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23 Agosto 2021Puo’succedere che anche al caffè dell’imbarcadero di Bellagio un giorno non passi nessuno. E’martedì 5 marzo 1935 e per l’oste Gnazio sarà dura arrivare sino a sera. Ma
mentre questa sta calando vede scendere da una motovedetta della milizia tre brutti ceffi vestiti di nero che mettono paura solo a guardarli. Poco dopo ricompaiono e tra
loro, sorpresa della sorpresa, il buon maestro Fiorentino Crispini. Questi verrà imbarcato e portato a Como. L’oste sa che è meglio farsi i fatti propri, ma gli pare troppo
grossa aver visto il Crispini in veste d’imputato. Però a pensarci bene ultimamente era mancato al suo appuntamento con il “marsalino” del mattino, ma da questo a vederlo
in manette.
òòEd ecco che di tutto viene avvisato il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccado’, che se la vedrà con le autorità locali e provinciali.
Nuovo romanzo di Andrea Vitali, con protagonista il maresciallo Ernesto Maccadò, Un bello scherzo. Una storia che parrebbe creata per ben altri scenari e invece si svol-
ge nella mite Bellagio dove alla resa dei conti può accadere di tutto.
Accade che al caffè dell’imbarcadero dopo una giornata monotona e di scarso movimento, l’oste nota l’arrivo di una imbarcazione. Me scendono tre figuri della milizia, che§
poco dopo ripartono portando via, una delle glorie locali, il maestro Crispini, giornalista, scrittore, poeta. Una vita dedita alla storia e alla lettura,la sua.
Il borgo è piccolo e la notizia si propaga velocemente, e ne viene investito il maresciallo dei carabinieri Maccadò, da tutti benvoluto e stimato, per il suo carattere e per il fatto
che si fa sempre rispettare da tutti, Milizia compresa. Si reca dal segretario locale del partito,Fulvio Semola, che però sembra non sapere nulla della vicenda, ma che comunque
ha l’autorità necessaria per chiedere ragguagli alla milizia del capoluogo, pur se ne approva a priori l’operato…
In realtà il povero Crispini aveva partecipato a un concorso letterario in rima che doveva “cantare” la bellezza del luogo, la nobiltà del lavoro, la grandezza della patria, sempre in linea con gli ideali del fascismo. Lui aveva partecipato ma per motivi di rispetto professionale e comportamentale si era firmato con uno pseudonimo, per non rivelare la propria
identità di giornalista e di gloria locale. In più si era si era affidato per la stesura materiale del carme alla migliore dattilografa del paese.
Ma la vicenda si ingarbuglia. Troppi pettegolezzi per la cittadina, ma quel che conta è che l’opera arrivata alla giuria è una e vera e propria requisitoria contro il regime,e l’accusa contro il malcapitato è assai grave, “apologia di attentato”.
Così tutto il paese si solleva, con le donne in testa, ce ne sono tante in questa storia,in prima linea la fantesca Quirica che fa le pulizie in tutto il borgo e ha le chiavi di ogni appartamento, compreso quello del Maestro, e così anche i carabinieri devono patteggiare con lei se vogliono entrare nella casa del Crispini, in cerca di prove per discolparlo.Poi
ci sono le mogli del segretario del fascio e dell’appuntato dei carabinieri Misfatti che sono sempre a riprendere i mariti ma sanno anche consigliarli nella interpretazione dei fatti.
Poi le tre sorelle Rovente, con l’orecchio sempre teso a quanto viene detto e…urlato nell’appartamento sottostante al loro, dove vivono i Semola, che litigano spesso e a voce alta.
E poi ancora Visitazione Serena,detta Carovita, donna disinibita e dai voraci appetiti sessuali, che adesca uomini su uomini, sfruttando anche maldicenze e presunti segreti o vizi altrui.
Ma altrettanto vasta è la galleria degli uomini, dal vedovo Consiglio Omario, impiegato anziano alle Regie Poste, vedovo inconsolabile, al portalettere Fracacci, più noto per le soste nelle osterie che per la sua perspicacia, E poi Amedeo il muratore avverso al regime, che vanamente la graziosa figlia Beatrice cerca di tenere a freno….
Su tutti spicca il pacato ma efficace maresciallo Ernesto Maccadò, cui fa da contraltare il segretario della locale sezione del partito, il fotografo Semola,vessato dalla moglie Selina, e di scarsa fantasia, ma fondamentalmente una brava persona.
Una vasta galleria di caratteri, sorprende che anche nei più miti possa albergare la tempra di un eroe. Andrea Vitali si conferma scrittore di grande valore, capace di conferire alle sue opere una freschezza e una levità a tutto tondo, c0n personaggi trattati con grande maestria, ma sempre osservati con un occhio tanto attento quanto divertito, pur non
rinunciando a trasmettere una verità inoppugnabile, il regime può fare anche la voce grossa ma dovrà pur sempre fare i conti con l’umanità che si cela sotto le divise e i gradi
gerarchici.
Leggendo Vitali come non pensare a Camilleri, Guareschi, Chiara, sia pure con altri segnali e altre soluzioni, ma con la rieffermazione di una tradizione letteraria che si ripropone.
Vitali concentra le sue opere e i suoi personaggi sulle sponde del lago di Como, nella sempre fertile provincia che da personaggi comuni che possono poi rappresentare benissimo l’intera comunità nazionale.
Cos’ il microsomo di Bellagio si compone come fosse un ideale palcoscenico teatrale, alternando momenti esilaranti ad altri più profondi, con al centro la felice combinazione tra il paese e le sue autorità, che non vogliono abbandonare uno di loro a una brutta sorte. Ma poi il romanzo si apre a tante altre storie, spesso di natura familiare, così le diatribe
tra il Semola e la moglie Selina, oppure la “caccia” all’uomo della disinibita Carovana. Insomma si ride spesso, ma pur sempre in una trama che affronta, sia pure con il sorriso,
anni assai vicini alla seconda guerra mondiale, siamo nel 1935, presto allo scherzo seguirà la tragedia.
Un romanzo divertente,godibile, ben strutturato, con personaggi che ricreano atmosfere e fatti di una piccola comunità ma estendibili nel loro significato a tutte le comunità umane.
GIUSEPPE PREVITI