VERSO IL FESTIVAL DEL GIALLO DI PISTOIA: “GOLOSI CRIMINALI” 1 2 3 FEBBRAIO: ” IL DELITTO E’ SERVITO ” DI MAURIZIO GELATTI- IL LEONE VERDE EDIZIONI
9 Gennaio 2013“Milioni di milioni” di Marco Malvaldi – Sellerio
14 Gennaio 2013Salvatore Gelsi si occupa di storia e di sociologia del cinema. Ma è anche un grande esperto di ricerche sul legame tra cinema e cucina, tra cinema e alimentazione, tra cinema e l’atto dell’essere a tavola. Questi suoi studi hanno dato vita a Ciak si mangia. Dizionario del cinema in cucina e a Lo schermo in tavola.Cibo film e generi cinematografici.
A tavola con Hitchcock- Film e ricette di un grande gourmet è probabilmente la conclusione di una triologia sul rapporto tra il mangiare il grande schermo.
Come si è visto pure per la letteratura gialla anche nel campo del cinema l’insieme di ossessioni, paure, rituali. manie, preparazioni di cibi magari mangiati con il senso del proibito confluiscono facilmente dalla tavola e dalla cucina all’immagine cinematografica.
Il libro contiene schede e annotazioni sui fiolm di Alfred Hitchcock, oltre ventidue ricette e un menù di casa Hitchcock. Ma la particolarità del testo è anche nell’essere preceduto a un ricordo di Alida Valli e da un saggio di Claude Beylie a cui poi segue la biografia del grande regista.
Alida ricorda la sua permanenza a Hollywood e una cena a casa Hitchcock. Ebbene, lui si rendeva protagonista di un vero e proprio show gastronomico. In cucina, lui figlio di un macellaio, si sentiva un autentico chef, ai cibi rivolgeva una preparazione meticolosissima. Amava particolarmente la carne e gli arrosti non smentendo la sua origine inglese. La Valli aggiunge però che non sempre i piatti che lui preparava erano…commestibili.
Claude Beylie analizza il rapporto trai registi e il cinema, in particolare tra quei registi amanti della vita, grandi mangiatori e bevitori che nelle loro opere non mancano di fare riferiemnto al cibo, e Alfred Hichcock era uno di loro. Era un grande mangiatore oltre che un provetto buongustaio e questo influenzò il suo modo di fare cinema, dove lui voleva far vedere tranches di vita vera di cui il mangiare è parte integrante.
Ogni suo film equivale a un…pasto completo.Lui mangiava molto, anche per esorcizzare la paura. Occorre risalire alla sua infanzia quando lasciato una sera solo dai suoi genitori solo “ingozzandosi” riuscì a vincere il terrore.
Nelle sue pellicole non manca neppure un altro collegamento, quello tra sesso e cibo. Ma ancora più spesso nelle sue opere il cibo rinvia alla morte. Se per molti autori il cibo è simbolo di vita, per Hitccock è segno di morte. Spesso infatti gli omicidi avverranno per mezzo del cibo. Ci sarà sempre per lui un legame tra l’atto del mangiare e l’atto di uccidere. Ma, attenzione, i film di Hithcock aiutano ad allontanare la paura della morte confrontadola con la casualità delle cose , Insomma una sorta di cinema-terapia….
Salvatore Gelsi affronta in questo libro un tema monografico dedicandolo a un grande regista-gourmet. Il rapporto di Hitchcock con il cinema e il cibo è stato sicuramente dovuto alla grande passione per entrambi. E dire che quando girava un film Hitchcock entrava in… terapia cioè mangiava molto meno.
