PERCHE’ HO SCRITTO “LETTI PER VOI” LA “GUIDA MICHELIN”DEL GIALLO
27 Febbraio 2011STORIA DEL GIALLO – DI GIUSEPPE PREVITI
20 Dicembre 2013LA VITA:Vincent Van Gogh nasce nel 1853 a Groot Zundert,figlio di un pastore protestante e sin da piccolo appare predisposto verso la natura,il bello.I suoi primi lavori saranno presso delle gallerie d’arte e comincerà a interessarsi all’arte.Poi si rivolge alla religione, anzi viene colto da una crisi religiosa, studia teologia ma viene respinto agli esami.
Frequenta allora una scuola di evangelizzazione,poi si trasferisce nel Brabante, una regione molto povera del Belgio meridionale e qui si dedica interamente ai poveri.I suoi superiori lo considerano troppo “fanatico”e lo licenziano. Nel frattempo realizza i primi disegni, soggetti i poveracci e i minatori.Il fratello minore Theo che lavora alla casa d’arte Goupil di Parigi comincia ad aiutarlo economicamente.Si trasferisce prima a Bruxelles,poi all’Aja, frequenta le accademie e prende lezioni di pittura.
Poi torna in famiglia, comincia a dipingere scene di vita contadina e di vita di operai. In seguito lo troviamo a Parigi,qui conosce Toulouse de Lautrec,Bernard,molti impressionisti e anche Paul Gauguin. Organizzerà mostre con questi pittori, si dedica a ritratti e paesaggi.In seguito si sposta nel sud della Francia ad Arles in Provenza dove vuole costituire una comunità di artisti.Affitta la “casa gialla”,per un certi periodo vi coabiterà con Gauguin. Presto inizieranno i guai, incompatibili di carattero come sono, ma cresce anche l’instabilità psichica di Van Gogh.Tenterà di aggredire con un rasoio Gauguin che torna immediatamente a Parigi.E lui si taglierà un pezzo d’orecchio che porterà a una prostituta. Viene ricoverato all’ospedale di Arles per essere poi internato nel manicomio di Saint-Remy, dove continua a dipingere, cipressi,giardini,oliveti.
Nel frattempo si organizzano le prime esposizioni delle sue opere a Parigi,a Bruxelles, adesso anche i critici lo lodano apertamente.
Uscito dalla casa di cura va da Theo a Parigi e poi si stabilisce ad Auvers sur Oise nella casa del dottor Guichet e poi in albergo. Lavora molto ma il suo equilibrio resta instabile.Improvvisamente il 27 luglio 198o si spara,morendo due giorni dopo.
La vita di Vincent Van Gogh sembra veramente un romanzo,molte le biografie a lui dedicate, tra le più interessanti “Van Gogh il sublime pittore del sensibile” di Pierre Leprohon.Questi ci “romanza” questa vita tragica e intensa, con una fine tragica e assurda che inizia quando Van Gogh si taglia un orecchio per regalarlo a una donna dopo che aveva progettato di ammazzare Gauguin. Sempre più ricorrenti in lui i disturbi mentali,i ricoveri in ospedale o in manicomio, poi una ritrovata quiete prima della tragica fine.
Sembra si parli di un personaggio mai esistito, creato dalla fantasia di un qualche autore, e questo fa ancora più fiorire la leggenda intorno a lui perché invece si parla di un personaggio conosciutissimo . Si tratta di un uomo che ha sofferto moltissimo, e alla gente comune fa certo piacere immaginare prima l’uomo e poi il pittore” rivoluzionario”. Fu così definito perché grazie a lui, a Cezanne, a Gauguin, a Seurat fu superato l’impressionismo e furono gettate le basi per l’arte moderna.Ma il vero iniziatore fu proprio Van Gogh.
Nella cultura attuale a lui è legata l’immagine romantica e passionale del pittore “tragico” che trascorre l’esistenza in un miscuglio di fede,di orgoglio,di umiltà, di sofferenza, con un grande istinto creatore e una forte potenza visionaria.
La pittura sarà per lui più necessaria del…pane, la sua unica ragione di vita. Lui si considerava un “lavoratore dell’arte”, anche se questo lavoro gli procurerà solo miseria e indigenza.Non tutti,osserva Leprohon,erano d’accordo su questo giudizio, Henry Toulouse de Laurec definì Van Gogh “un uomo inflessibile e maniaco,stizzoso e violento,convinto delle sue idee fino alla paranoia”.
Un altro interssante biografo di Vincent Van Gogh è Giordano Bruni Guerri con “Follia?Vita di Vincent Van Gogh”. Qui ci si rifà agli studi di George Bataille e Antonin Artaud, e si vede un Vincent diverso, si vogliono scoprire i nodi segreti che legavano l’uomo alla sua opera.
