” L’UOMO DEI TEMPORALI” – DI ANGELO MARENZANA- RIZZOLI
2 Ottobre 2013SIGNOR GIUDICE, BASTA UN PAREGGIO DI FABIO POZZO E ROBERTO CENTAZZO – TEA
9 Ottobre 2013Ritroviamo Rocco Liguori, tenente dei carabinieri, di stanza nelle Langhe ad Alba, quando gli arriva l’ordine di spostarsi all’Aja presso il Tribunale Internazionale per la
ex-Jugoslavia. Qui apprenderà che il colonnello Dragojevic, un efferato criminale che è stato condannato per la strage di Sbrenica e altri eccidi,è in coma per aver inge-
rito una massiccia dose di psicofarmaci. Però il procuratore Silvia Loconte non crede all’ipotesi del suicidio e incarica Liguori, che sette anni prima aveva arrestato Dragoj-
evic in Bosnia, di indagare su cosa sia effettivamente accaduto.
Per Liguori è un ritorno al passato, quando giovane maresciallo, era stato trasferito nelle zone calde del conflitto tra le varie etnie slave, e di persona aveva verificato
come la verità fosse stata sacrificata alla ragion di stato, come la politica finisse per rendere vani gli sforzi di questi uomini che operavano sul campo, come gli ufficiali
fossero costretti a subire e tacere. Ricorda anche la bella e avvenente Jacqueline, che lavorava per la Croce Rossa, e con cui ha avuto una storia finita male….
Ma bando ai flash back,il presente incalza. Liguori deve trovare i responsabili di questo tentato omicidio, a dispetto delle manovre dei politici che sullo sfondo tessono
e disfanno alleanze. E ancora una v0lta Liguori si trova solo sul campo, rischiando più volte la vita….
In questa collana curata da Massimo Carlotto e diretta da Colomba Rossa torna Roberto Riccardi con Venga pure la fine. Una nuova storia imperniata su Rocco Liguori
già protagonista di Undercover. In questo romanzo dovrà battersi contro trame oscure, intrighi internazionali, cattivi politici, gente dal grilletto facile, vendicatori
spesso abbietti come le loro possibili vittime. E Liguori lotterà contro tutto e tutti, forte della propria coscienza e della volontà di fare trionfare comunque la verità.
Roberto Riccardi ripercorre ancora una volta certe sue esperienze di lavoro, mescolando realtà e finzione, creando una storia “forte” dove troviamo buoni e cattivi,
pur se alla fin fine il confine apparirà assai labile.
La patata bollente è i tentato suicidio di questo colonnello, Liguori non vorrebbe tornare a quel passato che lo riporta a quelle terre martoriate dai troppi odi, del resto
non ancora del tutto sopiti. Sono passati tanti anni, sono mutati gli scenari, ma non certo gli antichi rancori e Liguori si troverà presto invischiato in trame di carattere
internazionale. Si vivono quasi in simbiosi con il protagonista una serie di episodi, alcuni attuali altri che riportano indietro nel tempo come ad esempio il bellissimo
colloquio tra il carabiniere e il prigioniero su La Storia di Elsa Morante. Il ritmo è del resto uno dei punti di forza di questo romanzo, vi si muovono tanti personaggi,
cambiano di continuo le ambientazioni dall’Aja a Sarajevo, da Roma a Cracovia a Londra e questo ci fa capire che la criminalità oggi non conosce veramente confini…..
Sembrano volerci dire Liguori e ….Riccardi che la via è talmente frenetica e veloce nel suo scorrere che te la devi vivere all’istante, non hai scelta, se commetti uno
sbaglio non puoi tornare indietro, la vita passa e va….
E Rocco Liguori tutto questo lo sperimenta sulla sua pelle, ma a parte che è di…scorza dura, la fiducia nella giustezza di quello che fa e il senso del dovere lo rendono
quasi invulnerabile a tutto quanto gli gira attorno, anche a una storia d’amore finita senza un vero perché…..
