L’ALTRO CAPO DEL FILO – DI ANDREA CAMILLERI- SELLERIO
8 Novembre 2016IL TURISTA – DI MASSIMO CARLOTTO – RIZZOLI
16 Novembre 2016Tre giovani, ex-compagni di liceo, vivono a Genova e hanno mantenuto nel tempo un certo rapporto. Al centro
del quale c’è il dottor Fortunato Sapienza, tipo tranquillo in apparenza, un po’abulico, coscienzioso sul lavoro pur
se è vessato dal capufficio. Ha avuto una relazione con Agata, altra ex-liceale, ma ora si sono separati, pur se lei è
sempre innamorata di lui e di questo abbandono ne sta facendo una fissazione. Poi c’è Ranieri, uno scapestrato,
poca voglia di studiare ma si è sempre salvato sfruttando la bontà e la soggezione di Sapienza, in cambio lo ha reso
più “uomo”.
Non è che po le cose sono cambiate nel tempo, il rapporto è rimasto sempre di sudditanza di Fortunato verso Ranieri,
che è diventato un piccolo boss della malavita, immischiandosi in traffici di droga e di auto rubate sfruttando il fatto
di essere titolare di una carrozzeria. Ma Ranieri è sempre rimasto attaccato a Fortunato lo protegge gli consiglia di
tornare con Agata, ma si preoccupa anche di renderlo meno imbranato nella vita quotidiana procurandogli donnine e
svaghi. Fortunato che sembra sempre distaccato da quanto gli accade intorno accetta tutto di buon grado senza farsi
mai venire dei dubbi sui rispettivi comportamenti. Ma le cose cambieranno quando Ranieri lo introduce in una bisca
clandestina dove non manca nulla (gioco, donne, ,liquori), ma le vincite vengono regolate in una maniera molto singo-
lare: non si vincono soldi ma prestazioni contro una persona (furto, pestaggio, uccisione).
Sulle prime Fortunato è perplesso ma poi al termine di una serata particolarmente fortunata decide di far eliminare
l’odiato capo ufficio.
Ciò lo metterà in contrasto con Ranieri, che scoprirà così la vera natura di Fortunato, mite in apparenza ma che nel
tempo ha maturato tanto di quell’astio e di quell’odio verso tutto e tutti che è diventato una variante fuori controllo….
Michele Costa, al suo esordio come narratore, ha scritto una storia assai originale, una storia che non è nemmeno facile
definire, certamente c’è un omicidio, c’è un sottobosco malavitoso, ma ci sono anche altri elementi, l’amicizia, l’amore,
la follia, la irrequietezza di una città e dei suoi abitanti.
La storia in sé appare abbastanza semplice. Un delitto esigibile parte dal vecchio rapporto tra ex compagni di studio, ma
anche dalle loro diversissime personalità. Ranieri , lo sbruffone, in fondo vuole bene al suo amico, lo vorrebbe sposato
con Agata, ma cerca anche di rendergli piccoli piaceri e randergli un po’ più vivace la vita.
Ma ci sarà al di là dei sentimenti reciproci, qualcosa che li unirà ancora di più, un crimine, un delitto da fare eseguire su
commissione, un delitto come lo definisce l’autore, ” esigibile “. Infatti Fortunato ha cominciato, sempre spinto dall’amico, a frequentare una bisca dove non si danno soldi, ma si eseguono delle prestazioni “criminose”. La nostra
vicenda si svolge a Genova, una Genova per lo più notturna, chiusa, ambigua la sua parte: quel che appare è una Genova
misteriosa, poco rutilante, dove si vede più male che bene, poche le persone normali, tutti hanno dei problemi, delle
turbe, dei segreti.E il ritmo incalzante della storia ci porta a seguire i movimenti di tanti personaggi, studiando i loro
caratteri, le loro nevrosi i loro traumi, ma anche i loro desideri, le loro speranze, i loro sogni. Il senso di questa storia
è probabilmente nel riuscire a contemperare l’originalità di un premio che si rivela una prestazione da “esigere” con lo
studio dell’animo dei vari personaggi, chiamandoli anche a scelte difficili, che però poi riusciranno a far loro comprendere chi veramente sono. Il nostro autore, esperto di psicologia, sa scandagliare a fondo nell’animo umano,
e anche se certi personaggi sono forse sin troppo schematizzati e quindi prevedibili, vedi i ” cattivi”, Costa riesce a
dare a ciascuno di loro una propria fisionomia, una propria realtà. La scrittura non è semplice, un fatto abbastanza inso-
lito nella scrittura di genere, ci sono molti intercalari, molti passaggi contemplativi, ma la struttura narrativa regge,
l’impianto è solido e non mostra segni di stanchezza o cedimento.
Tra i vari protagonisti, spicca l’oblomoviano Fortunato, anche se alla sua palese indifferenza a quel che gli capita è accompagnata da una ferocia sorprendente. Poi ci sono Sara, che piano piano nella disgrazia ritorna alla vita, grazie§
anche alla relazione epistolare e spirituale con il vecchio capomafia Guglielmo, un tocco di poesia pur in un contesto
ben poco poetico.
Molti ritratti umani che restano sicuramente impressi nel lettore.
GIUSEPPE PREVITI