” LA SPIA ” di PAULO COELHO- La nave di Teseo
14 Marzo 2017” IL COMMISSARIO SONERI E LA LEGGE DEL CORANO” DI VALERIO VARESI- FRASSINELLI
19 Marzo 2017Milano anno 2016, siamo in centro, no,forse è già periferia,comunque una zona che in pieno boom vide la costruzione di seimila appartamenti.In questi
vivono famiglie con regolare contratto, ma anche abusivi, occupanti regolari e no, poveri, vecchi, giovani, immigrati poveri, criminali poveri, poveri cristi.
Un posto che se non lo vedi non pensi che possa esistere nell’attuale società dei consumi e del benessere. Un posto dove la legge si amministra da sè,in
maniera autarchica. Di certi posti non si parla se non succede qualcosa….
Fai pochi chilometri e in una strada da signori più che benestanti un imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene assassinato con due colpi
partiti da una pistola molto vecchia. Sul corpo viene lasciato un sasso.
Seguiranno altre due vittime, l’opinione pubblica è in subbuglio: terrorismo ? pista islamica ? Il ministero invia una squadra di esperti, ma non si sa di
che…Ma l’indagine resta affidata, sia pure in forma clandestina, alla squadra omicidi dove spiccano due poliziotti assai diversi fra loro ma sicuramente
due uomini di sostanza, concreti, incuranti dell’immagine. L’indagine si presenta difficile per i tanti personaggi coinvolti, per gli intrecci complicati tra
affari e giustizia, tra passato e presente, ma alla fine nulla sarà come sembra.
Intanto entra nella vicenda anche Carlo Monterossi, autore di una trasmissione televisiva trash. Mentre si interessa con l’amico detective Oscar di recupe-
rare un anello di gran valore rubato a una svampita signora apprende qualcosa sugli omicidi del sasso….
Tre storie che si incrociano tra di loro e di cui è difficile dipanare i misteri. Questa è la sintesi del nuovo giallo di Alessandro Robecchi Torto marcio am-
bientato in una Milano mostrata in tutte le sue facce, dai luccicanti studi televisivi agli appartamenti di gran lusso, per poi immergersi sempre più nel
cuore del disagio e dell’emarginazione dei più sventurati.
Alessandro Robecchi fa parte ormai degli autori seriali con uno stuolo di personaggi che sempre più entrano nell’immaginario comune. Ecco quindi uno
dei nostri protagonisti, autore di trasmissioni televisive spazzatura ma di gran successo, con accanto a lui una corte di comprimari dalla discutibilissima
conduttrice del programma alla portinaia che si prende cura della sua casa e della sua vita di scapolo sino ad Oscar il misterioso detective che scopre sem-
pre tutto. E poi ci sono i poliziotti, con il sovrintendente Carella , uomo spiccio ma molto pratico, il vicesovrintendente Ghezzi. inviso ai superiori perché
insofferente alle regole, e il vicequestore Gregori che cerca di andare oltre le pastoie della burocrazia.
In questo romanzo non è Monterossi il centro-motore della vicenda, si parte da tre delitti seriali e “firmati” con un sasso, lui viene a conoscenza dei tre
assassinati seguendo un altro caso e verrà a sapere di un particolare che rivelato all’amico Ghezzi porterà alla individuazione del colpevole.
Molti i riferimenti all’attualità e alle manipolazioni cui si presta anche lo Stato. Una volta che la città è preoccupata per la serie degli omicidi i Servizi del
Ministero inviano sul posto una supersquadra dando a intendere che si da la caccia a terroristi islamici. Fumo negli occhi c he serve solo a far grancassa
e portare l’attenzione su colpevoli ideali.
Gregori si inventa una indagine parallela, i suoi uomini migliori si riuniscono nella casa di Tarcisio e Rosa il che porta a una…escursione nel giallo umo-
ristico, con molte pagine divertenti e sdrammatizzanti.
Robecchi non rinuncia però a Monterossi, lui resta sempre un personaggio-base con il suo Bob Dylan a fargli da mentore e ispiratore, avrà un incontro
con l’affascinante vedova della terza vittima, una donna di grande classe e di grande cultura, ma forse più enigmatica di quel che non sembri.
