“I TRE MOSCHETTIERI” DI PAUL W.S.ANDERSON
14 Ottobre 2011FAUST DI ALEXANDER SOKUROV
10 Novembre 2011Le caratteristiche del cinema di Paolo Sorrentino sembrano sempre più orientate nel tagliare il parlato e dare largo spazio all’effetto visivo. Inoltre i suoi personaggi si delineano in una forma che appare affidarsi ben più alla casualità che non alla essenzialità, personaggi tutti poi contrassegnati da un evidente stato di declino.
In questo film si racconta del cinquantenne Cheyenne un tempo rockstar di successo,minato dall’uso smodato di droghe ed alcol.Lo conosciamo che gira ridotto a una sorta di mascherone,tutto truccato,labbra rosse,faccia imbiancata,vestito in cuoio nero,occhi bistrati,capelli nerissimi,imsomma la controfigura di una gloria del passato.Tutto il suo muoversi è lento,anche la voce si è allentata.,si trincera dietro occhialoni neri.Cheyenne è fuggito dalla v ita rifugiandosi alla periferia di Dublino
dove ancora c’è chi lo riconosce e c’è chi ride dietro.Abita in una candida villa arredeta da qualche pretenzioso architetto che nella cucica ha fatto scrivere “cuisine”
e lui per far capire che poi non è tocco del tutto chiede alla moglie il perchè di quella scritta.
Già la moglie,Jane(Frances McDormand)che fa il pompiere, gli è attacatissima e lo lusinga in continuazione: “Chi fa l’amore come te non può essere depresso”…
Dal fortunato connubio tra Paolo Sorrentino e Seam Penn nasce un personaggio a un tempo commovente e inquietante,in fuga dal mondo ma anche e princi-
palmente da se stesso:infatti la sua vita a Dublino era andare a fare la spesa al supermercato e al cimitero a piangere sulla tomba di due giovani fratelli che si erano suicidati dando troppa importanza alle sue canzoni e questo lui non se lo era mai perdonato abbandonando la musica e la vita.
Ma improvvisamente Cheyenne torna a vivere nel mondo e da un singolare cimelio del passato cambia vita completamente.Una canzone del 1983 This must be the place“,scritta dai Talking heads, canzone cheda titolo al film,, è l’emblema di un cambiamento totale.Se la prima parte è la storia di un uomo bruciato,poi tutto camboa quando giunge la notizia della morte in America del padre, non si vedevano da circa trent’anni, e così lui parte per New York.Solo allora apprenderemo che Cheyenne è ebreo, che a 15 anni aveva deciso che il padre non gli voleva bene e quindi lui era fuggito. A New York apprenderà della ossessione del padre,che era scampato
all’olocausto e che aveva dedicato gli anni della sua vita alla caccia del sorvegliante di Auschwitz che lo aveva terrorizzato e umiliato, nascondendosi poi in America.
E adesso toccherà a lui,Cheyenne,portare a compimento la missione del padre,un gesto di amore ritrovato.
Ovviamente non è che a Sorrentino interessi tanto la parte investigativa,piuttosto gli preme mostrarci una America provinciale e inusuale,anche nei comportamenti delle persone che via Cheyenne incontrerà nel suo viaggio di ricerca.E avvengono tante cose apparentemente inspiegabili,l’indiano autostoppista che n on apre bocca e si fa lasciare in pieno deserto,l’incendio senza vera causa del furgone,il monumento al più grande pistacchio del mondo, insomma un modo di raccontare una realtà sempre più anomala,senza senso alcuno.Penn ora non è più spaventato dall’avventura, la vive pienamente,non teme gli sconosciuti, non biascica più le parole.Si attraversa così il Michigan,il Nuovo Messico,l’Utah, ma Sorrentino ci mostra abitanti folli o stravaganti, tutti permeati di malinconia,immersi o in paesaggi immensi
o abitanti casette tristi piene di ninnoli inutili.E la caccia all’uomo si concluderà in una solitaria landa piena di neve dove vive nascosto, quasi prigioniero della suya solitudine,il vecchio nazista, e con Cheyenne che,ormai profondamente cambiato, porterà a compimento la sua missione pur se in maniera abbastanza imprevedibile.
Il film è di gran valore,molto eleganti le immagini,bravissimi i tanti interpreti, ci sono dei “cammei”di gran classe,la scrittura è assai nitida,le musiche bellissime.
La pellicola è certamente ambiziosa affrontando tematiche attualissime dalla ricerca della vendetta che però è portatrice anche di dolore,pur se il vecchio nazista che ha vista la sua vita travolta da questo odio dice che in fondo lui ammira”l’inesauribile bellezza della vendetta…”.Temi grandissimi forse anche troppo…per voler trovare la risposta in un soggetto cinematografico.E tutto questa sovrabbondanza di temi,personaggi,situazioni è anche troppo affidata alla sensibilità,alla perspicacia dello spettatore.
Queste non vogliono essere riserve su un film che fa ragionare,fa pensare, e già questa è una cosa più che lodevole, semplicemnte delle annotazioni che ci sembrava giusto evidenziare.Un altro punto fermo del film è certamente la grandissima interpretazione di Sean Penn,creando un personaggio inquietante e commovente,prima una sorta di zombie che saltella per le strade di Dublino e poi,grande metamorfosi, uno spietato cacciatore di nazisti.
GIUSEPPE PREVITI