“PONTORMO E L’ACQUA UDUROSA” DI LUCIA BRUNI-FLACCOVIO
27 Febbraio 2011“ODORE DI CHIUSO”DI MARCO MALVALDI-SELLERIO EDITORE
9 Marzo 2011Esce per la Sassocritto “Sotto ogni sasso c’è uno scorpione”, romanzo d’esordio di una giovane autrice, Valentina Nizzi, nata e residente a Fiumalbo, paesino dell’Appennino modenese, ma che per questa sua opera non ambienta la sua storia
in una non meglio precisata città. Protagonisti della vicenda sono Cassandra, una ragazza diciassettenne,sudentessa del
liceo, che vive con il padre,Manuel,un ex-poliziotto. Sei anni prima la loro vita era cambiata radicalmente: Manuel aveva
coinvolto la moglie in una sua indagine e lei era stata rapita e barbaramente assassinata. Tormentato dal rimorso era caduto in una profonda depressione, precipitando anche nei meandri della droga. Intanto la città è scossa e impaurita da
un serial killer che semina morte e terrore e Manuel cercherà di riprendere la sua vita partecipando alla caccia all’uomo.
Una storia complessa che si presta a varie chiavi di lettura.
La nostra autrice dice di prediligere i gialli e le storie d’amore e nel suo libro troviamo entrambi gli ingredienti. Da una parte
le belle amicizie che nascono tra i banchi di scuola, che possono certo creare invidie e gelosie, ma possono anche scaturire in belle storie d’amore, come quella tra Cassandra e Antonino. Una scorsa sul mondo della scuola e dei giovani con le loro pulsioni, i loro sentimenti, le loro reazioni e i loro comportamenti via via che sorgono le difficoltà tipiche della vita, nel nostro caso ancora più…pericolose dato l’imperversare del serial-killer.
Ed ecco l’altra chiave, forse la più importante, quella del giallo, abbastanza classico come struttura, una serie di delitti,
la caccia al killer, inframezzati con altri fatti.Sarà bene scindere la storia in due tempi. Manuel era un buon poliziotto,
ancora oggi molto stimato dai colleghi, nonostante che la sua vita e quella della figlia fosse profondamente cambiata,
dopo la tragica scomparsa di Alessandra. Però Cassandra con il tempo aveva finito per farsi una ragione, la scuola, le amicizie, i primi richiami dell’amore la aiutavano a vivere. Per l’uomo era diverso, all’inizio del racconto ci viene presentato
come un uomo alla deriva,pieno di incubi,di paure,di rimorsi, ormai dipendente dalla droga. L’unico che lo comprende, conosce i suoi segreti e cerca di spronarlo a tornare a una via normale è un suo ex-collega Sebastiano, che non lo
ha mai abbandonato in questi anni. Il rapporto tra padre e figlia sembra ormai deteriorato, lei lo vede assente,cupo,incapace di reagire. E sarà Sebastiano ad aprirle gli occhi sullo stato di salute del padre, chiedendole
di affrontare la questione direttamente con lui per scuoterlo e sottrarlo al rischio della tossicodipendenza.
A questo punto si torna alla storia attuale, con la comparsa del serial killer, che agisce seminando una scia di sangue,
disseminando tracce quasi a sfidare gli inquirenti.Lo stesso Manuel torna in servizio e man mano che la vicenda procede
si vede che il vero centro motore della storia è ancora una volta lui e chi gli sta intorno, infatti sono presi di mira anche
la figlia e i compagni di scuola.
Nel mentre i fatti si susseguono con ritmo incalzante in un crescendo di episodi che tengono avvinto il lettore, c’è sempre
il problema di Manuel, un poliziotto capace e pieno di intuito, ma anche minato nel fisico e nel morale cosicchè si ha sempre il dubbio se sia in grado di fronteggiare la situazione. Come del resto aveva avuto difficoiltà a capire la figlia
che, come lui, ha bisogno di sicurezze, prima crede di trovarle nel collega del padre, poi si scioglierà all’amore del
coetaneo e ritroverà fiducia in se stessa e possibilità di aiutare il genitore.
Una storia cupa, la Nizzi sa mantenere viva la suspense, sa anche rendere plausibile la trovata finale, ha costruito
un giallo di struttura, lavorando molto sul carattere dei personaggi, potremmo fare riferimento a certi gialli nordici
sempre pessimisti e permati di nere atmosfere. Però la sua originalità sta nell’avere inserito questi ragazzi con
le loro problematiche, sono giovani che hanno voglia di amare,di lottare, di “vivere” e questo dà maggior valore a
tutto il contesto.
Un’ultima osservazione, ancora una volta il confine tra il bene e il male, tra chi lo combatte e chi lo commette è
molto labile, i nostri autori sembrano riflettere sul malessere di una società non certo etica e da prendere ad esempio
nei comportamenti, e allora anche i loro protagonisti appaiono sovente a dir poco ambigui……
GIUSEPPE PREVITI