” LE STANZE SEGRETE” DI LUIGI GUICCIARDI- CORDERO EDITORE
18 Gennaio 2015” LE INVESTIGAZIONI PRIVATE: GUIDA OPERATIVA DI ALBERTO PAOLETTI-GIANPAOLO LUZZI EDIZIONI FAG
23 Gennaio 2015In Sono stato un numero Roberto Riccardi racconta la vita di un uomo, Alberto Sed, nato a Roma, ebreo, che nel 1944 fu deportato ad Auscwitz dove
diventò un numero A-5491. Il libro lo accompagna dalla nascita ai giorni nostri: rimasto orfano di padre Alberto trascorre gli anni della giovinezza in
collegio, sino a quando le leggi razziali gli impediscono di proseguire gli studi, così pure dovrà abbandonare da un giorno a un altro il gioco del calcio,
non sarà più convocato per la sua origine. Sfuggito alla retata nel ghetto di Roma verrà poi catturato qualche tempo dopo con la madre e le tre sorelle.
Vengono avviati ad Auscwitz sopra un carro bestiame e appena giunti là vengono divisi. Della loro sorte Alberto non saprà plù niente sino alla fine della
guerra quando saprà che la mamma e la sorellina Emma erano state subito eleminate nella camera a gas, mentre la sorella più grande, Angelica, poco pri-
ma della liberazione dai campi era stata fatta sbranare dai cani per il sadico divertimento delle SS.
A casa torneranno quindi Alberto e l’altra sorella, Fatima, che resterà per sempre segnata da ferite profonde e ricordi indelebili, come la tragica fine di An-
gelica e gli esperimenti del famigerato dottor Mangele a cui era stata sottoposta.
Dal canto suo Alberto era sopravvissuto a tutte le selezioni, alla fame, alle torture,, al freddo e al gelo, alla neve, al lavoro pesante, alle marce forzate a cui
bem pochi sopravviveranno.
Per un tozzo di pane e un alloggio migliore si improvvisa anche pugile in incontri organizzati per il sollazzo delle SS. Quando la situazione in Germania preci-
pita scampa per miracolo a un bombardamento alleato e finalmente viene liberato nell’aprile del 1945.
Tornato a Roma è riuscito a superare tutte le difficioltà del reinserimento, ha cominciato a lavorare nelo campo dei metalli facendosi una buona posizione.
Si è sposato, ha tre figlie, sette nipoti e tre pronipoti. Non ha mai dimenticato quei giorni che ha vissuto né con chi li ha vissuti e si è ritrovato spesso con
vecchi compagni di prigionia.
Roberto Riccardi dice che questa storia è venuta fuori da sola. Una storia vera, triste, come lo è la Shoà. E’ la storia di un ragazzino di 16 anni che diventa uomo
nel campo di sterminio di Auschwitz, un uomo che negli intenti dei suoi aguzzini doveva essere soltanto un numero. Di lui, una volta che gli era stato impresso,
veniva cancellata ogni identità: nome, passato, affetti, coscienza, dignità, ma mai calcolo fu così sbagliato. Le pagine di questo libro dimostrano che invece tutto
è rimasto più che vivo che mai e, altrettanto importante, restituiscono pure il ricordo di quei milioni di persone che non sono sopravvissute e non potranno
leggerle.
Questo libro è un viaggio nella memoria, anzitutto di un singolo, ma è anche un racconto che ci fa capire che Shoà, Auschwitz non sono parole vuote o simboli
di chissà cosa. Sono parole che significano atrocità, massacri, crudeltà, sofferenza.
Libri du storia, documentari, film non sono niente difronte a questo libro che è il racconto di una vita sofferta , con tutte le sue fasi belle e brutte, con i suoi
ricordi che spesso diventano degli incubi.
Certo a leggere queste pagine viene da chiedersi dove era Dio ? Domanda di difficile risposta, persini i Pontefici se lo sono chiesto difronte a tanta barbarie,
forse l’unica risposta è la fede. Ma è ancora più difficile rispondere a un’altra domanda, dov’era l’uomo ? Come hanno potuto uomini e donne far convivere la
loro vita quotidiana con lo scempio che magari essi stessi commettevano nei lager ? Con quale faccia una SS la sera tornava a casa, abbracciava i suoi cari,
dopo aver fatto il tiro a segno con un neonato ?
Ma la domanda più generale verte sulla coscienza di ognuno, o meglio da che parte sarebbe stato ciascuno di noi, con i carnefici, con gli indifferenti o con i
Giusti ?
Se torniamo a quei terribili anni quaranta è anche vero che molti aderirono al nazismo non tanto per odio agli ebrei quanto per opportunismo, per carriera,
per arivismo, per prestigio, per i soldi. Ma al giorno d’oggi questi stessi come si comporterebbero ?
Ricordiamo che il libro non è stato scritto da un non ebreo che dice che il mondo ha bisogno di tutto e di tutti,quindi anche degli ebrei. Qualcuno ha vonegare tutto questo, sono accadute cose orribili, Alberto Sed le ha vissute e pagate di persona, pur se poi lui l’ha potuto raccontare a differenza dei suoi familia-
ri e di tanti suoi amici.
Eppure nelle parole di Alberto non c’è odio, non ha perso l’amore, si è rifatto una vita con una famiglia bellissima, circondato da tanto affetto e dalle sue parole
non traspare mai desiderio di vendetta, semmai l’incapacità di comprendere il perché di tanto odio. Ed è giusto che sia così perché questi uomini hanno agito
come bestie, senza nulla di umano, e allora è inutile chiedersi il perché, sarebbe come dare una patente di accettabilità a qualcosa che non lo merita affatto.
Quel che colpisce sono le tante persone buone e generose che l’allora ragazzino romano ha trovato sulla sua strada e questa è forse la nota più consolante di
questo romanzo.
Questo è infinatamente superiore al male,che purtroppo esiste, è insito nella natura umana e non si può far finta di nulla. Son o stato un numero è un viaggio
nel passato , nel presente e nel futuro, sui fili della memoria di un giovanottino che precipita da un giorno a un altro nell’inferno di un capo di sterminio.
Lui sopravviverà grazie all’aiuto di tanti compagni, molti dei quali sono morti, pochi i sopravvissuti, ma Riccardi, tramite i ricordi di Alberto, da vita a tutti.
Auscwitz= inferno, una catena di montaggio di uomini destinati alla morte, solo la sorte ne ha salvati alcuni. Una vita quotidiana, quella nei campi, fatta di
orrori e di atrocità, mai nessun rispetto per la vita umana, anzi gli stessi reclusi collaboravano. Per resistere a questo ci voleva uno sguardo amico, un tozzo
di pane, una buona parola . Nel suo percorso umano Alberto Sed ha avuto la fortun a di poter contare su tutto ciò, a tanti altri personaggi che animano la
scena questo non è capitato.
A volte poi la storia di Sed nella sua tragicità fa quasi ridere come quando verso la fine della guerra lui e altri sventurati si ritrovano in un nuovo campo vicino
alle fabbriche di armi segrete per cui loro lavorano. Una notte un violento bombardamento aereo degli alleati…..risparmi il lavoro alle SS uccidendo tanti
di questi prigionieri. Anche in questo episodio Sed troverà una persona buona che l’aiuta, un ufficiale italiano, e questa è una delle annotazioni positive di Riccardi,
che sembra voler lasciare un margine alla speranza. Quella speranza che lo stesso Sed incarna con la sua vita…post-numero A-5491.
GIUSEPPE PREVITI