L’UOMO CON IL SOLE IN TASCA- DI CESARE DE MARCHI-FELTRINELLI
26 Gennaio 2012“LA CARTA PIU ALTA”DI MARCO MALVALDI-SELLERIO EDITORE
13 Febbraio 2012Alcune considerazioni in base ad alcune conversazioni sul ruolo del Tempo e dello Spazio nella letteratura, ovviamente in quella gialla in particolare.
Non mi soffermerei molto sul Tempo se non per dire che il tempo della storia corrisponde alla durata dei fatti reali ma non è detto che coincida con il tempo del racconto.
La narrazione riguarderà una o più pagine ma non sarà uguale al tempo reale dei fatti raccontati.Le descrizioni dei fatti accaduti protraggono o riducono il tempo rispetto a quello realmente occorso.
Soltanto se si descrive un fatto direttamente mentre avviene i tempi coincidono.Quando si racconta un fatto avvenuto in un tempo precedente il tempo del discorso si fa più ampio e si finisce per rallentare il tempo della storia(analessi), oggi va di moda procedere per flash-back.Se invece si narra un fatto che deve ancora accadere il narratore arriva a procurare un’aspettativa nel lettore:anche in questo caso il tempo del discorso di amplia rispetto a quello della storia(prolessi o anticipazione).
Il tempo del racconto è assai variabile,lo scrittore può ridurre i fatti in poche righe o ampliarli a dismisura secondo il piano che vuole imprimere alla narrazione.
Tempo della storia e tempo del racconto possono coincidere, possono anche inserirsi delle pause che rallentano il ritmo narrativo,che può essere ulteriormente rallentato da digressioni mentre se si vogliono accellerare i tempi si ricorre alla sintesi degli eventi(il c.d.sommario).
In generale nella letteratura gialla il Tempo è sicuramente importante ma è proprio il genere che chiede accellerazione dei tempi narrativi,il ritmo deve essere asciutto,non troppo descrittivo,snello,quindi più vicino alla cronaca e alla sobrietà.
- Ben più ampio può essere il discorso sullo Spazio.Anzitutto occorre individuare una scena o un elemento dello spazio dove ambientare la descrizione. Luogo chiuso o paesaggio sono i punti di partenza a cui poi si aggiungeranno elementi progressivi e descrittivi necessari a una migliore collocazione della storia.
La descrizione di “persone e luoghi” è inscindibile, nel senso che i luoghi sono gli ambienti in cui le persone si muovono e sono indicativi dei loro pensieri,dei loro affetti,dei loro stati d’animo.Altrettanto importante è valutare l’influenza del luogo sul personaggio e quindi procedere non solo alla descrizione dell’ambiente ma anche alle sensazione che può suscitare. Ogni luogo ha una sua atmosfera,i suoi colori, i suoi profumi,i suoi rumori e nel descrivere uno spazio occorre pensare - al clima che si vuole creare(positivo,negativo,suspense,terrore etc.),descrizione che nella maggior parte dei casi è soggettiva.
Quando si parla di spazio il tema è sicuramente assai vasto e vario.Se ci riferiamo al poliziesco nel constatare la crescente importanza di questo genere letterario,osserviamo che è il più in grado di cogliere e rappresentare le realtà del mondo moderno e naturalmente la città ne diventa la migliore espressione.A parte il ruolo sociologico e storico che si attribuisce oggi al giallo interessante è vedere come le storie poliziesche immaginino lo spazio urbano.
Ricordiamo che nella tradizione il giallo di stile inglese ha una sua peculiarità statico-enigmistica,quello americano dinamico-realistica.In parole povere nel giallo tradizionale alla Christie,alla Wallace,alla Van Dine(quindi autori non solo inglesi)spicca la figura dell’investigatore con le sue capacità e abilità,ma questi gialli sono “statici”cioè non sono trame ricche d’azione, e anche gli spazi in cui la vicenda si svolge sono ben delimitati.Chi conduce l’indagine non si muove molto e anche lo spazio dell’azione è piuttosto ristretto.Basta citare Miss Marple che risolve i casi seduta in poltrona a sferruzzare,Nero Wolfe sempre chiuso nelle sue serre a coltivare orchidee. E andando ancora più indietro nel tempo E.A.Poe crea Monsieur Dupin che risolve i casi leggendo comodamente a casa i giornali.Sarà bene però fare una ulteriore osservazione,Dupin e Wolfe vivono in città come Parigi e New York ed è necessario che conoscono la città come spazio.Dupin ad esempio fa lunghe passeggiate notturne e quindi ben conosce l’habitat,Wolfe si avvale dell’aiuto essenziale di Archie Goodwin che scarpina per la città tutto il giorno.