Il tutto in una Milano divisa in due, le case dei ricchi tutte superlusso,quelle dei diseredati, quando ce l’hanno, in condizioni tragiche. Siamo nelle zone
periferiche della città dove spadroneggiano gang di calabresi, la nuova criminalità africana, e i rappresentanti dei comitati per le case.
Torto marcio è noir di grande spessore, un romanzo che interessa e diverte e che ti porta a leggerlo tutto d’un fiato. L’autore non dimentica di aver fatto
parte di Cuore, uno dei più riusciti periodici di satira pubblicati nel nostro Paese e quindi ci regala una scrittura pungente, scorrevole, ricca di allusioni e
di giochi di parole. N on si sforza di essere divertente pur parlando di vicende amare, gli viene naturale, è nel suo modo di scrivere. Qui si parla di morti
ammazzati apparentemente senza alcun legame tra loro, unico elemento che li unisce il sasso lasciato sul loro cadavere. Ma Robecchi si toglie anche molti
sassolini, uno dei protagonisti è autore di uno di quei programmi indecenti che in televisione prosperano sul dolore degli altri. Poi cìè un immenso casa-
mento dove vivono tanti diseredati, ma anche qui c’è chi domina gli altri, pure tra gli emarginati funziona così. E poi abbiamo il variegato gruppo dei poli-
ziotti.
Una serie di storie apparentemente dissimili ma che poi finiranno per trovare un fil rouge comune. Un tipo di costruzione letteraria che l’autore sa confe-
zionare con cura mescolando suspense e mistero con l’ironia. Sono pochi quelli che sfuggono alle sue battute sferzanti. Rovecchi non ha molta pietà, vedi
lo spietato ritratto dei figli che pensano solo a come spartirsi i soldi del padre deceduto, oppure i mafiosi dai piccoli ma redditizi traffici, o ancora i patetici
figli di un passato politico ormai superato.
In questo thriller lo scrittore mette a contatto due Milano, quelle delle belle strade, dei bei palazzi,dei negozi dalle vetrine piene di oggetti di lusso.e se qui
ci scappa il morto tutto va dimenticato in fretta e messo a posto, la normalità ha un suo prezzo.
Poi non tanto lontano, la Caserma, un blocco di cemento dai tanti appartamenti, qui c’è e succede di tutto, con una umanità disperata e senza speranza.
L’autore ci ripropone Monterossi, autore televisivo che vorrebbe scrivere programmi d’amore ma non si può, l’audience pretende che si parli di sciagure,
morti ammazzati, il dolore.
Lo scrittore nei suoi romanzi mette a confronto questi tipi di umanità, ci vuole dimostrare che Milano non è solo quella del lusso, del benessere, c’è anche
quella dei poveri, che sono tanti e di varia provenienza. Milano ha conservato una grande borghesia imprenditoriale, esiste ancora gente orgogliosa del
proprio lavoro, convinta di essere il cuore e l’anima della città, il resto non conta. E quindi ci sono anche i morti di serie A e di serie B. Se Roma è vista
come il regno del malaffare con la criminalità che si è introdotta nei gangli della politica e della pubblica amministrazione, in Milano le differenze restano
pur non dimenticando che Tangentopoli è partita da qui. Ma a Milano sotto il velo delle apparenze ( che sovente celano la sostanza,,,,,)esiste un mondo pa-
rallelo pronto a esplodere. Un cantore quindi di una Milano a più strati, dai luccicanti studi televisivi ai luoghi del disagio quotidiano.
Si è parlato spesso della chiave del giallo tramite cui gli autori possono riferire sul marcio della nostra società e ci sembra che Alessandro Robecchi apparten-
ga a questa categoria, lui vuole fare vedere il degrado della nostra società, in particolare quello di una delle nostre città simbolo, Milano. E si ricava anche
l’amara considerazione che è difficile fare giustizia in un mondo dove tutto è artefatto.
Potremmo infine chiederci se in Torto marcio giustizia è fatta, a vista diciamo di no, ma dove non c’è pietà è difficile che ci sia giustizia……
GIUSEPPE PREVITI