III EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL GIALLO 1 2 3 FEBBRAIO 2013 PISTOIA :” GOLOSI CRIMINALI” CIBO E THRILLER BINOMIO PERFETTO
11 Gennaio 2013VERSO IL FESTIVAL DEL GIALLO DI PISTOIA: “GOLOSI CRIMINALI” 1-2-3 FEBBRAIO- GUIDA UFFICIALE ALLA TERZA EDIZIONE
17 Gennaio 2013Nel decennale della morte di Manuel Vazquez Montalban esce per la prima volta in volume La bella di Buenos Aires (Feltrinelli). Era stato pubblicato a puntate su El Pais, titolo originale
La muchaca que pudo ser Emanuelle, nel 1997, il titolo corrispondente sarebbe La ragazza che avrebbe potuto essere Emmanuelle , ma in questa prima edizione italiana si è optato per La bella di Buenos Aires. Protagonista ancora una volta Pepe Carvalho che vuole rendere giustizia a Helga, una ex-bellissima, degradatasi al punto di finire barbona, alcolizzata, e come se non bastasse viene anche ammazzata, nella metropolitana di Barcellona. Non sarà una indagine facile per Carvalho alle prese con biechi figuri, mantenuti, magnaccia, mendicanti, tenutarie di sordidi locali, ma anche tanti violenti, tra quelli fuggiti dall’Argentina quando il vento è cambiato e quelli di casa…. E neppure la polizia ci fa una gran figura, apparentemente democratica
ma inquinata dai troppi anni di fascismo.
Il senso di questo lungo racconto sta non tanto nella storia di Helga quanto in chi è il suo assassino che, come di dice Carvalho : ” E’ la storia, il passato”. Quel passato che si cerca di…seppellire ma è inutile, restano le colpe e chi le ha commesse, ma guai ad abbassare la guardia, chi si è macchiato di colpe ore vuole restare pulito e non esita a uccidere per eliminare chi potrebbe svelare il loro passato….Carvalho ha una storia memorabile, comunista, ex-agente della Cia, grande gourmet, una fidanzata che fa la puttana. Possiede una biblioteca imponente ma non esita ad accendere il caminetto con i fogli dei volumi un tempo amati. La storia di Carvalho era iniziato negli anni settanta, quando Montalban si dedicò quasi per scommessa al poliziesco. Se Ho ammazzato Kennedy e Tatuaggio ebbero poco successo, con Mari del Sud Montalban e Carvalho divennero famosi.
Montalban nasce come giornalista, poi scrive molto, romanzi, saggi, poesie ma è Carvalho che gli dà fama e sicurezza finanziaria, lui, a differenza di tanti eminenti colleghi, non si sentì minimamente sminuito, pur se forse dentro di sé si sentiva un poeta. Comunque lui non rinnegherà mai Carvalho, anche perché lui usa la chiave del giallo per scandagliare la Storia, presentarne certi lati abbietti, evidenziare la condotta umana e anche dare la visione del suo Paese in questo ritorno alla democrazia.
Ma la struttura del giallo gli serve anche per indagare sulla società spagnola, ma non solo su quella dei bassifondi, ma anche sulla opulenta società capitalistica che conquista sempre più il potere. Cambiano i regimi, ma ci saranno sempre i profittatori, i parvenus, i nuovi ricchi, fiorisce l’era delle tangenti, anche il calcio, sport nazionale, è sempre più gonfio di denaro.
Montalban era nato nel quartiere più plebeo di Barcellona, il Barrio Chino, lì era il suo posto, e naturalmente quello di Carvalho. Trattorie, ristorantini, american-bar che lo scrittore e il suo doppio hanno lungamente frequentato.
Qui si svolgeva la vita del nostro autore, qui, in queste strade festeggiò la fine del franchismo anche se rimase un po’ deluso delle troppe concessioni fatte agli esponenti del vecchio regime.
Un’altra grande passione del nostro era il foot-ball, grandissimo estimatore del Barcellona , oggi sarebbe stato ancora più contento con Messi & C.
Per lui certe esperienze sotto il regime franchista non potevano non lasciare il segno, nel 1962 fu arrestato con la moglie durante una manifestazione in favore dei minatori asturiani, dovette scontare un anno e mezzo di prigione. Questo… soggiorno obbligato ebbe una grande influenza su di lui, sia nella storia di Carvalho che un po’ in tutti i suoi libri, memorie del carcere si trovano in diverse sue storie.
Amava molto la gastronomia, grande mangiatore, il suo piatto preferito era il riso, magari con il pesce, sapeva anche cucinare.
Ci si è chiesti come facesse a conciliare questa grande passione per il cibo con la sua posizione di uomo di sinistra,la sinistra specie quando Montalban iniziò le sue pubblicazioni era contro il piacere, il consumismo, la raffinatezza di una tavola imbandita, il culto del cibo. Oggi i tempi sono cambiati, anzi fa molto chic anche nella sinistra essere dei buongustai, ma Montalban era un figlio degli anni settanta. Lui comunque tirò dritto per la sua strada, non rinnegò mai la sua fede politica, ma n on rinunciò mai neppure ai piaceri materiali.
Ma dicono i suoi amici, lo conferma anche la moglie Anna, che a parte le questioni ideologiche per lui il mangiare era una liberazione, uno sfogo alla sua vita di scrittore in attività perenne.
E lui stesso ci ha lasciato detto di aver sempre legato il suo percorso letterario ma anche quello della sua vita al gustare i cibi, a frequentare i ristoranti.
Il Barrio Chino deve il suo nome al fatto che era una sorta di Chinatown, Montalban era nato in un vicolo, il carrer Botella, una targa al numero 11 ricorda che lì era nato Montalban.
Lo scrittore ricordava particolarmente questa strada, la considerava il luogo del Rosebud, cioè quel “momento del passato che racchiude ciò che siamo, che ci definisce per sempre”.
Per lui restò un ricordo indelebile, difronte a casa sua c’era una panetteria, di lì una mattina uscì sua madre con un filone di pane e un cartoccio di olive nere. Lo vide e gli passò un pezzo di
pane e le olive. Ecco per lui ricordare questo momento era ricordare un momento di contentezza, di abbondanza….
GIUSEPPE PREVITI