“IL TAPPETO DI TIGRE” DI ANNA SERAFINI-LULU
25 Luglio 2014” LA CONDANNA DEL SANGUE- La primavera del commissario Ricciardi ” di MAURZIO DE GIOVANNI- FANDANGO
31 Luglio 2014Stefano di Marino è scrittore, traduttore, sceneggiatore di fumetti, spaziando dal giallo all’avventura, dalla spy-story al cinema, dal poliziesco al noir, alle storie dei Segretissimi.
Con Tutti all’inferno firma un giallo classico con tendenze legate al noir nella veste più violenta e criminale.
L’azione di questo libro si svolge in una Milano contemporanea, una Milano grigia dove la malavita cambia volto continuamente secondo le immigrazioni da altri Paesi. E adesso
è il turno dei feroci ucraini che erano venuti nella metropoli lombarda per conquistarla, a qualunque prezzo.
In questa Milano noir conosciamo Pietro Mai, un ex-pugile dal passato burrascoso ma dal cuore buono, che gestisce una palestra per aspiranti, e l’ispettore di polizia Liana Se-
stini, una ragazza decisa e vogliosa di fare carriera ad onta dei suoi infidi superiori. Pietro è l’istruttore della ragazza che pratica la boxe, ma tra di loro sembra stia maturando
qualcosa che va oltre il semplice rapporto professionale. Nel frattempo intorno a loro si sta scatenando una vera e propria guerra. Il Truce, dopo anni di prigione, sta per uscire
e vuole vendicarsi dell’Antico, il basista di un colpo andato a male qualche tempo prima. Intorno a loro gravitano tanti altri personaggi, ucraini, russi, cinesi, italiani impegnati
in una guerra senza quartiere dove appare chiaro che si vuole fare terra bruciata intorno all’Antico, secondo i desiderata del Truce che oltre che dal desiderio di vendetta per i torti subiti è spinto
dalla voglia di riavere la propria parte di bottino . Ma in mezzo a loro la nuova criminalità che avanza e vuole impossessarsi della città…
Milano fa da scenario a una storia carica di tensione e di violenza. Una Milano gelida, grigia, sferzata dalla pioggia, nebbiosa, siamo in autunno ma sembra di essere in inverno, ma non
solo meteorologicamente parlando, una cappa di violenza sembra incombere sulla città: un noir metropolitano, Tutti all’inferno, ben intonato del resto al titolo della collana di Novecento
editore, Calibro 9.
L’autore ci fa rivivere i mille angoli della città, con le sue insegne, i suoi locali e del presente e del passato, l’atmosfera che si vive nei quartieri, nelle palestre, nelle sale messaggi dei cinesi,
nei negozietti di facciata che celano ben altri traffici, nel sottobosco che vive ai margini della legalità, sfruttatori, prostitute, scippatori, spacciatori, ricettatori, giocatori d’azzardo.
Di Marino non ci fa vedere la Milano patinata di via Montenapoleone o di via della Spiga, o la Milano rumorosa e frequentatissima dei Navigli, , la Milano della moda, delle fiere, degli
aperitivi. La sua è una Milano violenta, cruda, molto reale che ci fa fare un tuffo nel passato, non è certo molto dissimile da quella altrettanto violenta di Scerbanenco e del duca Lamberti.
Del resto anche la Milano che ci cantavano la Vanoni e Strehler o Nanni Svampa, spesso in dialetto, parlava di malavita ma era una ” mala” forse meno cattiva, anche sfrondandola
di quell’alone di romanticismo che gli stessi finivano per conferirle. La Milano di Di Marino è più cruda, più feroce, l’arrivo di criminali dall’Est, dalla Turchia, dalla Cina, dai paesi arabi
e africani ha tolto ogni segno di poesia, la criminalità ora è più feroce, senza scrupoli, cinica, non esita a sparare per eliminare i propri rivali. Lo stile di Di Marino è l’ideale per il noir,
asciutto, aspro, come del resto deve essere questo tipo di letteratura, ce lo insegnano i vari maestri del noir. Ma abbiamo anche la foto di un’epoca con giudizi spietati non solo verso
i delinquenti, lo scrittore non è tenero neppure verso i poliziotti, i magistrati e gli avvocati. Si vive in una società sempre più devastata dalla crisi che si abbatte anche su questo strano
mondo, ad esempio sono pressochè scomparse le case dove si praticava il gioco d’azzardo. Questi emarginati si fanno una guerra spietata per primeggiare gli uni sugli altri e controllare
i loschi traffici che però sono ancora estremamente redditizi. In questo mondo squallido c’è chi si batte per un ideale di giustizia, sarà pure una giustizia minore, ma fa onore a chi non si
vuole rassegnare a essere scacciato da dove ha sempre vissuto.
Tantissimi i personaggi della vicenda, tra i due protagonisti principali si potrebbe immaginare anche una storia d’amore, ma tutto rimane sul vago, d’altra parte la trama fa perno
sull’azione. Trama che si sviluppa intorno a un piccolo tesoro, frutto di una rapina, che tutti cercano scatenando vendette e violenze. Il tutto ambientato nella Milano dei nostri giorni,
piena di traffico, di lavori, di attività ora lecite, ora illecite, Di Marino non risparmia comunque la Milano-bene, e neppure la vita interna alle Questure.
Ricorre molto al dialogo, privilegiando uno stile disadorno e molto diretto con risultati efficaci, forse c’è anche troppa violenza ma è nella natura della storia raccontata, abbondano§
comunque agguati, pestaggi, esecuzioni, sparatorie. La forma scelta è quella dei capitoli brevi, con un susseguirsi di fatti e azioni narrati con ritmo incalzante e funzionale a quanto
descritto. E non perdetevi il finale che ci ricorda tanti film noir francesi e anche i “polizieschi” italiani anni settanta.
GIUSEPPE PREVITI