” LA BANDA SACCO ” DI ANDREA CAMILLERI- SELLERIO EDITORE
28 Ottobre 2013” LUNA BUGIARDA” DI BEN PASTOR- SELLERIO EDITORE
6 Novembre 2013Montalbano sogna e addirittura si ritrova nel sogno all’interno di un dipinto di Rousseau il Doganiere il celebre “Sogno di Yadhwiga “. Con lui nella foresta c’è Livia, sono
nudi, tutto è perfetto, puro, armonico come solo può essere nella finzione pittorica. Ma ecco che il fischiettare di un uomo, si saprà poi che si tratta di un vagabondo che
si è sistemato poco distante dalla villetta del commissario, lo riporta alla realtà. Intonava il Cielo in una stanza, ma quando Montalbano comincia a parlare la dura realtà
lo fa svegliare del tutto. Ed è una realtà assai dura, è stato trovato morto nella sua casa un uomo, noto ragioniere ma noto anche come strozzino. Sarà una indagine pe-
sante che lo introduce in un mondo malsano e torbido, ricco di violenze e sopraffazioni, ritorsioni e vendette, violenze e ricatti. Per uscire da questo viscidume il
commissario deve cercare di penetrare nei segreti della famiglia dell’ucciso e in quelli di buona parte della cittadina. Deve frugare fra tante esistenze, scoprire un mondo
dove c’è tanta desolazione, respirando atmosfere velenose, trovandosi a contatto con personaggi assai complicati e indecifrabili. E assai difficile è anche trovare dei
testimoni.
Ma via via che le cose procedono sembra avvicinarsi quasi con riluttanza alla resa dei conti. E gli viene da pensare al quadro del sogno, a quella foresta che gli ricorda
la virtù della nudità, con il pudore di chi non è del tutto innocente ma neppure del tutto colpevole. E si avvia a chiudere il caso con una sofferta malinconia.
In una scrittura ricca di allusioni al linguaggio del cinema e del teatro da cui ha ricavato la dote di comprendere gli altri, Camilleri ci descrive le colpe tipiche del vivere
umano.
” Che la ‘ntricata foresta dintra alla quali lui e Livia si erano venuti ad attrovari, senza sapere né pircome né pirchi….”, questo è l’insolito inizio
di una nuova avventura del commissario Montalbano, un personaggio che ormai ci è arcinoto per le sue radicate abitudini, come non amare il traffico o il firmare
pile di documenti, come il mangiare in rigoroso silenzio, come il fare dei bellissimi sogni a colori…
Ormai fa parte degli ” investigatori che sono di casa”, che vivono una vita propria, e al cui appuntamento in libreria il lettore non rinuncia mai.
E così Camilleri, o meglio ancora Montalbano, si trova immerso in una storia dove il primo a non voler trovare l’assassino di un certo ragionier Barletta è proprio
lo stesso commissario. Una figura bieca la vittima, quasi andrebbe dato un plauso a chi l’ha tolto di mezzo. Vedovo, 63 anni, si è sempre occupato di transazioni
finanziarie, di speculazioni, di intrallazzi, ma la sua specialità è dare i soldi a strozzo. Non solo questo, si dilettava a ricattare ragazzine chiedendo loro prestazioni
sessuali.
Sono in tanti a volere la sua morte compresi i due figli, e quando viene trovato morto con un colpo di pistola alla nuca Montalbano si trova nel dilemma se tentare
di trovare l’assassino o non dargli la caccia. Ma dall’autopsia risulterà anche che è stato avvelenato con il caffè, e poi gli è stato sparato, allora si possono ipotizzare
due assassini ?
Le indagini proseguono confuse, il quadro non è chiaro, forse Montalbano è distratto dalle troppe donne coinvolte, e anche la stessa Livia, venuta a passare qualche
giorno con lui , finisce per sottrargli del tempo.
E mentre l’estate scorre assai lentamente Montalbano si trova difronte a un bivio: perseguire la colpa o essere compassionevole con il colpevole. Questo è fondamentalmente
il suo dilemma, si sente più stanco, ma Camilleri ce lo presenta più maturo, e anche più consapevole delle difficoltà di prendere le decisioni più giuste.
Quello di Un covo di vipere è un Montalbano notevole che si esprime con accenti nuovi, in un clima di tensione agghiacciante, certo si muove con più insicurezza, è
più sensibile alle presenze esterne, di Livia si è già detto, ma c’è anche l’enigmatica figura del vagabondo vicino di casa. In compenso neppure le solite battute di Tatarella
servono a stemperare quel clima angosciante che pervade tutto il romanzo.
Tornando al vagabondo questi è un barbone sui generis, si vede che è un uomo di cultura che ha conosciuto tempi migliori. Mentre il commissario prosegue nell’inchiesta
Livia fa amicizia con quest’uomo cercando di capire perché si è ridotto così, e la verità piano piano verrà a galla. Ma Montalbano non ne sarà affatto contento !
GIUSEPPE PREVITI