“IL CASO COLLINI” DI FERDINAND VON SCHIRACH- LONGANESI
8 Dicembre 2012“LA NOTTE DELL’OBLIO” -DI LIA LEVI – e/o
12 Dicembre 2012Un noto cantante napoletano, Jerry Vialdi, viene trovato ucciso in una porta allo stadio San Paolo di Napoli, tra i denti un pezzo di erba del campo di gioco. Successivamente verrà trovato assassinato a colpi di pistola il corpo del custode dello stadio che aveva rinvenuto il cadavere del cantante. Nei giorni successivi il cadavere di una donna, legata al cantante, viene scoperto
a Verona nella porta dello stadio Bentegodi, anch’essa con un pezzo di erba in bocca. I corpi rinvenuti negli stadi erano composti in posizione fetale, mancano segni di violenza.
La polizia indaga, da una parte il commissario Malanò che è convinto che sia all’opera un serial-killer, dall’altra il commissario Martusciello del commissariato Pozzuoli con l’ispettore Liguori e la sovrintendente Occhiuzzi. Loro la pensano diversamente, vedono nei delitti e nel come si palesano una specie di sfida alla giustizia ma anche un artificio creato per nascondere qualcos’altro.
La polizia sembra non fare progressi ma sarà la bellissima sovrintendente, una non vedente, a percepire, come deve fare nella vita, quel che la circonda, i sensi, gli umori, i tremori degli
uomini e a condurre Martusciello sulla strada giusta.
“Tre, numero imperfetto” è ambientato a Napoli, è l’ultimo libro di Patrizia Rinaldi ed è un ottimo esempio di noir mediterraneo.
Il corpo di Jerry Vialdi, cantante neo-melodico, dalla vita assai disordinata, un vero sciupafemmine, viene trovato dentro una delle porte dello stadio cittadino, uno dei luoghi simbolo della vita cittadina. Ci sarà poi un’altra vittima, una delle amanti del cantante, trovata a sua volta morta in una porta del campo di calcio della sua città, a Verona.
Se ufficialmente si pensa a un serial killer la tesi del commissario Martusciello punta invece su altre soluzioni.
La Rinaldi ci presenta un testo che appassiona, ben costruito, che si avvale di una serie di personaggi ben costruiti. Il linguaggio è uno dei punti forti del romanzo, assai gustoso,molto
“pratico”, accattivante.
Questa miscela di umori e di situazioni, che vedono al centro della storia la città di Napoli, che più che una cornice ha un ruolo suo, con tutte le sue miserie e nobiltà. che poi si
riflette anche sui vari protagonisti. E questo alternarsi di situazioni si può prestare a chiavi di lettura differenti. Ma se la vicenda per come è raccontata può dare adito a varie
interpretazioni è anche vero che questo è un romanzo d’amore, un amore disperato, dissennato, servile, tutto quel che volete.Il legame tra Jerry e le sue amanti sarà il più squallido e
opportunistico possibile, ma purtuttavia la soluzione della storia è legata anche alla fine di un amore.
Del resto via via che si procede nella lettura,va considerato che il punto di vista dell’assassino è sempre espresso, la Rinaldi lo fa esprimere ricorrendo al corsivo.
Molto dipende nel giudizio di questo libro da che parte lo si affronti, ci si fa immedesimare con la sovrintendente , che è ceca e quindi si affida alle sensazioni e agli altri sensi. E anche noi ci dobbiamo affidare all’impressione, all’istinto, al dettaglio.
“Tre, numero imperfetto” è un giallo, ma un giallo sui generis, non di azione, però ci sono i morti, i poliziotti, i cattivi, qualche…buono più per necessità che per convinzione. La Occhiuzzi
con la sua sensibilità, Martuscello con i suoi dubbi e le sue turbe mentali ma anche con la sua onestà e la sua perspicacia, Liguori con la sua arroganza più apparente che reale sono il trio dei “buoni”che alla fine ce la faranno a trovare la giusta soluzione.
La chiave del giallo serve alla Rinaldi per raccontarci una Napoli e chi la vive, accomunati in un insieme di brutture e di bellezze. Si scava nell’animo umano, specie in quello femminile, con le sue ferite, le sue ambascie, le sue paure, ma anche con l’amore, talvolta una sorta di balsamo, tal’altra fattore scatenante di odio e di vendetta.
Una storia amara a più facce, i due trovati morti negli stadi sembra che siano stati uccisi con lo stesso veleno, ma gli interrogativi sono molteplici? Se si esclude il serial Killer, chi ha
colpito? La malavita organizzata? Gli scommettitori clandestini? Oppure…..? La risposta verrà con un finale forse meno negativo della storia in sé.
Un libro pertanto ricco di spunti, un passo avanti nei personaggi seriali della Rinaldi, con una partecipazione più corale a quel che avviene intorno a loro. Intanto Bianca, la ipovedente,
desiderosa di assaggiare anche qualche “frutto proibito” che la rende più umana. Poi l’ispettore Liguori, finalmente capace di provare dei veri sentimenti. E al centro di tutto Martuscello
che se inizialmente appare confuso, distaccato dalla vita, dal lavoro, dalla famiglia poi ritrova la gioia di vivere, di battersi, la forza di sentirsi nuovamente utile e partecipe.
E notevole è il breve ritratto di quel Gennaro Mangiavento, alias Jerry Vialdi, descritto molto dettagliatamente, ex-cantante di melodie, poi sempre ex di folclore e tradizione, quindi ex del musical, per approdare infine al riconoscimento della “critica colta”, ma in tutto questo suo excursus da un genere all’altro si è fatto sempre circondare da donne, le più diverse tra loro,
prima usate, poi abbandonate, e quindi tutte possibili assassine.
Quanto al linguaggio praticato, c’è il dialetto, c’è il sapido dialogare tra il Liguori di nobile schiatta e il commissario di origine popolana( …ostinato ciuccio di paese che fa solo la via che
sa e che vuole “, ma c’è anche il linguaggio più tipico del noir, il parlato in prima persona dell’assassino, e poi i tanti intercalari in prima persona come se i personaggi abbisognassero di un attimo di riflessione che trovano parlando a se stessi.
Una scrittura densa e ben ritmata, l’autrice ha il senso della giallista e quindi certe divagazioni le possiamo anche accettare. Ci può ad esempio sorprendere la scena erotica tra la sovrintendente e l’ispettore pur se trattata con molta delicatezza e tatto.
Può sorprendere anche il ricorso a due scenari-totem del nostro vivere quotidiano, il campo di calcio, scelto come insolito teatro di morte, e la canzone, di cui la prima vittima è
un grosso protagonista.
Ma alla Rinaldi tutto questo serve per introdurre la vicenda, via via che la storia si dipana è l’amore, il suo esplodere , il suo sfumare, il suo decomporsi che interessa. E per entrare negli
oscuri meandri della mente dell’omicida determinante sarà l’intuito, la possibilità di “vedere oltre”, lei che vedente non è, della Occhiuzzi per aiutare il commissario a risolvere il caso.
La Rinaldi fa centro, non per nulla è stata la più apprezzata dal pubblico nel corso dello Scerbanenco 2012, con una scrittura sinuosa, trasgressiva, ricca di doppi sensi che ci immerge in una intrigante storia di passioni che sfociano in un delitto.
Si è parlato di riferimenti a Izzo, Sciascia, Camilleri ma ci sembra assai azzeccato il giudizio di Maurizio De Giovanni che ha detto:” Un romanzo di genere assolutamente fuori del genere”.
GIUSEPPE PREVITI