” SACRO GRA” DI GIANFRANCO ROSI
25 Ottobre 2013” L’ULTIMA RUOTA DEL CARRO ” DI GIOVANNI VERONESI
25 Novembre 2013Cast: Emmanuelle Seigner- Mathieu Amalric
Già si era cimentato con i quattro formidabili protagonisti di Carnage, ora Roman Polanski, sempre ispirandosi al teatro, si cimenta con due contendenti, un uomo e una
donna, che nella vita sono un soggettista regista e una aspirante attrice. Il mondo esterno se non per una panoramica iniziale con un lungo viale alberato flagellato dalla
pioggia per poi inquadrare l’ingresso di un teatro. Siamo nella platea vuota di un teatro, il regista sta per uscire, le audizioni sono finite, quando si presenta un’attrice, una
ragazza volgarotta, fradicia di pioggia, che chiede insistentemente di essere provata per la parte di Wanda in Venere in pelliccia. Appunto si sta provando una commedia
tratta dal celebre testo di Leopold Von Sacher-Masoch, 1870. Von Sacher-Masoch è stato un grande scrittore di perversioni sadomatiche.
Un invito a nozze questo testo per Polanski da sempre …profeta dell’erotismo.
La storia si sviluppa in un continuo scambio delle parti, dei sessi, in un gioco teatrale dove la donna si mostra attrice di grande livello mentre l’uomo, alle prese al cellulare
con una fidanzata insistente, si fa sempre più prendere dal gioco di Venere, come maschio è destinato a perdere e lui si trasfigura al meglio nella vittima designata, l’uomo
che soggiace alla forza delle donne, per lui niente da fare, e metaforicamente le porte del teatro si chiudono.
Il film è tratto da una commedia di Burl Ives, di grande successo a Broadway, Polanski sa ottimizzare questo gioco al massacro, a cui del resto non è nuovo, non scade mai
nel volgare, ha un gusto claustrofobico evidente, ma in sostanza ci confezione un thriller dove odio e amore si confondono in continuazione.
Seguendo il film certamente il personaggio che interpreta Mathieu Amalric è un regista, ha tendenze sadomasochistiche, ma principalmente somiglia in maniera
sfacciata al celebre regista polacco, ma Polanski ha tenuto a smentire qualsiasi autoriferimento, anzi ha dichiarato di essersi divertito tantissimo a girare questo
film cercando di tenere sempre vivo un certo tono ironico e dissacrante.
Ma come tutti i film tratti dal teatro, e qui con due soli attori in scena possiamo parlare di teatro puro, finisce per esserci una immedisimazione del regista che anche
se non sarà sadomasochista è per forza di cose portato a entrare, a immedisimarsi nei personanggi, a ispirarli e è quasi scontato che alla fin fine lui sia più vicino al perso-
naggio maschile. Il film lavora molto su questa teatralità, del resto è una pièce di teatro nel teatro, dove si confonde un po’ tutto, vita reale e vita sul palcoscenico,
personaggi che oscillano tra realtà e fantasia, erotismo spinto che a un certo punto non sappiamo più se corrispondente alle battute o a un reale trasformarsi dei protago-
nisti, oltre tutto portati a scambiarsi continuamente di ruolo.
Nel romanzo originale si parla di un contratto stipulato tra un uomo e una donna che lui identifica con la dea Venere, sancito il contratto lui si trasformerà nel servo
della signora, e pur di viverle accanto disposto a subire ogni umiliazione, ogni tradimento, ogni castigo.
IL cinema ha sfruttato molto questo tema, ricordiamo in tempi lontani L’angelo azzurro, Viale del tramonto, lo stesso Polanski non è nuovo al tema dell’uomo umiliato
e femminilizzato ( Cul de sac ) come pure si è già cimentato in lavori con pochi attori, è un regista talmente geniale che si trova sempre a so agio.
Il luogo dell’azione è unico, i protagonisti sono un uomo di teatro insicuro, irritante, vessato al telefono da una fidanzata prepotente, ma che resta sorpreso e sempre
più ammaliato dall’apparizione di questa donna, incolta, sfrontata, chiassosa. Ma via via che il gioco teatrale dell’audizione va avanti lui ne resta sempre più amma
liato, cedendo sempre più alle richieste e al gioco sempre più ammiccante di lei. Perde ogni controllo, vittima sempre del duo Vanda-Venere, sino alla trasformazione
completa nell’uomo vinto e soggiogato.
D’altra parte è già nella presentazione “scenica”dei due contendenti che si può immaginare che cosa di grosso dovrà avvenire. Wanda era stata creata da van Masoch pensando
alla sua amante che nei loro giochi erotici usava molto il frustino. E la donna che con finta sottomissione visto lo sguardo furbo e sfrontato ne sarà la controfigura scenica ideale.
Lui è un intellettuale che si crede un piccolo dio, vuole sempre dettare lui le condizioni, ma alle prime repliche della donna naufragherà miseramente.
mUna lotta che si combatte a parole, non scorre il sangue, tutto è molto simbolico, una sciarpetta di lana simula la pelliccia di Venere, gli stivali fanno molto autorità ,
la scena è molto scarna, ma con abili tocchi rende l’idea di dove si vuole arrivare.
Veramente superbi i due protagonisti, una Seigner sontuosa in questo andirivieni per la scena, ma altrettanto notevole è Amalric, oltre tutto alle prese con un altro
problema, cioè di combattere con quella presenza invisibile del suo regista…..
GIUSEPPE PREVITI