RED di Robert Schwentke
15 Maggio 2011Il ragazzo in bicicletta dei Fratelli Dardenne con Cècile de France e Thomas Doret
2 Giugno 2011Al termine della proiezione di The Tree of life ci si può chiedere se si è assistito a un capolavoro oppure no, nel frattempo la giuria del Festival di Cannes lo ha premiato con la Palma d’Oro, i giurati non hanno avuto dubbi.Certamente è un film molto complesso per la ricchezza e la forza delle immagini, per la profondità dei temi, ma di contro c’è una sovrabbondanza di dettagli e di scelte che può lasciare perplessi.Tutta la cinematografia di Malik è complessa, in lui una inquadratura può avere lo stesso valore di una scena o di un dialogo.Ma in questo film la famiglia viene asssunta come metafora del mondo, una famiglia piccolo borghese che vive nel Texas,negli anni cinquanta. Un padre,una madre,tre figli, la loro vita vivisezionata nell’intento di arrivare a determinare e scoprire un ordine superiore che la governi e di scoprire pure la Natura che accompagna la vita sino alla morte.In tutto questo si riassume pure la storia del mondo,dalla creazione delle cellule all’ordine del cosmo.
Malik è essenzialmente un “filosofo”(ha insegnato filosofia per tanto tempo), e qui mette quindi la sua esperienza,la sua conoscenza al servizio del Malik regista che trasferisce tutto in immagini, dando una grandissima importanza alle immagini stesse magari a scapito della linearità del tessuto narrativo. Così vediamo subito che uno dei tre ragazzi è morto, salvo poi tornare indietro nel tempo per assistere alla nascita dei tre fratelli, poi compiamo un balzo in avanti vedendo cosa è diventato da grande uno di loro(Sean Penn nel film), ancora un ritorno al passato, l’adolescenza, la crescita, i difficili rapporti con un padre molto severo e intransigente(Brad Pitt) e una madre che li adora e li protegge(Jessica Chastain).
Ma se questo è lo spaccato di vita di questa famiglia Malik ci porta indietro pure nel tempo sino alle origini dell’universo e della vita animale, eruzioni,universi che si incontrano, e ancora un ulteriore passaggio, sino alla morte, anime e fantasmi che si ritrovano e si interrogano sul significato della vita e dell’esistenza. Qualcuno ha visto in questo richiami a 2001 Odissea nello spazio o anche a certi momenti di Fantasia.
Comparazioni e salti di immagini che tengono lo spettatore sulla corda,certo le immagini sono affascinanti, è chiaro l’insegnamento che si deve trarre dalle vicende della famiglia O’Brien: attraverso gli occhi degli adolescenti si vede che la vita è dura, con questo padre che ha lottato tutta la sua esistenza per inculcare in loro il sogno americano, e il figlio Penn lo ha realizzato, salvo poi ricredersi perchè la realtà è tutt’altra cosa.In questo filo possiamo quindi vedere un’odissea della vita che solo la presenza di Dio può salvare dal fallimento.
Un grande affresco dedicato a un percorso di vita di una famiglia ma anche della natura, partendo dagli animali preistorici, e non mancando di rivolgere delle domande a Dio e al significato che noi esseri umani abbiamo per lui.
Un film anomalo,di difficile etichetattura, pur partendo dal semplice assunto della vita di una famiglia, si nasce,si cresce e ci si perde.Malik fa di più, inserisce la normale storia di unafamiglia con le sue gioie e le sue afflizioni nell’affresco più generale della Creazione, della storia dell’Uomo e della Terra. Certo civuol coraggio a partire dalla testardaggine di un padre che si considera un fallito e vuole a tutti i costi che i figli si realizzino per arrivare alla grande storia della Creazione.
Una grande parabola su tutto il genere umano, sulla natura, sulla creazione del cosmo. Vi chiederete, ci chiediamo, se funziona, Malik per molti è un genio e ai geni tutto riesce. Diciamo che sicuramente lui è in grado di fare un cinema certo molto particolare, la macchina da presa vaga molto per catturare immagini su immagini,
e poi in un lungo lavoro di montaggio ce le presenta, magari non rispettando l’unità di azione, ma volando di qua e di la, un procedimento difficile a seguirsi ma di indubbia efficacia.
Malik va accettato com’è, se hai fiducia in lui puoi farti raccontare qualsiasi cosa. Le ultime scene del film sono un pò il compendio del credo del regista,in un immaginario Aldilà tutti i protagonisti si riincontrano su una spiaggia,vivi o morti non importa, la Vita, la Morte, il Buono,il Cattivo tutti lì che si incrociano.
Può apparire molto ridicolo ma lui ci crede e non rinunzia alle sue convinzioni.
Un film molto controverso,osannato, deriso, certamente da vedere, i giudizi sono molto soggettivi come anche fare il cinema è soggettivo da regista a regista.
Perchè mai scandalizzarsi?
Chiuderei dicendo che non tutto è perfetto in questa opera, per chi è più attaccato alle cose reali ricorderà la famiglia O’Brien, per chi ama i sogni,le divagazioni,
le commistioni ce ne è in abbondanza. Io personalmente non sono molto favorevole all’inserimento dentro la storia di una vita, e questo è cinema,di oltre trenta minuti di immagini,suoni, colori che fanno tanto documentario. Io non credo alle opere perfette, solo Dio,visto che se ne parla molto in questa pellicola,può arrivare a tanto, Malik come tutti i grandi creatori ha composto un grande affresco, il quesito finale è se hanno ragione coloro che hanno sancito la…quasi perfezione o se hanno ragione coloro che lo hanno accettato con varie riserve.
GIUSEPPE PREVITI