“LA LUNA NEGLI OCCHI”- DI SANDRO ORI- MARCO DEL BUCCHIA EDITORE
8 Febbraio 2011“LA MONETA DEL POTERE HA SEMPRE TRE FACCE”-DI MARIO SPEZI-BARBERA EDITORE
14 Febbraio 2011Robin Cook era il suo vero nome, ma come scrittore si fece chiamare Derek Raymond, e che scrittore? Sicuramente uno dei più grandi autori di noir di tutti i tempi,una scrittura densa, impregnata di sangue, di folliua, ma anche non privo di amore.Il suo nome può essere accostato a Raymond Chandler, Jim Thompson, altri grandi cantori del noir.
Nacque nel 1931 da una famiglia inglese assai agiata, affidato però per lo più alle fantesche.Lo scoppio della seconda guerra mondiale segnò una svolta nella sua vita, perchè la famiglia decise di lasciare il castello nel Kent per rifugiarsi lontano dalla costa con un numero assai minore di servitori.In questo atto il giovane Robin vide l’iniquità e l’ingiustizia di
chi poteva permettersi questo a danno dei poveri e i meno abbienti abbandonati al loro destino.La miseria,il dolore.la
meschinità dei poveri fanno il resto, ma forse più che turbato fu affascinato da questo nuovo “ghetto”che lo vedeva più a suo agio del “ghetto”conservatore per gente ricca in cui era vissuto sino ad allora. E va aggiunto che anche il suo approdo
con la scuola, giovanissimo, all’Eton College, non gli fece cambiare idea, dandogli una personalità abbastanza anarchica.
E questo nuovo Robin Cook cerca allora una casa nei quartieri malfamati rinunciando alle comodità. Fa perdere in seguito le sue tracce, gira per l’Europa, frequenta gente malfamata, trafficanti,assassini,puttane,alcolizzati. Si mischia con loschi truffatori, falsari, gente di malaffare. Andrà in giro per Europa ed Africa, lo troveremo da varie parti. In Spagna è implicato nel commercio di auto rubate, ad Amsterdam nella sparizione di quadri preziosi, a Parigi diventa amico di Allen Ginsberg, i suoi punti di riferimenti sono Sartre e Burroughs. Trova pace facendo il vignaiolo in Italia e in Francia,avrà bden cinque mogli e due figli. A tutto questo alterna la scrittura.
La sua stessa vita è stato un Noir.E queste sue esperienze lo portarono a scrivere dei noir.Lui ha conosciuto tanti personaggi malvagi,cattivi e tormentati, e così li trasferisce nei suoi libri, che ri rivelano una sorta di terapia, di rifugio che
gli permetteva di non procurare danni maggiori a se stesso.Per lui lo scrivere noir diventa anche un bisogno sociale,i
suoi libri fanno vedere cosa fanno gli individui ai propri simili.Lui scrive che il male deriva da un profondo malessere sociale e allora per combattere il male bisogna anzitutto conoscerlo per poi descriverlo.Solo così lo si puo contrastare.
Il male non va nascosto come fanno tanti letterati ipocriti, è insito nella natura umana.Raymond Derek combatterà contro costoro sino alla sua morte, che sarà prematura, lo coglie poco più che sessantenne.
Inoltre non è mai stato tenero con gli intellettuali, non si considerava tale. Aveva scritto nove romanzi ma è da considerarsi figura-chiave nella storia del noir.Eterno bastian contrario, tanto che da aristocratico ribelle preferì gettarsi nella malavita e scrivere per contrastare famiglia e società. Restò tale anche nello studio delle origini del noir.Infatti confutava che le vedeva nella bibbia(Caino uccide Abele) o nella fondazione di Roma(Romolo e Remo)per indicare nel-
l’amato Shakespeare il primo grande sceneggiatore di noir(intrighi,morti, dark ladies ne affollano i drammi).
Le esperienze giovanili che tanto lo segnarono, i suoi approcci con il noir ce li racconta in “Stanze segrete”, la sua autobiografia.Passava per un uomo estremamente laconico, ma scrive la sua storia in maniera ancora più chiusa,
del resto aveva detto che non voleva scrivere un romanzo, piuttosto trasmettere delle impressioni.
Nella realtà Cook era un uomo assai alto,molto magro,dall’eterna sigaretta in bocca, basco calcato in testa. Portava gli stessi abiti anche per più giorni anche se conservava sempre l’aspetto di un aristocratico.
