” CONFESSO CHE HO INDAGATO” DI MICHELE GIUTTARI-RIZZOLI
11 Aprile 2015FRANCESCO ROSI, IO LO CHIAMO CINEMATOGRAFO
23 Aprile 2015Milano sotto il tiro della malavita, tre bande assai agguerrite e con grosso impiego di uomini si contendono il dominio della città. La polizia, in particolare il commissa-
rio Santi, fa quello che può per contrastarli. Il tutto va rapportato ai tempi in cui si svolge questa storia, cioè tra il 197o e il 198o.Una Milano dalle grandi manifestazioni
di piazza, delle morti eccellenti, delle esecuzioni, degli attentati. Ma in questo magma bollente tre uomini assai diversi tra loro ma accomunati dalla sete di potere si sfidano in una lotta all’ultimo sangue in una città dove rapine, sequestri, bische, droga , prostituzione, mafia, camorra, bei vestiti, auto di lusso e tanto, tanto denaro
la fanno da padrone. Un romanzo che riassume dodici anni di vita criminale in una grande metropoli,tra il 1972 e il 1984, in un susseguirsi di eventi che hanno cambiato la vita della città e dell’Italia. Una travolgente e sanguinosa epopea della mala milanese raccontata in una sorta di true-crime.
Come De Cataldo ci ha dato una ” Roma criminale” nel suo “Romanzo criminale “, con Solo il tempo di morire Paolo Roversi ci da il ” Romanzo criminale” di Milano.
In verità aveva già scritto Milano criminale dove apparivano alcuni personaggi che ritroviamo nel nuovo romanzo, il bandito Vandelli e il commissario Santi, e che
descriveva il banditismo nella città tra gli anni Sessanta e Settanta, ora invece percorriamo altri dodici anni tra gli anni settanta e ottanta. Milano è stata vittima in
quegli anni di una serie di omicidi impressionanti, una vera ventata di follia con una lotta all’ultimo sangue per ottenere il controllo della città, messa a ferro e fuoco
grazie anche a forti connivenze.La polizia era sotto tiro, molti i suoi caduti sul campo, dando l’impressione di impotenza.Ma furono anche anni di grandi cambiamenti
epocali con la società civile colpita da delitti eccellenti e stragi.
Una cronaca dettagliata dei fatti criminali di quegli anni, filo conduttore la storia di un poliziotto che non si vuole arrendere. La storia è ben narrata e incentrata su
vari personaggi, autentici geni del male., Faccia d’Angelo, Frank Tarantino, Il Catanese. Sono i capi delle gang che vogliono assicurarsi il controllo dell’impero del male
della città dove si praticava il gioco d’azzardo nelle bische trasformate presto in autentiche case del male. Dove c’erano bordelli per tutte le tasche. Dove si spacciava
droga passando dalla cocaina all’eroina, e poi ancora rapine, rapimenti, morti sotto il crepitare dei mitra o sotto lo scoppio delle bombe. Ascesa di tre balordi che poi si
riveleranno degli autentici geni del male, viziosi, violenti depravati. E andranno avanti, nonostante anni di prigione, sino alla fine del loro potere costi quel che costi.
Una Milano che vede scatenarsi una lotta senza esclusione di colpi tra grandi organizzazioni criminose, guidate da questi uomini che tengono tutto in pugno anche
quando non sono presenti materialmente, o perché sono in carcere o perché sono temporanemente in fuga per evitare guai più grossi. Dodici anni cruciali per la sto-
ria e d’Itali e della città, dodici che sembrava avessero riportato il trionfo della legalità, anche se poi si è constatato che a quella criminalità truculenta e sanguinaria si
è sostituita quella in guanti bianchi non meno pericolosa e non meno crudele.
Una Milano quella raccontata da Paolo Roversi che vede quindi tre protagonisti, Tarantino, Ebale, Vandelli che per conquistare la città non esitano a spargere sangue
e distruzione, mentre la droga circola a tonnellate così come pure il denaro sporco. A loro ci contrappone il commissario Antonio Santi, il poliziotto che non porta la pi-
stola, un uomo concreto, con i suoi sentimenti e un suo codice etico ma che non si tira mai indietro nella volontà di voler fare trionfare la legge.
Una saga di Milano con gli industrali danarosi, gli yuppies, le donnine facili, il denaro che fa soddisfare anche i lussi e le voglie più sfrenati, la cocaina e tutto il business
che ci gira intorno.