Lo spazio lo possiamo restringere ancora di più, Agatha Christie ambienta Dieci piccoli indiani su un’isola che non è raggiungibile per il maltempo,mentre per Trappola per Topi usa uno chalet di montagna.Quindi scelta di spazi dai confini rigidi, da cui è impossibile entrare o uscire, il che fa aumentare la tensione,l’assassino non può che essere un personaggio tra i presenti. Altro esempio “l’omicidio della camera chiusa”, un vero cavallo di battaglia per tanti autori,in questo caso si crea l’optimum per il concetto di spazio focalizzando tutta la nostra attenzione su un evento accaduto in una stanza chiusa dall’interno.
Consideriamo ora il c.d.. “poliziesco all’americana”, nato dopo il 192o, qui i personaggi sono più violenti, più di “movimento”,rispetto agli statici del giallo classico questi sono “dinamici”. E allora il caso non viene più risolto in una stanza chiusa,occorre dilatare gli spazi anche perché la figura del detective è quella di un uomo d’azione.Va pure aggiunto che questi gialli sono ambientati in città che ormai sono vere e proprie metropoli, significativa al riguardo la frase di Chandler in “La semplice arte del delitto”:”Hammer ha tirato fuori il delitto dal vaso di cristallo e l’ha buttato in mezzo alla strada”.Eco infatti i nostri eroi all’opera per le strade di New York,di San Francisco,di Los Angeles. Un vero…stakanovista dei movimenti in città è ad esempio Philip Marlowe.D’altra parte questi romanzi sono molto “reali”, in contrapposizione si potrebbero definire “artificiali”quelli di stampo tradizionale, anche se personalmente non sono troppo d’accordo, sono diversi gli approcci e le ispirazioni, non mi baserei sulla realtà dei fatti verosimili in entrambi i modelli.
Una caratteristica dei gialli all’americana è che non possono essere ambientati che nelle grandi città. Sarà lo stesso Marlowe in Lungo addio a dirci che se fosse
rimasto nella piccola città in cui era nato non avrebbe potuto fare l’investigatore privato.Cosa resa possibile dal risiedere nella “grande,sordida,sporca,corrotta metropoli”.
Hammet ci dice invece in Piombo e sangue e in La città degli incubi come un agglomerato urbano in crescita attiri ogni sorta di criminali che si combattono tra loro, e anche se ci sono degli sconfitti ne subentrano subito dei nuovi.
Motivo dominante di queste storie è la corruzione che avvelena i centri urbani e sempre si riproduce.I forti interessi commerciali che ruotano intorno sono alla base di tutto questo.
Venendo al “giallo all’italiana” il concetto viene ripreso anche se con moduli differenti. Intanto gli Stati Uniti vedono nascere città ex-novo, da noi il tessuto urbano era sorto e consolidato nei secoli. Il vivere cittadino(ma poi i cambiamenti si estenderanno anche alla provincia)cambierà con il boom economico degli anni Sessanta, e si farà più vicino a quello statunitense.Le città vivono una nuova vita,da un punto di vista abitativo e sociologico, esplode anche la violenza, la criminalità, costituiscono purtroppo il lato B del progresso.A questi mutamenti epocali corrisponde l’implosione del giallo “all’italiana”, Scerbanenco è quello che meglio di tutti incarna il fenomeno con la visione di una Milano dura,violenta,criminalizzata.Qui si muove l’investigatore Duca Lamberti in una città in cui il potere economico può tutto. - Più borghese,più posata ma a modo suo non meno violenta è anche la Milano di Olivieri.
