolo fatto c’è un uomo dello Stato che tratta( o trama…)con un mafio-
so. Si parla o si è parlato tanto di ” lotta alla mafia”, ma questa è solo una frase di comodo, un qualcosa per gettare fumo negli occhi, qui assistiamo a un
” grande gioco” fatto di fatti e ricatti, di trame e di misteri, teso a far sopravvivere un determinato stato di potere.
E appare sempre più evidente che queste trame si sviluppano nelle carceri, i ” patti” addirittura risalirebbero ai tempi della seconda guerra mondiale quando
Lucky Luciano viene internato in Italia, c’è poi la trattativa con Raffaele Cutolo per liberare l’esponente DC Cirillo. Poi addirittura dopo le stragi del 1992, po-
liziotti, agenti segreti, spie possono girare per le carceri e qui astuzie, bugie, vendette, ” suicidi” si susseguono. Sarà Di Carlo a dire che in carcere ha avuto
tanti colloqui con gli….”spioni”che lui aveva già incontrato quando era uno che contava.
Nel libro si fanno molti nomi dal superpoliziotto La Barbera ai generali dei carabinieri Mori e Subranni, da Bruno Contrada ai politici quali Andreotti,Martelli,
Mancino, dai giudici quali Falcone e Borsellino ai sospetti di collusione quali Lima. i Savio ai tanti boss della mafia. E anche il misterioso ” faccia da mostro”
un poliziotto sospettato di aver avuto un ruolo nei delitti eccellenti di Palermo.
Enrico Bellavia aveva già scritto una biografia di Di Carlo, qui si svelano ulteriori retroscena delle vicende che hanno insanguinato il Paese, quindi più che un
libro sulla mafia un libro sull’Italia dagli anni Quaranta ai giorni nostri.
GIUSEPPE PREVITI