Tre uomini alla caccia del potere, ma i loro trionfi saranno effimeri, finiranno tutti mali, chi ucciso, chi in carcere. Una storia tragica ricca di sangue e di violenza, sullo
sfondo una Milano apparentemente facile da sottomettere, ma i fatti dimostreranno che non è così vero. Come Giancarlo De Cataldo aveva cantato la Roma criminale
Paolo Roversi lo fa con Milano con un travolgente affresco degli anni più oscuri della metropoli lombarda. Roversi ribattezza con altri nomi i protagonisti reali di quella
Milano anni ‘7o con i vari Vallenzasca, Maniero, Turatello, tristi figure di spicco di quell’epoca. Roversi traccia un profilo che è più umano che romanzato, e lo stesso
proicedimento lo usa con i poliziotti, che sono i ” buoni ” di questa storia, ma ce li fa vedere tutti con le loro passioni e le loro debolezze. Insomma una serie di ritrattti
di uomini, questo al di là che siano buoni o cattivi. Solo il tempo di morire è un libro crudo e spietato, dove la maggior parte di quanto viene racontato è realmente ac-
caduto, a dimostrazione che sovente la realtà supera la finzione, Va detto che la fine degli anni settanta segna un periodo particolare, attraversato da grandi tensioni
politiche e sociali, ma anche economiche, con una austerity imposta per legge, vedi chiusura anticipata la notte di locali e canali televisivi alle ore ventitrè. Ma i banditi,
i ricchi in cerca di emozioni, i viziosi frequenteranno le bische clandestine, i bordelli di lusso, spendendo denaro a iosa. flirtando con donne meravigliose e disponibili.
Le donne hanno un loro spazio in questo romanzo.Ma più che le facili donnine della mala, vorremmo ricordare la moglie di Santi che sta aspettando un bambino quan- do scoppia una bomba che provoca una strage alla stazione di Bologna. Ebbene il marito manifesta dei dubbi sul far venire alla luce una creautura in un momento come
quello.ma lei ribatte; “Proprio per questo dobbiamo far nascere nostro figlio, per cambiare il mondo, per reagire alla violenza con la vita “. Una frase che da sola
vale tutto il libro, che ci riporta sulla terra, perché assistere a tanta violenza, perché vedere la spavalderia con cui agiscono questi individui potrebbe anche creare
intorno a loro un alone di simpatia e di onnipotenza per le loro guasconate e bravate. Invece proprio una frase come quella pronunciata da Carla dimostra i valori
positivi del romanzo.
Una Milano in conclusione ” bella e terri bile” con i racconti di una mala che aveva anche dei lati umani. Lutring che spacca una vetrina per rubare una pelliccia ma è
la notte di Natale e la vuole regalare alla sua ragazza.Oppure il faraonico matrimonio in carcere di Vallenzasca con Turatello suo testimone. Oppure Vandelli che vuole
derubare i reali di Monaco mentre questi sono in chiesa a celebrare il loro matrimonio. O ancora Santi che decide da ragazzino di diventare poliziotto quando asssiste
in…diretta alla rapina di via Osoppo.
A volte quindi si ride, vedi il succitato tentato furto nello yacht dei reali monegaschi, oppure la droga fatta con l’aspirina, o l’episodio dell’industriale rapito con tutti
i confort, sesso e droga inclusi per allietargli il soggiorno, ma non scordiamoci che erano dei banditi sanguinari e assai violenti. E così lo sono i loro epigoni, Franco Tarantino ( alias Francis Turatello), Agostino Ebale (alias Angelo Epaminonda), Roberto Vandelli (alias Renato Vallenzasca). Altri esempi, il commissario Santi in
cui possiamo rivedere il superpoliziotto Achille Serra, il commissario Catalano in cui possiamo rivedere Calabresi, lo sconosciuto caduto dal traliccio (l’editore Feltri-
nelli), Castelli il leader della contestazione studentesca (Mario Capanna).,
Ma, a parte questo giochetto delle …ispirazioni, resta il fatto che Paolo Roversi ci narra un momento della nostra storia, con i sogni di falsa gloria di ” eroi negativi”
e quelli degli eroi “positivi” ( i poliziotti, i magistati) e lo fa con un romanzo forte, denso e molto intenso.
GIUSEPPE PREVITI