Torino ha i suoi cantori in Fruttero e Lucentini, autori di quell’autentico libro-boom che sarà La donna della domenica con la capitale piemontese ai tempi d’oro della Fiat.Il potere economico fa crescere la città a vette inimmaginabili, ma questo acuirà ancor più le tensioni e le differenze.La vita urbana è vista come simbolo di sfacelo morale, con la Fiat e i suoi dirigenti centri di potere e di sviluppo,e intanto si avverte l’eco della criminalità che avanza.
Roma,che negli anni cinquanta ha avuto uno splendido regalo con un grande giallo scritto da un non giallista dichiarato come Gadda,grazie a Felisatti e Pittorru autori di Squadra mobile viene alla ribalta.Si evidenziano due tipi di impegni,l’uno che colpisce la malavita storica,l’altro che tira in ballo gli ambienti-in della capitale,politici in testa.E’la corsa alla ricchezza che rovina le nostre città da Milano a Torino a Roma.Nei romanzi ambientati nella Capitale si evidenzia lo squilibrio economico e sociale che porta alla raffigurazione di una Roma maleodorante. Ma ci sono le facciate dei palazzi,delle villette ,dei quartieri chic, la Roma dei ricchi, ma molti sono “nuovi ricchi”e tra questi allignano i malavitosi,i delinquenti comuni che si mescolano facilmente con la gente comune.Ma già ci sono i germi di corruzione,sete di denaro e di potere.
Quando si parla di “spazi”i nostri autori non si limitano a una visione monotematica ma creano un vero e proprio puzzle di fatti che portano a un vero e proprio puzzle narrativo.
Altra città-spazio Bologna con Loriano Macchiavelli che vede la città crescere nell’aspetto fisico co un evolversi del tessuto urbano, ma non solo nel bene…
Da una parte la “città vecchia”dove la vita è ancora a misura d’uomo,una zona rimasta intatta sia dal punto di vista fisico che sociale. Certo che via via che il protagonista di Macchiavelli,Sarti Antonio,compirà le sue indagini si assiste a un mutamento della città, con una progressiva perdita di identità di quartieri che cambiano fisionomia,disperdono i loro valori, si snaturano in zone per ricchi e potenti, si innesta una nuova criminalità, ma dietro un tocco di vernice si celano ben altre magagne.
Un altro abile analizzatore della città è un altro bolognese Carlo Lucarelli, con il personaggio di Grazia Negro,investigatrice trasferita a Bologna da Roma e quindi anch’essa alla scoperta della città. Si evidenziano in queste storie i lati nascosti,quelli oscuri della città,un misto tra le medie dimensioni della stessa e la grande propaggine verso il mare romagnolo che ne fa quasi una metropoli.
Firenze è stata portata alla ribalta da molti autori, da Marco Vichi a Leonardo Gori,accomunati da una visione “spazio-temporale”della città,in quanto le loro storie partono da lontano: l’Arcieri di Gori opera sin dagli anni trenta per arrivare agli anni settanta, il Bordelli di Vichi opera intorno agli anni sessanta.Una visione della città e dei suoi problemi vista in prospettive temporali e ambientali assai diverse, ma più nella forma che nella sostanza….
Una visione comune ai tanti scrittori nominati o no è la “facciata”della stessa che poi però viene incrinata nella apparente solidità dal “cuore nero”che si cela dietro di essa.
Si direbbe che ogni città “non è mai quella che sembra”, un aspetto comune è il colpire gli apparentemente rispettabili,in ogni giallo o noir si svolgre una indagine che deve portare a un a verità.In questo senso acquista importanza lo “spazio”inteso come quello urbano, ma assurto al ruolo di co-protagonista della storia,di cui diviene parte attiva e non semplice fondale.
Alcuni contestano che in queste analisi delle città si finisce per percorrere gli stessi stereotipi del giallo classico dalla classica equazione delitto=investigatore=assassino, qui invece il fil rouge è la “mala città”. Chesterton nel lontano 19o1 parlava del giallo come di una forma di letteratura popolare capace di cogliere gli aspetti salienti della vita moderna. Pensiamo che le cose non siano cambiate molto….GIUSEPPE PREVITI