Alla base di questo romanzo c’è l’urgenza di far si che una guerra sporca e orrenda come quella che si è vissuta nei territori della ex-Jugoslavia non venga dimenticata.
Troppe le vittime innocenti per far finta di niente. Eppure questo hanno cercato di fare i registi di questo massacro, forti delle loro oscure alleanze, delle tante complici-
tà, dei silenzi compiacenti,tanto che anche il Tribunale dell’Aja ha avuto il suo daffare ad affermare la sua autorità e la caccia ai criminali di guerra è proseguita tra mille
ostacoli e tanti imbarazzati silenzi.
Con un romanzo coraggioso come Venga pure la fine si usa la chiave del giallo, della suspense, dell’intrigo per mantenere vivo il ricordo di quel che è successo,e del
resto è nell’anima di questo autore di occuparsi della ” memoria”, lo aveva già fatto con l’Olocausto, dedicandogli tre libri.
Se in ” Undecorver” il tenente Liguori si era dovuto “immergere” nel mondo della droga, questa volta la nuova missione lo porta a doversi occupare di un conflitto
etnico dove non c’è stata pietà per nessuno.
In questo romanzo Liguori aveva patito la prima missione nella ex-Jugoslavia. Aveva scovato l’ex-colonnello infrangendo certe protezioni, ma l’Italia all’ultimo momento
si era defilata rinunciando alla cattura del criminale. Intrallazzi politici, politici corrotti, e tutto era stato fermato. Ma questo soggiorno gli era stato ostile anche sul piano
sentimentale per un amore profondo per la bella Jacqueline, un sentimento che però non era andato a buon fine.
Era tornato quindi in quei posti, in quegli anni con un certo malumore.
Ma Riccardi si serve di tutto questo per raccontarci la guerra attraverso le vicende dei suoi personaggi, mescolando intrallazzi e cospirazioni, vendette e sentimenti,
dolori e amori, sangue e violenze.
C’è una parte del romanzo che va sottolineata, al di là della storia in sè, Dragojevic è rimasto impressionato della personalità e della risolutezza nell’agire del giovane
carabiniere italiano, e lo convince a uno strano patto, corrispondere per lettera tra di loro, in modo da potergli spiegare meglio le ragioni del suo modo di agire e della sua
crudeltà. Liguori resterà colpito dalle parole di questo angelo del male, che ritiene di aver agito solo in funzione del suo paese, e questo gli fa giustificare ogni sue effera-
tezza. Liguori scopre a quale profondità può giungere il male, ma anche che sovente chi lo commette si giustifica dicendo che lo ha fatto a fin di bene. Questo lo porterà
a sospettare di tutto e di tutti nell’inchiesta su chi avesse potuto uccidere il prigioniero, anche le persone più pure avrebbero potuto agire nel nome dell’umanità da riscattare
e da vendicare, e le sorprese per il nostro protagonista saranno tante, costretto come è a muoversi in un mondo inquieto e dai troppi misteri.
Riccardi adopra molti personaggi e quindi tende a parlarci dell’essere umano, riflettendo sul fatto che in tutti vi è una parte di bene e una parte di male, perfino in Dragojevic
che è un tipo forte, con una sua tragicità, certo è il cattivo per autonomasia, ma alla fin fine si vede che anche nel più bieco degli uomini ci può essere un briciolo di bene….
Riccardi quindi compie un viaggio nel passato, un passato che lui ha vissuto e che grazie alla scrittura può essere forse più che rivissuto rivisitato e romanzato grazie
al personaggio di Rocco che sembra avviato a divenire ” seriale”. Ma osservando i due testi si nota anche una certa diversità da prodotti similari, qui si cambia continuamente
ambiente,protagonisti, con un forte respiro internazionale, il che è insolito nella nostra letteratura di genere.
Una curiosità, il titolo annunciato qualche tempo fa per questa pubblicazione dove essere ” Nessuno è innocente” (abbastanza indicativo del pensiero dell’autore), ma
era un titolo dato a un libro appena uscito e così ecco la scelta per Venga pure la fine.
GIUSEPPE PREVITI