Fatalmente il cibo entra in ogni storia, in ogni frammento di vita. Stiamo parlando di cinema, d’altra parte sul set si mangia, si cucina,m si beve e poi sullo schermo si ripetono questi atti. Nel cinema, come nei libri gialli, il cibo serve a tenerci agganciati alla vita reale, ci fa restare nella quotidianità con i piedi per terra. Ma il cibo nel cinema ha un bonus particolare: l’obbiettivo su una tavola, su un piatto, su un bicchiere, su un commensale vale forse più di mille dialoghi. E con il cibo si può arrivare a uccidere o a perdonare, a punire o a premiare, a litigare o a fare pace, a fare feste o a celebrare un lutto. Quindi una vera e propria abbondanza di ricorsi…alimentari.!
Si osserva anche che un film riflette le propensioni del regista, e Gelsi, confermando la fama di gran goloso di Hitchcock nei suoi saggi ci ricorda una frase dello stesso: “L’uomo non ha bisogno soltanto di delitti, ha bisogno anche di pasti abbondanti. ”
Come ci racconta Alida Valli lui riceveva i suoi attori preferiti nella enorme cucina della sua villa e poi si dilettava a cucinare. E’ un segno distintivo del suo cinema il rapporto con il cibo,
vedi le quaglie all’uvetta di Frenzy, il picnic di Caccia al ladro, il sandwich di Psyco tanto altro ancora.
Un’analisi su quanto scrive Gelsi fa emergere il peso del cibo nei suoi intrighi, i più gettonati sono le bistecche, l’whiski,, il cioccolato, Sembra che tra le ambizioni del regista ci fosse quella di girare un film sull’alimentazione dalla nascita alla morte . La quale morte è un altro tema ricorrente nei suoi pensieri, ce lo dice sempre la Valli. Una curiosità a supporto di questo, i menù di casa Hitchcock erano compilati su fogli a forma di bara.
Hitchcock e il cibo, basta guardare l’immagine del grande Alfred per capirne la natura. Abile come gourmet, insaziabile mangiatore ma anche grande burlone sul set e fuori, ad esempio si ricorda una cena organizzata da lui in cui tutte le pietanze erano tinte di blu…
In un’altra cena fece a girare a lungo i commensali intorno a una tavola imbandita perché i nomi sui segnaposti non corrispondevano ai loro…
Gelsi ha studiato a fondo il regista e naturalmente il suo legame con l’alimentazione, raccogliendo aneddoti, testimonianze, curiosità e ne è uscito questo volume dove il cinema, la vita e la cucina la fanno da primi attori.
Sembra, almeno a sentire alcuni critici, che le sue opere migliori siano state realizzate quando non era costretto a mettersi a dieta.
Sempre in tema di aneddoti profonda era la sua avversione per le uova, di contro aveva un grande amore per le patate, lui figlio di un commerciante di generi alimentari conosceva bene le cose di cui prlava.
Nei suoi film non mancano mai i riferimenti culinari e tutti i suoi elementi uniti contribuiscono anche alla riuscita del percorso narrativo. Va anche detto che oltre gli elementi citati da
Gelsi dedica un capitolo anche alle ricette di una particolare cena a tema.
Hitchcock amava scherzare, ad esempio quando parla di soufflé diceva di detestarlo e non voleva che nessuno lo cucinasse a casa sua perché non poteva aspettare quaranta minuti
per sapere come era venuto…
Non è quindi un caso che in tutti i suoi film il cibo abbia avuto una parte preponderante, cibo da cucinare, da inventare, da creare, cibo proibito e cibo “nascosto”, cibo da mostrare e cibo da esaltare. Un cammino lungo tutta una vita, del resto i primi ricordi risalgono all’infanzia quando ancora bambino combatteva la paura ingozzandosi di cibo.
Salvatore Gelsi riempie anche il libro di ricette tratte dai film o anche da altre fonti, offrendoci aneddoti, menù, invenzioni ora da film ora da boutade.
Il cibo è vita reale, Hitchcock affiancava per la sua professione alla vita reale quella di “celluloide” che però finiva per risultare quasi più reale di quella vera proprio perché vi attingeva a piene mani….
E Gelsi nel suo godibile, oltre che gustoso, libro ce lo dimostra pienamente….
GIUSEPPE PREVITI