I tanti rapporti che contraddistingueranno la vita dell’artista riguardano più la psicanalisi che gli affetti, vedi quelli con il padre o con il fratello Theo o con Paul Gauiguin. Colpiscono molto le crisi religiose,gli amori infelici,le storie con le prostitute, i rapporti con la pittura, la dipendenza dal bere, anche se poi tutto sfocerà in un grande successo.
Guerri affronta il personaggio con passione e sentimento volendo smentire tanti luoghi comuni accumulati si di lui.Veniva definito ujna sorta di santo laico,un uomo assai mite, ma strasmbo, unpazzo per i più.Secondo Guerri era un uomo rabbioso,tutto preso dalla propria arte che considerava una missione e che lo assorbiva a tal punto da seminare infelicità e danno a chi veniva a contatto con lui.Ma era pienamente consapevole dei suoi atteggiamenti,in gioventù viene respinto dalle donne che ha amato,di un amore “smodato” come era la sua natura.Allora si rifugia negli amori per le prostitute, ad una anzi promette amore eterno ma non esiterà ad abbandonarla per non perdere il modesto appannaggio che gli passava la famiglia.
Insomma se era un passo lo era in maniera particolare, almeno così la pensa Guerri che lo considera un genio troppo sensibile, un “pittore mistico”che sprofonda nella sua concezione di arte per arrivare a rappresentare la natura in tutti i suoi misteri.Questo rapporto diretto e assoluto con l’arte lo consumerà ed infatti diceva:
“Nel mio lavoro ci rischio la vita e la mia ragione si è consumata a metà”.Van Gogh non seppe adattarsi alla realtà quotidiana che finì per vivere in maniera devastante per se stesso ma anche per gli altri.
Per Giordano Bruno Guerri Van Gogh si sparò in una buca piena di letame, divorato dalla sua stessa missione di geniale pittore, divorato dalla sta stessa arte con i suoi fortissimi colori espressione di un animo feroce e puro allo stesso tempo.
CHI CONTESTA IL SUICIDIO
C’è una nuova biografia,pubblicata in inglese,di Steven Naifeh e Gregory White Smith “Van Gogh: Tle Life“dove si afferma che Van Gogh non si sarebbe suicidato ma sarebbe stato vittima di un colpo di pistola sparato accidentalmente da un ragazzo di 16 anni,tale Renè Secretan, che sembra accompagnasse spesso con il fratello il pittore quan do andava in cerca di ispirazione a dipingere per i campi.Basandosi su testimonianze inedite e certificati medici si è cercato di ricostruire la vicenda.
Mentre Van Gogh dipingeva i ragazzi per passare il tempo si misero a giocare con una vecchia pistola di incerta provenienza e un colpo era partito accidentalmente ferendo Vincent.Questi non volle rovinare il ragazzo e tornò in albergo ferito.Qui disse di essersi sparato. Secondo White Smith Van Gogh non voleva suicidarsi ma quando successe il fatto vive la morte come una possibile via d’uscita per sé e per gli altri e si lasciò morire….
In conclusione secondo questa nuova versione si parla di Van Gogh “colpito per errore da un cretinetti”.
Cerchiamo di ricostruire i fatti presentati in questa ultima biografia. La morte sarebbe stata quindi accidentale, due giovanotti di buona famiglia amavano giocare ai cawboy ma anche bere in compagnia dell’artista.Uno dei due giovani possedeva una pistola o almeno così sembra, per i sostenitori della tesi del suicidio era Van Gogh a possedere una pistola.
Va ricordato che la sera del 27 luglio quando Van Gogh rientrò in albergo e fu scoperto che era ferito gli fu chiesto:”Un altro tentativo di suicidio?, “(ricordiamo che lui si era già inferta una rasoiata all’orecchio)e lui per non coinvolgere il ragazzo disse di sì.
In questa monumentale biografia dei due autori premi Pulitzer, frutto di dieci anni di ricerche, si esprime quindi questa nuova verità.Sono state esaminate 1ooo lettere scritte da questo tormentato artista,come ogni libro scritto su di lui o che avesse interessato lui.E si parla quindi apertamente di omicidio colposo.
Non è una tesi del tutto nuova,negli anni ’30 lo storico John Rewald raccolse molte prove, e, partendo dalla constatazione che il proiettile era entrato nel ventre obliquo e non diritto come dovrebbe essere per chi si appoggia una pistola sulla pancia,esclude il suicidio.
Nel 2010 il bimestrale a fumetti Dix(ediz.Bonelli) pubblicò “L’uomo che uccise Van Gogh”da un soggetto di Carlo Ambrosini.Era la storia di un giovane ricoverato in manicomio che ha perso la memoria e che si identifica a tal punto con l’artista da tagliarsi un orecchio e dipingere tutti i suoi quadri.
