” GRAVITY” DI ALFONSO CUARON
14 Ottobre 2013” COSE NOSTRE-MALAVITA” DI LUC BESSON
20 Ottobre 2013Cast: Emma Dante, Elena Cotta, Alb Rohruwacher, Renato Malfatti Carmine Maringola Dario Casarolo
Via Castellana Bandiera di Emma Dante si chiude con una scena molto emblematica: tanta gente che corre sbucando da varie strade, mentre ci accompagna la canti-
lena dei fratelli Mancuso che ricorda che la strada è rimasta solo, sono finite le partenze, non ci sono più occhi per piangere, chi doveva lasciarci ci ha lasciato. E corrono
tutti verso il baratro che li inghiottirà tutti….
Questa lunga scena chiude il primo film girato da Emma Dante, autrice e regista teatrale, famosa per la realizzazione di tanti lavori teatrali sempre stimolanti e innovativi.
Nel caso del film la Dante aveva già pubblicato un romanzo dallo stesso titolo, scritto, dice la Dante, già con l’idea di ricavarne un film.
Emma Dante è di Palermo e qui ha voluto ambientare il suo film ma proprio per rendere visibile una parte di Palermo dimenticata e trascurata, una strada che sembra quasi
di campagne, alle cui spalle c’è quello strapiombo di cui parlavamo prima.Un angolo di città difficile da ricordare, e del resto proprio nei titoli di coda della pellicola
scorre un verso di Caproni che recita : ” qui non ci sono mai stato, mi accorgo che si sono nato”.
La via o il vicolo, se preferite, che da titolo al film è una stretta stradina super-abitata, da tante famiglie che magari non sono mafiose ma devono arrangiarsi quotidi-
dianamente per vivere , un blocco unico di facce, corpi, uomini, donne, bambini, una specie di grande famiglia dove l’unione “obbligata” è l’unica possibilità di soprav-
vivere.
E qui il destino mette di fronte, in macchina, l’una di fronte all’altra, la vecchia Samira alla guida di una Punto rossa e Rosa che conduce una Multiplo con accanto la sua fidan-
zata. Come in una sorta di western le due duellanti si fronteggiano, basterebbe che una facesse marcia indietro e l’altra passerebbe, ma entrambe sembra vedano in
questa situazione l’occasione per riscattare la loro vita e affermare la propria forza e indipendenza agli occhi del mondo
Samira è di Piana degli Albanesi, ha perso l’amatissima figlia continuando a vivere con il genero e tutto il resto della famiglia, ridotta a una sorta di schiava in quella casa piena
di uomini, donne, bambini, tra muri di gesso, sistemazioni di fortuna, addirttura con loro vive un pony. La sua sfidante è Rosa tornata a Palermo da Roma per accompagnare
Clara che è stata invitata a un matrimonio, sono finite in quel budello di stradine perché si sono perse.
Il genero di Samira, Saro, è una sorta di capoclan che impera su una famiglia numerosa, i maschi tirano a campare, le donne cucinano e badano, si fa per dire, ai figli che
che si danno un gran daffare,Unico momento di silenzio quando divorano gli spaghetti al nero di seppia.
Intanto in strada le due macchine sono ferme, attorno tutta la….strada, tutti vogliono dire la loro, e intanto avvertono le forestiere di stare attente a Samira che ha i
piedi di capra, e nel frattempo gli uomini si prendono a bottigliate. Ma intanto Saro e gli uomini di casa vanno in giro a raccogliere scommesse si chi tra le due donne cederà
per prima.
Il film è per la maggior parte parlato in palermitano stretto con i sottotitoli in italiano, ma nella linea registica di affermare la solitudine ma anche la realtà di questo
mondo a sè stante che vive in quanto unito come distaccato in un proprio universo in cui anche il dialetto stretto è una maniera di difendersi verso l’esterno.
Altro elemento che fa pensare è il vedere che via Castellana Bandiera, un budello all’inizio, poi via via si allarga, diventa una vera strada e questo può significare
che siamo noi stessi a creare delle barriere, a chiudersi in noi stessi, a negare spazio e accesso agli altri, una metafora per dire che siamo noi stessi a essere chiusi, ostruiti
nei nostri pensieri, non accorgendosi degli altri o non volendo avere a che fare con loro.
Samira non parla mai, dai suoi occhi balenano accenti di odio ma anche un forte desiderio di pace eterna, e la bravissima Elena Cotta, 60 anni di teatro, sa conferirle
vita e anima. Rosa è Emma Dante, una donna accigliata, tosta, ma anche spaventata forse più dalla variopinta folla che la circonda dall’essere lasciata da Clara, la
sua giovane amante, forse l’unico elemento positivo, insieme al giovane nipote di Samira, sono gli unici che cercano di far riprendere alla vita il suo corso normale.
Vasto il cast di attori, da ricordare il gigantesco Roberto Malfatti, attore improvvisato, è stato preso dalla strada e contiamo di rivederlo all’opera.<
Un film dove la strada è tutto, luogo di incontro e scontro, di riscatto e di speranza, dove tutto è permesso , anche fare i propri bisogni, e anche qui le due
donne sono diverse nelk comportamento, l’una in piedi, l’altra accosciata. Un film singolare dai molti spunti, qualcuno dice troppi, ma il fatto non sussiste, cioè ogni
dialogo, ogni immagine, ogni scena offrono spunti di dibattito e questo in tanta aridità di cinema attuale è già da solo un ottimo risultato.
GIUSEPPE PREVITI