Quando iniziò a scrivere optò per il “seriale”, ovvero le sue storie avvenivano nella “Factory”, il dièpartimento della polizia che si occupava dei crimini più abbietti. Il primo romanzo della serie fu “E morì ad occhi aperti” ove metteva in risalto la ferocia dell’animo umano e la fragilità del nostro corpo difronte alla violenza.bruta. In questo libro la vittima sembra tenere gli occhi aperti per osservare la propria morte.Un noir spietato, anche eccessivo nel mostrare follia
unita ad atti assai feroci.Era talmente crudo che nessuno lo voleva pubblicare.Ma Raymond non si scomponeva mi-
nimamente diceva che lui raccontava cose realmente accadute e che lui aveva vissuto.
Scrisse altri tre romanzi, con un successo sempre maggiore in Francia, mentre in Inghilterra passarono tra l’in-
differenza generale.
Siamo nel 1980 quando fu pubblicato il suo capolavoro “Il mio nome era Dora Suarez”.Qui le descrizioni di orrori si
moltipliano, a iniziare dalle descrizioni minuziosissime dei corpi della giovane Dora e della sua protettrice. Ma Derek
osserva che era arrivato a descrivere con tanta dovizia l’orrore perchè apeva di poter sollevarsi da tanto marcio.
Un libro notevole che vuole essere la rappresentazione dell’ingiustizia verso i deboli e del potere assoluto dei forti.
Lo scrisse, dice lo stesso autore,per ricordare il crollo delle proprie forze quando si invoca invano aiuto e non si ha più alcuna speranza.
Fu il libro che gli dette fama e celebrità,e decretò il successo di questo irriducibile vagabondo dalle tante facce e non
tutte raccomandabili.Ma questo successo confermerà che lui era il noir, nel senso che era la sua ragione di vita.
A quei tempi si trovava nei pressi di Montpellier, nella sua patria d’elezione, e qui inizia a pensare a scrivere la sua
autobiografia.La chiamerà “Stanze nascoste”, quelle dove ognuno trova rifugio per la parte più intima di se stesso.
Ma,in stile con il personaggio,non aspettatevi un’autobiografia asettica, piuttosto una storia complessa e complicata, che va da episodi di vita vissuta al ricordo dei bei momenti della sua esistenza con il rimpianto di amori struggenti.
C’è anche il riferimento agli autori più amati, in testa come detto Shakespeare. E poi cerca di tracciare anche una sorta di compendio del noir.
Ci si può chiedere quanto sia attendibile, non lo sapremo mai,alla fin fine Raymond scrive di se stesso. Però va detto
che lui era uno scrittore che prendeva le sue storie dalla realtà, non barava, per cui si può ritenere credibile anche la
sua autobiografia.Una vita ambigua e disperata, certo per saperne di più occorrerebbe avere la chiave di…quelle stanze nascoste.
Il romanzo è assai amaro, riesce però a farci entrare nell’anima di un uomo infelice, roso dalla rabbia, però generoso,leale, che sa cos’è l’amicizia.Un essere molto sensibile, sempre pronto verso il prossimo, capace di
consolare chi si sentiva afflitto o cercava conforto e solidarietà.
Non aspettattevi una lettura facile, molti sono i toni cupi e certo danno malinconia e affanno a chi legge.Ma forse è quello che lui vuole, del resto questo risulta anche dalle definizioni che da del Noir.
“Il noir nasce quando il genere umano è spinto alla follia in un bar o nell’oscurità,descrive uomini e donne che la sorte
ha spinto troppo in là, la cui vita si è contorta e deformata…..”
Sempre secondo Derek il n oir mostra la vita attraverso gli occhi di chi soffre, di disperati senza futuro che sono sprofondati nella miseria e nella violenza, o anche, secondo un’altra definizione, nel noir vede la possibilità di superare un conflitto con l’umanità.
Infine riportiamo un’ultima definizione che poi è la sintesi di Robin Cook/Derek Raymond: “Lo scopo del noir è mostrare tutta la merda che lo Stato,come una vecchia domestica isterica, cerca costantemente di nascondere sotto il tappeto.Il noir solleva il tappeto davanti al maggior numero di gente possibile dicendo”Non pensate anche voi che qua sotto ci
sia una gran puzza di merda?”.
GIUSEPPE PREVITI