” A NOI DONNE BASTA UNO SGUARDO ” DI CHRISTINE VON BORRIES – GIUNTI
12 Giugno 2018” L’AGENTE DEL CAOS ” DI GIANCARLO DE CATALDO – EINAUDI
16 Giugno 2018Arturo Speranza è un avvocato di 50 anni, sposato con due figli,poi la moglie lo ha lasciato e si è fatto una nuova compagna. Ma dopo
un percorso di una certa agiatezza sta attraversando ora un periodo di grossa difficoltà, comune a tante professionisti come lui.
Clienti che non pagano, creditori sempre più numerosi, pubblici e privati., debiti appunto con il Fisco, difficoltà nel passare gli alimenti
a ex-moglie e figli e a soddisfare le richieste di questi che stanno crescendo.
Improvvisamente la sua vita sembra avere una svolta con il ricomparire nella sua vita di un ex-compagno di scuola, nel frattempo misteriosamente arricchitosi durante una permanenza all’estero. Ora però la sua società corre dei rischi e chiede pertanto a Arturo di aiutarlo nella sua battaglia contro il sistema che monopolizza tutto.
E così comincerà una dura lotta contro i poteri forti, ma il troppo speranzoso Arturo andrà incontro a nuove delusioni….
Alle tante categorie sociali si è aggiunta quella dei ” Nuovi poveri”, ovvero i liberi professionisti sulla cinquantina, nel nostro caso degli
avvocati,che dopo il periodo delle vacche grasse ora hanno difficoltà a procurarsi lavoro, a essere pagati, con tutto quel che ne consegue.
Si parla tanto di “precari” nel pubblico impiego, ma purtroppo oggi il precariato è una realtà comune a varie categorie.
Enrico Morello, avvocato, collaboratore di varie testate giornalistiche, nel suo libro d’esordio Ufficio salti mortali definisce appunto ”
Nuovi Poveri” coloro che davanti a tutti “devono” apparire ricchi e felici, ma nella realtà non hanno i soldi per pagare l’affitto dello studio,
lo stipendio alla segretaria,le rette scolastiche e così via, ma non lo vogliono dire. Rispondendo a chi chiede loro come va, dicono “benissimo”, ma tutti danno che è una bugia. Solo i più bravi o i più fortunati o i più…..scaltri non hanno problemi.
Molta l’ironia in questa storia , certamente con spunti autobiografici, dove il protagonista è un avvocato caduto in disgrazia, ch si deve
barcamenare tra creditori vari, debitori che non pagano, lavoro scarso, e chi ne ha più ne metta. Chiaramente la storia di Speranza non
è che la metafora di chi ha scelto la libera professione e circa una decina di anni fa si è trovato ad affrontare la nuova situazione,ed infatti
lo stesso autore l’ha vissuta in prima persona. I problemi sorti per la categoria degli avvocati hanno tra gli aspetti principali quello del
mantenimento dello status sociale, un avvocato “povero” o “depresso” non lo vuole nessuno.Ecco che non può rinunciare al Circolo, alla
macchina, alle spese anche superflue (vestiti,scarpe , profumi etc). Oltre tutto molti tengono famiglia( se non due) e anche qui la cosa migliore sarebbe avere il coraggio di dire le cose come stanno. I figli forse sono quelli che primi arrivano a comprendere che avere un padre avvocato non vuol dire avere un padre miliardario, ma per mogli, amanti, amici, parenti è più difficile.
Arturo Speranza, il nostro protagonista, è ormai un maestro nello schivare i creditori, nel dilazionare i pagamenti, nell’arrangiarsi, insomma l’uomo ideale per condurre l’ufficio salti mortali”. Inoltre ha sempre preferito non dire la verità in casa cercando di pro-
teggere la famiglia, anche se alla lunga le cose le capiscono tutti. al massimo fanno finta di non capirle…
Nel racconto una parte di rilievo l’ha Pio, compagno di liceo di Arturo, ha fatto fortuna vivendo all’estero, ora è tornato a Milano e chiama
il suo vecchio compagno chiedendogli di sostenerlo nella battaglia contro le potenti multinazionali che vogliono soffocare la sua impresa
farmaceutica temendone la concorrenza. Sarà una lotta senza esclusione di colpi, contro gli squali che rappresentano banche e poteri forti,
ma Arturo che è un bravo avvocato saprà pilotare le cose al meglio. Ma troppo ingenuo o troppo facilone non si accorge che l’amico lo
sta usando…..
La morale di questo singolare storia, raccontata in prima persona, sarebbe quella di accontentarsi, a volte basta un bagno con un sapone di marca per sentirsi più puliti e più liberi…
Un romanzo amaro ma divertente, scritto con una certa dose d’ironia, ma è la giusta maniera per presentare una tragedia di una genera-
zione che è la prima negli ultimi cinquant’anni non solo non ha aumentato le proprie risorse ma sta anche prosciugando quanto lasciato
dai propri genitori. Un problema del resto comune un po’ a tutti. D’altra parte siamo passati dall’illusione di un paese in continuo progresso alla amara constatazione di dover fare i conti con il fallimento di una intera nazione.
GIUSEPPE PREVITI