Tornando alla biografia del duo Naifeh-Smith si scava a fondo sui fratelli Secretan. Questi erano in villeggiatura con la famiglia a Auvers-sur-Oise. Il sedicenne Renè amava vestirsi da caw-boy e con Van Gogh c’era un rapporto singolare:lo tormentava continuamente però gli offriva anche da bere.Migliori erano invece i rapporti di Vincent con il fratello maggiore di Renè Gaston.Come spesso accadeva i due ragazzi erano nei campi a bere con l’artista che stava dipingendo.Avevano bevuto,giocavano,si davano o gli davano noia, un colpo partì per errore.
Si aggiunge che Van Gogh si era mosso con pennelli e tavolozza, che nessuna pistola è mai stata ritrovata, e poi, se si voleva suicidare,perché non si era sparato alla testa?
Comunque anche i nostri biografi concludono dicendo che non vi è niente di certo.
I CONTESTATORI DEI CONTESTATORI
Uno studioso assai attento della vita di Vincent Van Gogh, Antonio de Robertis,con al suo attivo scoperte assai importanti sui dipinti del Nostro, confuta l’ultima presunta scoperta.Proprio Pierre Leprohon nella biografia che abbiamo ricordato all’inizio ci parla dei due fratelli e riporta che Renè dichiarò che Van Gogh aveva
rubato loro una vecchia pistola che tenevano in un cassetto di attrezzi e se ne servì per spararsi allo stomaco.La pistola fu poi presa dall’albergatore Ravoux.Va anche aggiunto che in una tasca di Van Gogh c’era una lettera indirizzata al fratello Theo piena di accuse e di rimpianti. Inoltre Vincent rifiutò di farsi operare, andando coscientemente incontro a un a lenta agonia che lo portò a morire dissanguato fumando tranquillamente la pipa.
Un’altra ipotesi viene prospettata da Giuseppe Veneziano secondo il quale Van Gogh dopo aver stretto una grande amicizia con il dottor Gachet nel paesino dove trascorse gli ultimi due mesi della sua vita improvvisamente le cose cambiarono.Ne fanno fede le lettere inviate a Theo, ma cosa era successo?Il dottore aveva una figlia,Marguerite,ripresa in ben due dipinti.Sembra che fosse nata una relazione tra lei e Vincent che il padre troncò sul nascere.Se le altre volte le donne lo avevano respinto qui la ragazza corrispondeva e la delusione dell’artista fu ancora più grande.Certamente ebbe effetti devastanti sul suo già scosso equilibrio psichico.Ecolo quindi rientrare ferito, rifugiandosi in camera dove lo trovò l’albergatore Rauvot.
Secondo Veneziano sorgono alcune domande.Se si fosse voluto uccidere perché,dopo che il primo colpo non era stato letale,non si sparò nuovamente?Se dai campi
arrivò alla locanda è segno che gli organi vitali non erano stati lesi.Forse voleva salvarsi?E perché Gachet non lo fece ricoverare dicendo che era inutile tanto il proiettile non si poteva estrarre?Certo a lui la morte di Van Gogh non dispiaceva…..
Per quanti hanno amato e apprezzato Van Gogh è difficile accettare l’idea che questo genio abbia deciso di togliersi la vita che tanto amava. Ma le cronache sono piene di suicidi di tanti artisti che non trovando pieno riconoscimento alla loro arte si sono dati la morte.In effetti pur tenendo conto della forza vitale delle sue affermazioni e dei suoi dipinti il suicidio è plausibile.
Si obietta che Van Gogh amasse troppo la vita per togliersela,tutto nelle sue opere è un inno alla vita, con colori,splendori,luminosità ineguagliabili, perfino quando fu ricoverato in manicomio continuò a dipingere.Anche nella sua ultima opera “Corvi sul grano” non si ravvisa disprezzo per la vita,ma semmai l’immagine di un uomo in lotta con se stesso e con la società che gli era ostile.
Chiudiamo con il pensiero dello storico Giordano Guerri. Sulla ipotesi dei omicidio parla di congetture avventurose. Quanto al percorso dello sparo dice che la pallottola risalì dalle costole verso il cuore ed è compatibile, anche perchè se la traiettoria fosse venuta da un colpo accidentale è spiegabile solo se lui fosse stato sdraiato.Una balla poi per Guerri che volesse coprire i ragazzini,lui non li amava,loro lo tormentavano e lui li prendeva a sassate.
Secondo Guerri il suicidio è plausibile dato l’accertato stato di depressione che affliggeva il Van Gogh.E aggiunge anche che se per molti le opere del pittore olandese sono il trionfo della vita per lui invece non mancano chiari riferimenti alla morte, come ad esempio nei quadri con la sedia vuota e la sua pipa e ne La notte stellata.
Vincent Van Gogh,una personalità complessa, e come tale ha fatto discutere da vivo e da morto……
GIUSEPPE PREVITI